Verolanuova: La Radio tra storia, passione e inclusione

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di Marianna Baldo

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Un evento dedicato al ruolo che il mezzo ricopre nella vita di tutti e l’importanza del linguaggio per costruire occasioni di accoglienza

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La Radio tra storia, passione e inclusione

Radio, passione, inclusione. Sono diverse le frequenze che sapientemente Lorenzo Barbieri lo scorso sabato ha saputo sintonizzare tra loro in occasione del «World Radio Day» proclamato dall’Unesco per il 13 febbraio di ogni anno, in ricordo della prima trasmissione radiofonica andata in onda nel 1946 inaugurando la radio delle Nazioni Unite. Curioso, sorprendente, emozionante, l’incontro dal titolo «La radio tra passione e accoglienza» che ha visto sul palco vicino allo stesso Barbieri (noto speaker di Radio Basilica, ideatore, organizzatore e presentatore della serata), celebri ospiti, volti del territorio e volti di fama nazionale.

L’impegno dell’Amministrazione

L’evento voluto dall’assessorato alla Cultura e Politiche giovanili del Comune di Verolanuova, dopo i saluti portati a nome dell’Amministrazione dagli assessori Maria Angela Nervi e Stefano Zanoli (hanno espresso e condiviso la consapevolezza rispetto ai temi sociali e con una sincera vicinanza al mondo della disabilità), ha acceso i riflettori e tenuto alta l’attenzione sul ruolo che il mezzo radiofonico ricopre nella vita di tutti noi e l’importanza del «suo» e nostro linguaggio per costruire occasioni di accoglienza, quella che non conosce barriere, pregiudizi e stereotipi.

La radio: una compagna di vita

Ad entrare nel vivo è stato proprio Barbieri che ha portato a riflettere su come la radio sia una compagna di vita, con la quale gli italiani convivono da più di 100 anni.

«La radio entra nelle case di quasi 35 milioni di italiani che sono un popolo di ascoltatori e la rendono il mezzo più amato. La radio nonostante i numerosi cambiamenti di questi di anni, non conosce crisi. Il suo appeal, il suo fascino restano immutati. La radio, scriveva Zavoli, “è un grande patrimonio umano, professionale, artistico, culturale, tecnico e industriale, speso in nome della comunità nazionale, una sterminata voliera di voci e di suoni, al servizio di generi e di interessi diversi» in cui ha trovato e trova eco, di giorno in giorno, la vita di molte generazioni di italiani, di ieri e di oggi”. Questo affresco ha ancora il potere di descrivere il valore del medium che oggi taglia il traguardo dei cento anni».

La radio: una grande storia

Il noto speaker verolese ha inoltre ricordato che la presentazione del brevetto del primo prototipo della radio avvenne il 5 marzo del 1896. Guglielmo Marconi anticipò Aleksandr Popov solo di qualche settimana riuscendo a trasmettere un segnale a 2 km di distanza, inventando di fatto la radio. Vinse così la sfida nella realizzazione della radio: quella che è stata ritenuta l’invenzione del secolo.

Nel 1924 le prime trasmissioni in Italia, in un periodo in cui si sarebbe investito molto in questa direzione, grazie alla sua capacità di parlare e arrivare a tutti. La radio è servita anche per far arrivare in tempi di guerra, le notizie agli “alleati” grazie alle onde elettromagnetiche che sono sempre riuscite a superare confini e “imposizioni”. Trent’anni dopo nasceva in quel periodo la TV che secondo alcuni, l’avrebbe soppiantata, non è stato così. Negli anni Sessanta ecco le prime emittenti estere in lingua italiana che spezzavano il monopolio Rai, quali Radio Monte Carlo e Radio Capodistria sino a metà anni Settanta quando – tramite l’FM – sono arrivate le prime emittenti private, le “Radio Libere”, sino ad arrivare a creare l’attuale sistema radiofonico italiano.

Radio e media digitali

Non da meno il confronto tra radio e l’arrivo dei media digitali. «La radio aiuta a concentrarsi, è considerata una fonte di informazione affidabile e fonte di aggiornamento sulla realtà locale – ha spiegato Barbieri – La radio è uno strumento che, nella sua semplicità, offre tantissimo: stimola l’immaginazione, la creatività, le potenzialità narrative e il confronto con altri punti di vista e con altre diversità. Le persone con disabilità sono spesso escluse, per questo parliamo di “comunicazione inclusiva”».

