crisi dei pagamenti PAC e prospettive di un comparto in sofferenza

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L’agricoltura sarda, colonna portante della storia e dell’identità dell’Isola, attraversa una crisi senza precedenti. La terra, che per millenni ha nutrito generazioni di sardi, oggi si trova intrappolata tra ritardi burocratici e una gestione inefficiente delle risorse europee. Il Centro Studi Agricoli, attraverso il suo presidente Tore Piana, lancia un grido d’allarme: i fondi PAC 2024, che dovrebbero rappresentare linfa vitale per il comparto, giacciono ancora in attesa di essere erogati, mentre le aziende agricole arrancano di fronte a difficoltà strutturali ed emergenze ambientali.

L’agricoltura in Sardegna ha radici antichissime. L’etimologia stessa del termine “agricoltura” rimanda al latino ager (campo) e colere (coltivare), espressione di un’attività umana che nel tempo ha rappresentato il fulcro dello sviluppo economico e sociale della regione. Dai nuragici agli aragonesi, fino all’epoca moderna, il settore primario ha garantito sussistenza e sviluppo, plasmando un paesaggio agricolo che oggi rischia di sfaldarsi sotto il peso della mala gestione amministrativa. Gli agricoltori e gli allevatori sardi hanno tramandato nei secoli saperi e tecniche, adattandosi alle asperità del territorio, affrontando le siccità cicliche e la scarsità delle risorse idriche. Un sapere che oggi rischia di andare perduto se non si interviene con decisione per sostenere un comparto essenziale per la tenuta sociale ed economica dell’Isola.

I numeri parlano chiaro: ad oggi restano da erogare oltre 180 milioni di euro di fondi europei PAC (FEAGA e FEASR) destinati alle aziende agricole, che dovrebbero essere corrisposti entro il 30 giugno 2025. Ma la situazione è ancora più grave se si considerano i fondi PSR accumulati dalla programmazione 2014-2022 e non ancora spesi: il totale ammonta a 485 milioni di euro, che la Regione Sardegna dovrà obbligatoriamente liquidare entro il 31 dicembre 2025.

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Secondo il Centro Studi Agricoli, è quasi certo che una parte di questi fondi verrà restituita a Bruxelles, un’eventualità che Tore Piana definisce “assurda e ingiustificabile”. Le aziende agricole sarde, già colpite dalla siccità, dal crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e dall’emergenza sanitaria legata al virus Bluetongue, si trovano a fronteggiare un’ulteriore minaccia: la mancata erogazione di risorse che potrebbero garantire la sopravvivenza dell’intero settore. Gli allevatori denunciano il progressivo calo delle risorse destinate alle loro attività e l’impossibilità di programmare investimenti per il futuro. L’agricoltura non è un comparto che può permettersi ritardi: le semine, i raccolti, l’allevamento seguono cicli naturali precisi, e il mancato sostegno economico rischia di vanificare anni di lavoro e sacrifici.

A oggi, sono stati messi in pagamento solo 45 milioni di euro, di cui 40 milioni relativi alla domanda PAC 2024. Ma la cifra è irrisoria rispetto alle necessità del settore. Mancano all’appello 125 milioni di euro per le sole richieste PAC 2024 e oltre 60 milioni di misure CSR. In totale, gli agricoltori e gli allevatori sardi attendono ancora 185 milioni di euro, una cifra che, se non erogata in tempo, potrebbe tradursi in un colpo mortale per molte aziende.

Particolarmente penalizzate sono le aziende agricole delle aree interne, dove l’utilizzo delle terre a uso civico rappresenta l’ultima ancora di salvezza per contrastare lo spopolamento e garantire la sostenibilità economica delle comunità rurali. Il pagamento dei sussidi destinati a 500 mila ettari di pascoli cespugliati, inizialmente promesso per febbraio, è stato rinviato a marzo inoltrato, aggravando ulteriormente la situazione. Il mancato pagamento penalizza soprattutto le piccole aziende familiari, quelle che rappresentano la spina dorsale dell’agricoltura sarda e che spesso sopravvivono grazie a un equilibrio economico fragile. L’assenza di liquidità costringe molti imprenditori agricoli a rinunciare a investimenti essenziali, indebolendo ulteriormente un comparto già in grave sofferenza.

Di fronte a questa emergenza, il Centro Studi Agricoli propone una soluzione radicale: la riorganizzazione delle tre agenzie agricole regionali per garantire maggiore efficienza nell’erogazione dei fondi. “Occorre ristrutturare l’intero sistema amministrativo e accelerare le procedure di pagamento”, afferma Tore Piana, annunciando che nei prossimi giorni verrà presentata una proposta dettagliata per affrontare in modo strutturale il problema. Non si può più attendere: la Sardegna rischia di trovarsi in una situazione irreversibile, dove la mancanza di fondi potrebbe determinare la chiusura di numerose aziende e la conseguente perdita di posti di lavoro, con effetti devastanti sul tessuto sociale dell’Isola.

Il tempo stringe. Se la Regione non interverrà con decisione per velocizzare l’iter burocratico, la Sardegna rischia non solo di perdere milioni di euro, ma anche di condannare il proprio comparto agricolo a un declino irreversibile. Il rischio è che, ancora una volta, il cuore pulsante della nostra identità venga sacrificato sull’altare dell’inefficienza amministrativa. L’agricoltura, che per secoli ha rappresentato il legame più autentico tra il popolo sardo e la sua terra, non può essere lasciata in balia della burocrazia. Serve un cambio di passo deciso, prima che sia troppo tardi.





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