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Sovraindebitamento, Angelo Gabriele Pignatelli, volto della resilienza: «Le istituzioni fanno orecchie da mercante» #finsubito prestito immediato


Angelo Gabriele Pignatelli è un esempio vivente di dedizione al lavoro, spirito imprenditoriale e capacità di rialzarsi di fronte alle difficoltà. Nato a Mesagne, in provincia di Brindisi, il 2 febbraio 1964, ha iniziato a lavorare giovanissimo, affiancando il padre nella gestione di un bar di famiglia. La sua carriera è una testimonianza di come il sacrificio, la passione e la volontà possano portare lontano: nel 1985, appena ventunenne, ha fondato la “Gelateria-Caffetteria-Capriccio”, trasformandola in un simbolo di eccellenza artigianale. Grazie alla sua costante voglia di migliorarsi, ha contribuito a portare alta la bandiera dell’artigianato italiano nel settore.

Tuttavia, il percorso di Angelo non è stato privo di ostacoli. La vita lo ha messo più volte alla prova, tra sfide personali e professionali, come la vendita dell’attività storica, dopo una lunga malattia del padre, e le difficoltà incontrate nel riavviare un nuovo progetto. La sua esperienza è quella di tanti piccoli imprenditori italiani che lottano contro burocrazia, crisi economiche e un sistema che spesso sembra ignorare le loro esigenze. Oggi, Angelo non è solo un maestro gelatiere ma anche un punto di riferimento come Delegato Regionale per la Puglia del movimento politico “Popolo Partite IVA-Unione Italiana”, portavoce delle battaglie di milioni di lavoratori autonomi.

La sua storia è un racconto di cadute e risalite, un grido d’aiuto e una speranza per un futuro migliore, non solo per sé, ma per tutte quelle persone che, come lui, lottano ogni giorno per ricostruire i propri sogni.

E a un certo punto ci ha riprovato

«Decido di rimettermi in gioco, trovato il locale in pieno centro, e firmato il contratto di locazione a settembre 2009, cominciano i problemi. Ben presto mi rendo conto che in Italia trovare un finanziamento a 43 anni non è mica facile. Mentre nelle altre nazioni occidentali ed in America basta presentare un progetto corredato di business plan per essere finanziati, e non solo, prima di cominciare a pagare le rate ti permettono di raggiungere il cosiddetto punto di pareggio. Intanto i risparmi si assottigliano sempre più perché continuo a pagare l’affitto per il locale, cioè quasi 1.000 euro al mese. Finalmente dopo innumerevoli lettere inviate a tutte le istituzioni, dalla Presidenza della Repubblica in giù, solo nel maggio 2012 riesco ad accedere a un mutuo ipotecario con Banca Intesa. Oltre ai 36 mesi (34.000 euro circa) di affitto a vuoto, un altro bel gruzzoletto va via per la sistemazione del locale tra impianti, intonaci e pavimentazione, tutto a spese mie. Alla fine se ne saltno altri 36.000 euro. Riesco ad aprire solo il 28 luglio 2012. All’Inaugurazione era presente anche il sottosegretario Alfredo Mantovano. Location stupenda, posto centralissimo con ampio marciapiede, ma locale piccolo quindi passato il periodo estivo, da ottobre a marzo gli incassi calano paurosamente, non avendo da offrire posti a sedere al coperto. In tutto ciò ci sono le colpe della vecchia amministrazione comunale che per preparare un regolamento per il montaggio di Dehor fissi per tutto l’anno per l’esterno, sceglie la strada più lunga e costosa. Regolamento che, una volta approvato e reso fruibile, viene annullato con l’insediamento del nuovo soprintendente delle belle arti di Taranto. La burocrazia in Italia danneggia sempre la gente che ha voglia di fare e rischia in proprio. Quindi lavorando a malapena quattro mesi l’anno e soffrendo per otto mesi moltiplicato per sette anni il risultato non può che essere fallimentare. Si sperava che ogni estate potesse essere quella giusta per uscire dalle sabbie mobili, ma purtroppo così non è stato. Affitto locale, impegni con le banche e tutte le spese che un’attività commerciale deve affrontare.
Appena ho capito la gravità della situazione, già dal novembre 2018 comincio a scrivere alla Presidenza della Repubblica, a quella del Consiglio, al Mef, al Mise, al ministro dell’Interno. Lettere, mail, incontri in Prefettura. Non hanno portato a niente».

Come ha pensato di uscirne?

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«Tornando a lavorare, come ho sempre fatto, riaprendo l’attività storica nel locale di proprietà, dove tutto e cominciato nel 1985. In fin dei conti è quello che cerco di fare dal Dicembre 2019, chiedendo aiuto alle Istituzioni, per rinegoziare il mio debito, con Banche ed Agenzia delle Entrate. Un aiuto che non ho mai avuto. Poi i politici vanno in Tv a dire “attenti agli Usurai”, quando in realtà abbiamo la legge sull’Usura, 108/96, che non funziona e i fondi sono pochi, la legge sul Sovraindebitamento, 3/2012, che è fatta malissimo, non funziona, e infatti migliaia di imprenditori e semplici cittadini Italiani, ogni anno dal 2008 ad oggi, e senza sosta, continuano a suicidarsi, una vergogna per uno Stato che si dice civile e democratico. E inoltre c’è il Ddl 788 ex Pdl 1193, sul riacquisto dei crediti deteriorati, presentato proprio da Fratelli d’Italia nel 2018, ripreso a firma del ministro Adolfo Urso nel 2022, che adesso giace nei cassetti del Parlamento. Mentre la gente, ripeto, continua a suicidarsi».

