Per chi sottoscrive il patto con gli amici significa, sostanzialmente, diversificare il rischio-carriera: “Immaginiamo un success pool con termini pari al 2% per 10 anni. In questo caso – spiegano i co-founder – anziché essere investito al 100% solo su me stesso, lo sono al 98%, con un 2% dedicato a un gruppo di persone di cui credo nel potenziale. Ogni partecipante ha la possibilità di costruire un vero e proprio portafoglio di carriera, investendo nel potenziale futuro degli altri membri del proprio pool. Oltre all’aspetto finanziario, quella che si crea con ogni pool è anche a tutti gli effetti una community di persone incentivate ad aiutarsi le une con le altre per tutta la durata del pool, perché hanno un interesse reale a farlo. È come aggiungere un ulteriore livello, una dinamica finanziaria, al proprio network professionale”, sottolineano De Berardinis e Zanon.
Il mercato Usa e il sogno dell’Italia
I 2,1 milioni di dollari raccolti serviranno a Prospinity per andare sul mercato, dopo una prima fase di lancio della piattaforma solo su invito. “Nei prossimi anni lanceremo Prospinity in diversi college americani, partendo dalla West Coast, dove attualmente siamo basati (San Francisco). Oltre ai costi di marketing, necessari per il lancio in ogni college, ci saranno ovviamente anche spese legate ai server (l’infrastruttura della piattaforma) e ai salari per le assunzioni strategiche”.
Il focus è ben piantato, per ora, sugli Stati Uniti. Un business model che si basa sulla condivisione del rischio-carriera funziona meglio in un Paese in cui c’è una grande volatilità nel mondo del lavoro e una maggiore esigenza di assicurarsi sul futuro. “Molte più carriere seguono una cosiddetta power-law distribution (dove sono pochissimi ad aggiudicarsi tutte le migliori posizioni), e sicuramente l’intelligenza artificiale avrà un grande impatto in termini di incertezza e volatilità sin dai prossimi anni”, fanno notare i co-founder. Ma c’è un elemento collaterale, tipico dei campus americani che spinge la startup a puntare ancora sul mercato Usa: “I college americani sono caratterizzati dalla presenza di tante associazioni studentesche. dalla confraternite ai pre-professional clubs, che sono gruppi già uniti, dove gli studenti hanno lo stesso potenziale in partenza, e che sono perfetti per diventare success pools”.
Certo non si chiudono le porte all’espansione. “Non abbiamo ancora una data, ma quando sarà il momento giusto valuteremo la possibilità di espandere Prospinity in Europa e anche in Italia. Abbiamo già fatto valutazioni in merito con Orrick, che ci ha confermato la fattibilità”, rivelano. Del resto il legame di De Berardinis, abruzzese laureato alla Normale, e Zanon, di Mestre laureato alla Ca Foscari, è sempre forte: “Abbiamo sicuramente entrambi come obiettivo quello di tornare un giorno nel nostro Paese e avere la nostra base in Italia”.
Ma non lo faranno per i prossimi 10 anni: sono entrambi membri di un success pool composto da ben 21 persone che destinano al gruppo il 2% dei guadagni annuali. E che cifre: tra loro ci sono ingegneri di Google e della Nasa, rampolli della finanza, consulenti e avvocati. Oltre che startupper.
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