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La comunicazione inclusiva

Ed è con un passaggio di grande spessore che Lorenzo Barbieri ha “aperto i microfoni” ai relatori, citando l’articolo 3 della nostra Costituzione che cita l’uguaglianza e la pari dignità sociale di ciascun cittadino dinnanzi alla legge, senza distinzione alcuna e al compito della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

La testimonianza di Andrea Bettera

Sull’articolo 3 ha «sintonizzato» la storia di due conduttori che stanno vivendo la loro esperienza radiofonica attraverso i loro programmi che prevedono oltre che il contatto con il pubblico, la passione per la comunicazione che sa rispettare i diritti e la dignità delle persone con disabilità. Al giovane collega, non vedente, speaker di Radio Basilica Andrea Bettera ha esordito rispetto alla semi-provocazione della citazione della Costituzione con una risposta spiazzante, ossia l’assenza di differenze tali da dividere le persone, e si è addentrato a raccontare il suo rapporto con il microfono e di come la passione per la radio sia diventata un mezzo per valorizzare le abilità, e non le disabilità, per promuovere l’integrazione nella società. «Non mi sento in nessun modo diverso dagli altri, sono gli altri a vedere differenze e barriere. Quando ho appreso di avere problemi di udito e ho messo gli “apparecchi”, tornando a sentire bene mi si è aperto un mondo, è stato come se fossi tornato a vedere – ha poi aggiunto – Finché continueremo a parlare di inclusione non ci sarà un’evoluzione in tal senso. Sarà quando non si avrà più la necessità di parlarne che avremo raggiunto l’obiettivo».

L’esperienza di Stefano Pietta

Non da meno Stefano Pietta, giornalista e conduttore radiofonico, fondatore della sua stessa webradio, che alla domanda cos’è per te la radio ha risposto con una sola parola dall’enorme potere «è la mia vita» facendo comprendere, senza alcun margine di perplessità, l’importanza del ruolo che ricopre la sua webradio nella valorizzazione del territorio attraverso le tante interviste realizzate anche con illustri personaggi e la promozione dell’inclusione come apertura al mondo.

«E’ il mio modo per vivere a contatto con il mondo e conoscere nuove persone. Temo, però, che l’evoluzione dell’intelligenza artificiale possa sostituire noi, voci e menti della radio».

I consigli di Alessandro Gabusi e Diego Belfiore

E’ proprio rispetto al potere delle parole è intervenuto Alessandro Gabusi, public speaker, con dei consigli per una comunicazione efficace e comprensibile verso gli altri, addentrandosi nella comprensione del linguaggio utilizzato da chi lavora in radio e ha portato a riflettere su come è cambiato il modo di comunicare negli ultimi anni, soprattutto con l’avvento con i social.

Diego Belfiore laureato in scienze psicosociali della comunicazione e speaker di radio LatteMiele, è giunto in Radio per puro caso.

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Originario di Roma si è trovato a Milano per lavorare in banca e, incontrando una speaker dell’emittente con cui ora collabora, le ha chiesto di fare un provino al gruppo in cui all’epoca suonava. Incontro che gli ha cambiato la vita. Con lui, sabato pomeriggio, si è ulteriormente compreso l’importanza di utilizzare un linguaggio adeguato e rispettoso della disabilità.

Un pomeriggio emozionante

Immagini, volti, eventi, scorrevano alle spalle dei relatori, sapientemente sincronizzate con il contesto e gli interventi grazie alla volontaria Rosetta Chiari, nota per essere la storica presidente del gruppo Aido locale. Meravigliosa inoltre la voce di Angelo Manzotti che ha creato degli intermezzi emozionanti attraverso delle letture (tra queste quella d’apertura: il testo della canzone “La radio” di Eugenio Finardi) e altrettanto emozionante la testimonianza di Paola Geroldi che ha sensibilizzato sulla sindrome di Angelman.Grande apprezzamento del pubblico presente, con una sala ricca di persone, incantante dagli interventi dei relatori e dal programma proposto e approfondito con grande sensibilità, semplicità ed emozione.

Marianna Baldo



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