Quindi uno dei problemi centrali è il sovraindebitamento?

«Partiamo da cos’è. È quella condizione in cui (un’impresa, un piccolo imprenditore, un artigiano, una famiglia, o un semplice cittadino) ci si viene a trovare nel non poter più fare fronte a gli impegni presi con la banca, con la finanziaria, con l’Agenzia delle Entrate, ecc. Condizione che può dipendere da una malattia, da errori nella gestione di un’azienda, o eventi terzi che incidono sull’economia mondiale, come guerre, pandemie, o crisi finanziarie globali, come accadde nel 2008 quando i più noti imperi finanziari mondiali sono stati messi in ginocchio dalle perdite legate ai mutui subprime, crisi che sconvolse l’intero pianeta.  La legge 3/2012 e successive modifiche, tristemente nota perché detta “Salva suicidi” ma che in realtà non salva proprio niente, perché e dico purtroppo, in Italia ci si continua a suicidare dal 2008 come se niente fosse, perché la legge e fatta malissimo e andrebbe riformata in toto, ma la politica fa orecchie da mercante. Tra i Paesi occidentali l’Italia nel 2012 è stata l’ultima a dotarsi di uno strumento simile, quando nelle altre nazioni leggi simili, ma migliori, esistono già da decenni».

Ci sono dei requisiti stringenti per accedere alle procedure di esdebitazione?

«In teoria ci possono accedere tutti ma, come accennavo prima, è una procedura farraginosa, lunga. La media dei tempi di lavorazione è scesa nel 2023 a poco più di 400 giorni, il che significa che ci sono pratiche ferme da anni. Poi è costosissima e non sempre si ottiene l’esito sperato, perché tutto dipende dall’Occ e dal Giudice. Come vedremo di seguito nel 2023 in Italia sono state presentate 7.748 istanze da sovraindebitamento contro le 7.135 del 2022. In genere si fanno i paragoni con Germania e Francia che hanno dimensioni non molto dissimili dalle nostre a livello di popolazione ma che hanno numeri di pratiche dieci volte superiori alle nostre. Intendo invece per dare un quadro ancora più chiaro fare il paragone con Paesi che hanno una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, quindi 1/6 dell’Italia. La Svezia ha presentato nel 2022, 10.752 istanze, il Belgio 12.548, la
Repubblica Ceca 18.189! Significa che ci sono paesi con meno famiglie disperate che presentano un numero 15 volte superiore al nostro di procedure in tempi 15 volte inferiori ai nostri».

Ovviamente ci sono delle ricadute sociali.

«Gli rffetti sono devastanti e drammatici a tutti i livelli e nella maggior parte delle volte si concludono con un suicidio. Effetti sulle imprese colpite che si traducono in perdite di posti di lavoro, le famiglie spesso arrivano a perdere la casa, il lavoro, e saranno costrette a vivere in una condizione di indigenza per sempre. Facendo un’analisi di cosa succede negli altri Paesi europei possiamo osservare che proprio quelli economicamente più prosperosi sono quelli che da più tempo hanno introdotto norme per aiutare le persone sovraindebitate a uscire da quella condizione e portarle a essere di nuovo delle risorse produttive utili al Paese stesso. In Germania, per esempio, è stato calcolato che un euro speso per aiutare un cittadino a mettere in atto una pratica contro il sovraindebitamento si trasforma in 6 euro nel bilancio dello Stato. In Austria 5,60 euro. Nel Regno Unito, Francia, Irlanda e Danimarca i cittadini che vogliono uscire dal tunnel dei troppi debiti possono aderire ai benefici delle norme previste da decenni, con l’aiuto diretto e il finanziamento da parte dei preposti ministeri, proprio per il concetto che una persona senza più l’assillo dei creditori può riprendere una vita normale e tornare a essere produttiva dal punto di vista lavorativo e anche dei consumi. In Italia la mentalità secondo cui un debitore è una persona da punire è ancora ben radicata nelle mentalità di molti, ma stiamo lottando per estirpare questo modo di pensare.

Banche e finanziarie hanno un ruolo centrale.

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«Importantissimo, perché dovrebbero aiutare a rinegoziare il debito, in modo da consentire il rientro più tranquillo e non chiudere i rubinetti come fanno di solito. A volte, e dipende dalle situazioni, invece, dovrebbero essere più cauti nella concessione di un credito».

La politica e il governo sono consapevoli dell’esistenza di questo fenomeno?

«Penso proprio di no, non hanno compreso la drammaticità del problema, altrimenti si sarebbero dati da fare per risolverlo bene una volta per tutte. Il mio grande sospetto e che realmente non vogliono capire, oppure fanno finta di non capire. Se il Governo volesse capire seriamente cercherebbe di approfondire il problema, ma io scrivo da cinque anni ininterrottamente (Conte1, Conte2, Draghi, e dal 2022 al governo Meloni) chiedendo di essere convocato e non mi hanno mai, mai, degnato di ascolto. Da politici che non hanno lavorato un solo giorno in vita loro cosa ci si può aspettare? In conclusione e per l’ennesima volta, a nome di Popolo Partite Iva-Unione Italiana, per tutti i piccoli imprenditori e famiglie italiane (totale in questo tragico momento 5 milioni), sperando che finalmente sia la volta buona, chiedo cortesemente di poter aprire urgentemente un dialogo con il governo, e nello specifico lo chiedo al presidente Meloni, al vicepresidente Salvini e al sottosegretario Mantovano».





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