Sensibilizzare l’intera popolazione sui fattori di rischio e sulla prevenzione dei tumori è oggi di primaria importanza. Secondo l’Istituto Nazionale Tumori, nel 2022 sono stati registrati 24.200 decessi a causa del tumore al colon retto. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi si attesta al 66% nelle donne e al 65% negli uomini. Uno screening precoce e l’educazione su come condurre un corretto stile di vita, possono fare notevolmente la differenza soprattutto tra una diagnosi tempestiva, e una diagnosi tardiva.
Giovanna Del Vecchio Blanco, professore associato di Gastroenterologia nella facoltà di medicina, presso l’Università di Roma Tor Vergata, ha affermato che: ”Dedicare una giornata per due eventi sulla prevenzione, riteniamo che sia molto importante soprattutto nel mese di marzo, che è il mese della prevenzione del tumore del colon retto. I tumori del colon retto si possono – quindi – prevenire ed è di conseguenza fondamentale una diagnosi precoce, che si effettua mediante l’esecuzione dello screening (prevenzione secondaria)”.
Tumore del colon retto: i principali fattori di rischio
Come specificato dalla professoressa, i principali fattori di rischio sono un pò comuni a tutti i tipi di tumore, ma è necessario distinguere tra: “I fattori di rischio dovuti per esempio ad una familiarità, ad alcune sindromi genetiche quali la sindrome di lynch o anche alla presenza di familiarità per tumore sporadico, che poi è quello più frequente. Accanto a questi, ci sono dei fattori legati agli stili di vita, quindi importantissimo l’abuso di fumo, del consumo di alcool e il sovrappeso. La prevenzione primaria deve iniziare a modificare sicuramente gli stili di vita. E’ stato stimato che circa il 40% dei casi di tumore potrebbero essere evitati, riducendo il fumo, l’obesità, l’alcool e aumentando l’attività fisica. Basti pensare che un soggetto su quattro consuma un pacchetto di sigarette al giorno, che circa il 10% della popolazione è obeso e il 33% è in sovrappeso e che il consumo di alcolici tra i giovani è piuttosto elevato […]”.
Evitare cibi ultra-processati, precotti, l’aumento dell’attività fisica e l’abituale consumo di verdure, rientrano in quegli accorgimenti fondamentali con i quali si potrebbero ridurre di gran lunga, i fattori di rischio.
Screening: a che età è consigliabile iniziare?
Lo screening oncologico ha come obiettivo, quello di individuare le “lesioni pre-cancerose”, come affermato dalla professoressa. Pertanto è utile, nonchè necessario, per identificare i tumori nello stadio iniziale. “I cosiddetti polipi del colon – continua – una volta rimossi, prevengono l’insorgenza del tumore […] è stato dimostrato che l’esecuzione del test di screening che si chiama ‘Ricerca del sangue occulto nelle feci’ è in grado di ridurre la mortalità di circa il 30%”.
Si tratta di un test molto semplice in cui basta portare un campione di feci nelle farmacie indicate per farlo analizzare. E’ inoltre gratuito per chi aderisce al programma di screening regionale ed è consigliabile iniziare a farlo tra i cinquanta ed i settanta anni.
13 e 14 marzo: due giornate di prevenzione
Durante la giornata del 13 marzo, si terrà un evento dedicato sia agli studenti di medicina, sia agli studenti liceali, orientato per l’appunto, all’importanza della prevenzione primaria. Il 14 marzo invece, l’evento sarà rivolto a tutti i cittadini e le cittadine; sarà possibile ritirare il test del sangue occulto e, presso la Galleria Centrale del Policlinico Tor Vergata, in una tavola rotonda presenziata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci si abbatteranno muri, si sfateranno miti e si discuterà sulla prevenzione, l’informazione, la consapevolezza e la paura. In queste due giornate poi, un camper con due simulatori della colonscopia (l’esame di secondo livello) viaggerà in tutta Europa.
Tumore del colon retto: quali sono i campanelli d’allarme?
”Noi sappiamo che il 90% dei tumori diagnosticati in stadio precoce, può guarire e sappiamo che però il 20% circa dei soggetti, alla diagnosi, ha una malattia già avanzata. Quindi, i campanelli d’allarme sono fondamentali. In soggetti di età superiore ai cinquant’anni, la presenza di sangue nelle feci, il riscontro agli esami di laboratorio, di anemia, o quella che si definisce una modificazione della modalità di andare di corpo, sono tutti campanelli di allarme! Soprattutto in quei soggetti che hanno una familiarità”- conclude Del Vecchio Blanco.
La scienza, le tecnologie, la ricerca, la genetica e la farmaco genomica, compiono costantemente passi da gigante. Si parla soprattutto dei nuovi farmaci e nuove terapie per determinate e specifiche caratteristiche in alcuni pazienti, consentendo così di migliorare molto il livello di sopravvivenza. Ma il dialogo, la prevenzione, l’attenzione e l’informazione, rimangono imprescindibili.
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