Idrogeno ed elettrificazione del trasporto pubblico: la rete italiana è in grado di reggere la transizione? L’analisi di Imi

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I risultati sono stati compilati in ‘The Road Ahead’, un nuovo rapporto di IMI che esplora il ruolo della decentralizzazione per sbloccare l’idrogeno come combustibile nel trasporto pubblico.

Negli ultimi anni si stanno facendo grandi sforzi per decarbonizzare il trasporto pubblico italiano, puntando su mezzi elettrici o alimentati a idrogeno. Tutto bene? Non proprio: la rete elettrica italiana, infatti, potrebbe non essere in grado di sostenere il carico. Lo evidenzia una ricerca commissionata dalla società di ingegneria specializzata Imi, basata su intervista a 300 professionisti senior del trasporto pubblico in mercati chiave europei. 

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Con Italia, Germania, Austria, Tunisia e Algeria che hanno recentemente firmato una dichiarazione per promuovere la costruzione del gasdotto SouthH2 Corridor- che collega il Nord Africa all’Europa tramite l’Italia, la ricerca di Imi fornisce informazioni su un settore meno energivoro ma che sarà comunque fondamentale per gli sforzi di decarbonizzazione in corso in Italia.

L’Italia è stata inclusa insieme a Germania e Regno Unito nella ricerca perché queste nazioni hanno già delineato piani di riduzione delle emissioni del trasporto pubblico come parte delle loro strategie di settore più ampie per raggiungere la neutralità delle emissioni di CO2.

Sebbene tutte le nazioni intervistate condividano preoccupazioni riguardo alle connessioni alla rete, il 96% dei rispondenti italiani ha dichiarato di aver già investito in veicoli a idrogeno e infrastrutture di rifornimento, o di avere intenzione di farlo nei prossimi due anni. Questo nonostante solo il 26% degli intervistati italiani abbia confermato di avere accesso a infrastrutture permanenti per l’idrogeno, dimostrando un chiaro problema nella adozione della molecola come combustibile nel trasporto pubblico italiano.

La ricerca identifica inoltre una opinione condivisa tra i colleghi italiani, britannici e tedeschi: che sia, cioè, necessario un maggiore finanziamento governativo per promuovere l’adozione dei combustibili a idrogeno per decarbonizzare le flotte di trasporto pubblico. I rispondenti italiani sono più propensi a sostenere questa opinione, con l‘85% che ha dichiarato che sono necessari più finanziamenti, rispetto all’83% e al 78% rispettivamente per Regno Unito e Germania.

I risultati sono stati compilati in ‘The Road Ahead’, un nuovo rapporto di Imi che esplora il ruolo della decentralizzazione per sbloccare l’idrogeno come combustibile nel trasporto pubblico. Esamina come gli stakeholder del settore vedono l’idrogeno e le sfide e i passaggi necessari per una più ampia adozione dell’elemento come fonte di combustibile per le flotte emergenti. Il rapporto analizza inoltre il potenziale impatto della tecnologia degli elettrolizzatori in loco su questo rollout in corso, con particolare attenzione alla rete elettrica europea in difficoltà.

«Tra le industrie difficili da decarbonizzare in Italia, il trasporto pubblico è ben posizionato per beneficiare della transizione all’idrogeno», dichiara Andrea Pusceddu, direttore dello sviluppo commerciale per l’idrogeno di Imi. «Tuttavia, ci sono poche ricerche pubblicamente disponibili che raccolgano le opinioni di coloro che sono coinvolti nel settore. Questo è qualcosa che volevamo risolvere, soprattutto considerando che il settore del trasporto pubblico richiede meno energia rispetto alle industrie energivore ed è meno probabile che benefici di progetti di decarbonizzazione su larga scala come il SouthH2 Corridor. I nostri risultati evidenziano la fiducia che il settore ha nei veicoli a idrogeno e nel rollout delle infrastrutture associate, nonostante le preoccupazioni riguardo alle connessioni alla rete. Con molti stakeholder che ancora non hanno accesso alla tecnologia di rifornimento, la generazione in loco tramite elettrolisi decentralizzata potrebbe aiutare, colmando il divario tra produzione e utenti finali, consentendo alle reti di trasporto di testare i veicoli senza aspettare la creazione di una rete pubblica di stazioni di rifornimento.

Un adeguato supporto finanziario è vitale in un settore pubblico che riceve finanziamenti governativi. Gli stakeholder del trasporto sono sotto pressione per garantire il miglior rapporto qualità-prezzo, dimostrando al contempo un chiaro percorso verso la neutralità carbonica. Con finanziamenti insufficienti e strutture di rifornimento e produzione di idrogeno soggette a lunghi tempi di costruzione, le organizzazioni devono esplorare diverse strategie per alimentare le loro flotte.

Questo presenta una situazione difficile in un settore che potrebbe non avere competenze interne sulle fonti di energia alternative. Tale mancanza di familiarità può essere vista nella nostra ricerca, dove la conoscenza tecnica è stata citata dall’88% dei rispondenti del rapporto come un fattore importante quando si ordinano nuovi veicoli. Tuttavia, lascia aperta la possibilità di lavorare più da vicino con gli sviluppatori di elettrolizzatori su piccola e media scala. Questo potrebbe minimizzare i rischi e consentire ai gestori del trasporto italiano di dimostrare il valore del trasporto a idrogeno, un vantaggio importante dato che i veicoli sono già stati ordinati».

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