La sfida? Dare più credito all’economia sociale

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È tempo di numeri per Banca Etica. L’istituto ha presentato i risultati del 2024, con buone performance sotto il profilo dei crediti concessi. Il periodo è molto intenso per l’istituto, che si appresta a rinnovare Cda e presidenza. In questa intervista raccogliamo il commento di Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica, approfondendo le caratteristiche di una creatura finanziaria che da 25 anni cerca di supportare l’economia sociale. Un bisogno crescente se, come mostrano i dati diffusi dalla stessa Banca Etica nel rapporto realizzato con la società Carlo Borgomeo e la Rete italiana di microfinanza sull’inclusione finanziaria e microcredito, in Italia ci sono quasi 600mila nuclei familiari, per un totale di circa 1,3 milioni di cittadini, che non hanno accesso ad alcun servizio bancario.

Come sono andati questi anni per Banca Etica sul fronte del credito?

Nel 2024 siamo tornati a crescere, con un +4,4% sul credito erogato rispetto al 2023. Un risultato positivo a fronte del sistema bancario che continua a contrarsi, facendo registrare una flessione dell’1,6%. Il 2023 era stato difficile per noi e per tutto il sistema, a causa di due fattori principali: l’impennata dei tassi e il rimbalzo dovuto alla quantità enorme di credito che il mercato aveva ricevuto durante la pandemia.

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Quello del credito resta uno degli indicatori chiave per Banca Etica?

Nel piano strategico appena deliberato c’è una chiara intenzione di spinta al credito ad impatto, in particolare per il mondo del sociale e del Terzo settore. Negli ultimi quattro anni siamo cresciuti del 15,7% a fronte di un sistema bancario che si era ridotto di quasi il 4%. I primi mesi del 2025 confermano questo trend, ma nei prossimi anni vogliamo mettere in campo strategie per fare ancora di più.

Il 40% dei finanziamenti di Banca Etica verso le persone giuridiche è andato ad associazioni e cooperative sociali. Come mantenete questo focus e cosa serve al Terzo Settore per migliorare la propria relazione con le banche?

Il terzo settore e l’economia sociale in senso ampio sono il focus di Banca Etica. Ogni nostro credito è soggetto alla doppia valutazione finanziaria e socio-ambientale: questo approccio ci permette di selezionare con cura le realtà cui diamo credito e di offrire alle realtà nostre clienti una misurazione dei loro impatti socio-ambientali. L’analisi e la rendicontazione degli impatti è un servizio di cui l’economia sociale avrà sempre più bisogno.

Nella relazione con le realtà del Terzo Settore curiamo con particolare attenzione l’accompagnamento e visto che spesso – soprattutto nelle realtà più piccole – non c’è una conoscenza approfondita degli strumenti finanziari. È un lavoro di educazione finanziaria che serve alle realtà associative per crescere e utilizzare al meglio gli strumenti bancari.

Come si realizza concretamente questo approccio?

Lavorando con le reti dei nostri soci di riferimento, composte dalle principali realtà della società civile e che hanno anche un ruolo nella governance di Banca Etica. L’Unione Europea è in una fase decisiva per l’affermazione dei criteri e delle linee guida per l’economia sociale e su questo ci stiamo proponendo come aggregatore e amplificatore delle istanze della social economy italiana.

Voi come operate?

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Noi stessi stiamo continuamente perfezionando le modalità di rendicontazione non finanziaria. Siamo l’unica banca che presenta un report di impatto riferito a tutti i propri asset.

Nell’ultimo anno Banca Etica ha registrato utili per 12 milioni di euro, dopo i circa 20 del 2023. Come gestite gli utili?

Al di là della circostanza relativa all’impennata degli utili del 2023 causata, come accennavamo prima, al balzo dei tassi di interesse decisi dalla Bce, Banca Etica per statuto non distribuisce utili, ma aumenta il tasso di capitalizzazione, per poter concedere ancora più crediti.

È questo uno degli aspetti di eticità della banca?

Grazie agli aumenti dei tassi tutte le altre banche hanno realizzato utili record, utilizzandoli per distribuire maxi-dividendi e, in parte, riavviare il risiko bancario.

Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica

A fronte di quel maggior utile, invece, Banca Etica ha deciso in maniera unilaterale di destinare due milioni di euro di utili per abbassare il tasso ai mutui casa delle persone fisiche più fragili e per ridurre le commissioni per la richiesta del credito per gli enti del Terzo settore.

Cos’ha in programma di fare Banca Etica per stimolare e mantenere viva la partecipazione dei soci?

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Mantenere lo spirito e i valori di una banca popolare e cooperativa oggi non è semplice. Il mercato bancario tende a forti concentrazioni, spinto anche dalla normativa. Nella creazione di colossi bancari però si rischia di perdere la relazione con la clientela e le persone e le organizzazioni fanno fatica a partecipare attivamente alla vita e alle scelte della banca, anche quando è una cooperativa. Inoltre, il contesto sociale oggi sfavorisce la partecipazione attiva, che spesso viene confusa con l’attivismo sui social media.

Qual è la vostra proposta?

Cercare di stimolare la partecipazione nutrendola con informazione e trasparenza reale sulle scelte della banca. Ad esempio, il piano strategico per i prossimi quattro anni deliberato a inizio anno è il frutto di oltre 70 incontri che hanno coinvolto oltre 4mila persone in alcuni mesi di lavoro.

Fondamentali per voi restano Gruppi di iniziativa territoriale.

L’organigramma associativo prevede la figura centrale dei Git che attualmente sono 90, ciascuno composto da 8 soci in media. Sono gruppi di soci eletti che – a titolo volontario – in ogni territorio e rappresentano uno snodo importante nella relazione con la struttura operativa e per la promozione della cultura della finanza etica.

Altro tassello fondamentale per il modello partecipativo sono i valutatori sociali, anch’essi volontari, che dopo aver ricevuto un’adeguata formazione svolgono concretamente l’azione di valutazione socio ambientale delle richieste di credito ricevute dalla banca. Molti nostri volontari vanno nelle scuole per formare giovani e adulti sull’educazione finanziaria.

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Nel prossimo periodo la banca rinnoverà gli organi, non era meglio approvare il piano strategico con la futura governance?

La scadenza del piano strategico è quadriennale, quella degli organi è triennale. Evidentemente, queste scadenze non sempre coincidono e spesso sono ravvicinate. Il piano strategico appena approvato dall’attuale cda è una consegna per una continuità di governance che garantisca la rotta della finanza etica da parte di chiunque guiderà.

Ha fatto notizia l’acquisizione di Impact Sgr, cui sarà affidata anche la gestione dei 7 miliardi di fondi di Etica sgr, fin qui affidati ad Anima sgr. Qual è la logica di questa operazione?

Questa operazione è un esempio di quanto abbiamo ora detto. Era prevista dai piani strategici elaborati da un consiglio di amministrazione diverso da quello attuale, come scelta strategica che garantisse maggior solidità e autonomia al percorso della finanza etica. La logica è quella di rinforzare la capacità di proposta al mercato di un soggetto in grado di produrre prodotti, servizi e professionalità di qualità curando internamente anche la componente che finora non era gestita internamente. Di fatto sul mercato oggi siamo l’unico soggetto specializzato sulla finanza d’impatto esclusivamente vocato a questo scopo.

In apertura, foto di Headway da Unsplash

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