Tea: la ricerca crea, l’ignoranza distrugge – Economia e politica

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L’hanno rifatto.

Dopo aver vandalizzato il riso resistente al brusone, in provincia di Pavia, i soliti ignoti hanno concesso il bis in Veneto, danneggiando le viti sperimentali resistenti a peronospora e oidio. Se la prima coltura era nata nei laboratori dell’Università di Milano, la seconda era stata sviluppata in quelli dell’Università di Verona e proprio in un terreno di una sede distaccata alcune sue piante erano state messe alla prova. 

 

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La cronaca dei fatti è ormai esercizio inutile: quel che è stato è stato. Semmai giova chiedersi come mai in Italia siano così feroci gli attivisti antibiotech, quelli che vedono la ricerca genetica come male assoluto da ostacolare a ogni costo, anche ricorrendo a vie illegali e prepotenti

 

Va da sé che i vandali che hanno distrutto riso e viti, sempre che siano le stesse persone, non si sentono affatto delinquenti. Semmai si percepiscono come eroi salvatori del mondo dalle bieche manovre di BigGen che vuole tenere in pugno i poveri agricoltori. Questo nel loro psichedelico immaginario collettivo. Peccato che le due sperimentazioni fossero di carattere pubblico, universitario. Quindi niente multinazionali proterve e minacciose all’orizzonte.

 

Inoltre, entrambe le colture sperimentali avrebbero dato magari una mano nella lotta alle patologie, permettendo di ridurre l’applicazione di sostanze chimiche. I tanto odiati “pesticidi”. Obiettivo, questo, che dovrebbe essere guardato con ottimismo soprattutto da questi facinorosi.

 

Quindi no: chiunque voi siate, non siete eroi. Siete solo dei vandali ottusi e arroganti che si oppongono al progresso tecnologico seguendo una tradizione storicamente affermata in tal senso. 

 

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L’odio antiscientifico ha radici profonde 

Purtroppo, infatti, la storia ci tramanda altre di queste avversioni irrazionali: i vaccini contro il vaiolo vennero osteggiati per decenni, per non parlare di quelli più recenti contro molteplici patologie.

 

Non mancarono nemmeno i fronti contrari all’energia elettrica, presentata all’epoca da molti come mezzo mortifero che avrebbe causato una vera ecatombe fra la popolazione. Perfino contro le prime biciclette si sollevò il fronte del no, inventando ogni possibile pretesto al fine di presentarle come mezzi pericolosi e quindi da proibire. Di fatto, sono sì pericolosi, ma solo per chi le cavalca, per lo meno stando a quanto succede sulle strade italiane ove a guidare i mezzi a motore sono spesso inciviltà e arroganza.

 

Non da meno appare l’ossessione ipocondriaca e catastrofista per la genetica e la chimica, ossessione che ha ormai raggiunto livelli parossistici. Sempre più di frequente si assiste infatti sui social a interventi che oltrepassano la soglia del surreale, con soggetti che capiscono di genetica e di chimica un po’ meno delle oloturie, ma che nonostante ciò si battono contro questi supposti mostri a sette teste: un esercito di utili idioti al servizio di coloro che dalle campagne no-tutto traggono vantaggi personali o associativi. 

 

E così, i vaccini antiCovid sono diventati “sieri genici sperimentali” a cui viene attribuita ogni possibile sventura occorsa a qualche sfortunato cittadino. Le scie chimiche avvelenano i cieli, mentre il 5G distruggerà il mondo con le onde elettromagnetiche. Agli agrofarmaci viene poi riservato un atavico e profondo odio, descrivendoli alla stregua di armi di distruzione di massa

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Infine gli Ogm, acronimo di cui una larga parte della popolazione italiana non conosce nemmeno bene il significato. Nessuno tocchi ciò che Dio (o la Natura) ha creato, sostengono i loro detrattori. Peccato che essi stessi siano inconsapevolmente degli Ogm in cui coesistono geni provenienti da molteplici specie, vegetali, batteriche e persino da alcuni virus. 

 

Menzogne di ogni tipo si sono quindi moltiplicate nel tempo, ignorando i fatti di segno contrario. Non stupisce quindi che alcuni cittadini particolarmente estremisti e intrisi di ideologie bislacche si ergano a crociati e distruggano l’odiato nemico infedele. 

 

Il progresso non si può fermare

Dando uno sguardo al passato, si deve comunque ammettere che il progresso scientifico, per quanto avversato, abbia fatto passi da gigante a beneficio dell’umanità. 

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Nel 1895, stando a Istat su dati dello Human Mortality Database, ben 326 bambini su mille (36%) non arrivavano a cinque anni per una serie di patologie. Il 9,17% moriva per gastroenteriti, colera, appendiciti e febbri tifoidi. Un altro 13,2% diceva prematuramente addio alla vita per malattie respiratorie, seguiti dappresso da quelli morti per tubercolosi (1,35%), morbillo (1,02%) e malaria (0,7%). 

 

Oggi, molte di queste patologie sono state azzerate, o sono comunque state ridotte ai minimi termini grazie alla scienza che ha prodotto cure appropriate e condizioni di vita sempre più favorevoli, a partire da un’alimentazione più ricca e completa. 

 

Nel 1878 la sola pellagra colpiva oltre centomila persone nelle aree rurali più povere d’Italia, mentre in America fra il 1907 e il 1940 colpì oltre tre milioni di abitanti uccidendone centomila.  

 

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Stando poi ad OurWolrdInData, sito di statistiche d’ogni tipo, per carestie sono morte al mondo 142 persone su centomila nel decennio fra il 1860 e il 1870. Oggi sono solo 0,5 su centomila. Un progresso enorme, realizzatosi in larga parte dal 1950 in poi grazie alla tanto vituperata “Rivoluzione Verde“.

 

Una rivoluzione che permise dal 1950 al 2000 di soddisfare la crescente domanda alimentare globale minimizzando le superfici necessarie. Stando infatti a quanto mostrato da Norman Borlaugh proprio nel 2000, trentennale del suo Premio Nobel, l’innovazione tecnologica aveva permesso di produrre quanto richiesto preservando oltre 12 milioni di chilometri quadrati di terreno. Una superficie pari a Canada e Messico messi insieme. E questo solo per i cereali. 

 

Genetica, chimica e meccanizzazione hanno cioè consentito di sfamare oggi otto miliardi di persone, inclusi quei vandali che forse non avrebbero mai visto la luce se i loro nonni e bisnonni non avessero potuto contare sulle innovazioni messe dalla scienza a disposizione di tutti. E forse è questa la componente più irritante delle mosse di tali teppisti devastatori: l’irriconoscenza verso ciò a cui loro stessi devono la propria esistenza.

 

Quanto sopra a conferma della Terza Legge di Carlo Cipolla (26 settembre 1854–23 novembre 1916), storico dell’economia: “Una persona stupida è una persona che causa un danno a un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita“.

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Una perla di saggezza di cui ancora oggi, purtroppo, si conferma l’inossidabile veridicità.



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