Caro Avvenire, sono un dirigente scolastico in pensione e mi chiedo perché non concedere l’ingresso gratuito ai musei per gli anziani. Anche noi abbiamo desiderio di visitare un’esposizione, e non solo ospedali. Meno male che ci sono le nostre bellissime chiese, dove poter vedere opere d’arte e meditare. In proposito, voglio citare il libro di Thomas Schlesser, “Gli occhi di Monna Lisa”. Il nonno ogni settimana accompagna la nipote al museo per ammirare un capolavoro…
Giovan Battista Campana
Caro Campana,
il suo appello non è nuovo – poiché l’accesso gratuito ai musei per gli over 65 è stato cancellato nel 2014 con la riforma Franceschini –, ma merita un’ulteriore considerazione. La ragione del cambiamento stava nel fatto che moltissimi turisti, italiani e stranieri, senza problemi economici per l’acquisto del biglietto, non contribuivano al mantenimento delle strutture, frequentate allora da un’alta percentuale di non paganti. Sono state inoltre introdotte le prime domeniche di ogni mese con ingresso totalmente libero. Agevolazioni rimangono per i giovani, totali e parziali fino a 18 e 25 anni, insegnanti e categorie protette.
E gli anziani? In alcune gallerie a gestione privata o in particolari occasioni, hanno diritto a riduzioni o possibilità di ticket cumulativi scontati. Troppo poco, probabilmente. Si è proposto di alzare l’età a 70 anni – suggerimento sensato visto che ci sono ancora persone al lavoro oltre i 65 anni (e saranno sempre di più, data la tendenza a crescere dell’età pensionabile) – escludendo i non residenti nel nostro Paese. Ma ho trovato in Rete una petizione a tale scopo che ha raggiunto solo poche centinaia di firme digitali.
Potrebbe infatti essere che sia un altro il motivo che scoraggia tanti anziani dal recarsi nelle collezioni di capolavori che impreziosiscono quasi ogni città o paese di questa splendida nazione. Si tratta del fatto che i musei, con poche eccezioni, non sono fatti per accogliere visitatori con esigenze specifiche. Enormi sale senza panche, bagni lontani o scomodi, scalinate e lunghi percorsi pedonali: sembrano poca cosa, eppure per molti possono fare la differenza. Certo, non sempre antichi e fragili edifici consentono ristrutturazioni adatte. Tuttavia, progettare allestimenti o specifiche giornate che garantiscono maggiore accessibilità sarebbero il primo passo. Esistono la consapevolezza e le competenze per farlo, spesso mancano i fondi (e, a volte, anche la sensibilità, duole dirlo).
Lei, caro Campana, cita il bel romanzo di Schlesser (pubblicato da Longanesi) per ricordare l’importanza di fruire della bellezza a ogni età. Va ricordato che l’articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani sancisce che “ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità e di godere delle arti”. Per di più, è ormai dimostrato scientificamente il contributo alla salute fisica e mentale che la frequentazione dei musei può dare, tanto che vi sono sperimentazioni cliniche, per esempio a Montreal e a Bruxelles, in cui i medici prescrivono ai pazienti proprio di visitare gallerie ed esposizioni, utilizzando la ricetta al posto del biglietto. Questa potrebbe essere una via da sperimentare anche in Italia.
Resta anche la modalità tradizionale, anche se burocratica e sempre complessa, del livello di reddito, permettendo agli over 70 con minori risorse economiche di accedere senza costi o con tagliando dimezzato. In ogni caso, penso che il neoministro della Cultura Alessandro Giuli potrà utilmente riaprire una riflessione sul tema, che riguarda molti milioni di nostri concittadini.
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