Legambiente ha commentato il recente accordo tra Metinvest e Danieli rimarcando delle condizioni per una acciaieria davvero sostenibile
PIOMBINO — In merito all’accordo che disciplina la partnership tra Metinvest e Danieli, cui sarà affidata la costruzione e gestione innovativa della nuova acciaieria di Piombino, è intervenuto Legambiente.
“Il progetto prevede infatti di creare un’acciaieria con una capacità produttiva annuale di 2,7 milioni di tonnellate e di operare con metodologie di produzione ecosostenibili, ma a oggi sono ancora pochissime le informazioni disponibili nel merito. È noto soltanto che nell’impianto si prevede di usare la tecnologia del forno ad arco elettrico con in ingresso rottami, ghisa e ferro ridotto direttamente, che saranno reperiti dalle attività ucraine di Metinvest”, viene spiegato in una nota.
Nel Marzo 2024, ricordiamo, Legambiente e altre associazioni ecologiste avevano già delineato 8 condizioni irrinunciabili per definire la nuova acciaieria davvero sostenibile: adottare le migliori tecnologie disponibili per la decarbonizzazione del settore siderurgico; non consentire alcun consumo di suolo vergine o di suolo non compreso nelle aree industriali esistenti; assicurare una corretta trasparenza ambientale e sostenibilità dell’impianto sul materiale in entrata e in uscita dal sito; completare la bonifica del SIN di Piombino; privilegiare le energie rinnovabili per i processi produttivi; stimare le emissioni climalteranti e inquinanti e gestire in modo sostenibile le risorse idriche. A oggi né le imprese né le istituzioni coinvolte dal progetto hanno però espresso posizioni sul merito di queste proposte.
“Per quanto riguarda l’annunciato progetto di nuova acciaieria a Piombino, come associazione accogliamo con favore la notizia, in quanto lo scenario di reindustrializzazione ecosostenibile è l’unico possibile. – ha dichiarato Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – Uno scenario che può infatti coniugare mirabilmente la tutela ambientale con la salvaguardia dei posti di lavoro. Allo stesso tempo, è necessario conoscere le tecnologie che verranno effettivamente utilizzate e tenere nel giusto conto la gestione degli impatti delle nuove produzioni, in termini energetici, idrici e di uso del suolo, studiando il flusso dei materiali da riciclare, il riutilizzo degli inerti e le quote di smaltimento finale dei rifiuti connessi. Ricordiamo infine che occorrerà anche pianificare un reticolo viario e ferroviario più efficiente e interconnesso tra aree industriali e zona portuale e, in questo senso, ci pare ineludibile e non più rimandabile il completamento della SS 398 fino al porto”.
“Speriamo che questa sia l’occasione per rilanciare anche la bonifica ambientale del sito, ad oggi conclusa al 49% sui terreni e ferma al 4% per la falda, una bonifica attesa da troppi decenni ormai. – ha commentato Andrea Minutolo, responsabile scientifico Legambiente – Oltre a restituire alla cittadinanza porzioni di territorio abbandonate ormai da troppo tempo, cosa che riteniamo sia fondamentale, ricordiamoci anche di tutelare contestualmente la salute intervenendo sulla situazione di inquinamento e degrado ambientale estremamente preoccupante dell’area. Le bonifiche devono diventare, sia a livello nazionale che regionale, un volano per il rilancio economico e la transizione ecologica dei territori”.
In conclusione, Legambiente Toscana auspica la presenza di una governance territoriale chiara e determinata, che con il coinvolgimento della società civile, sappia rendere Piombino e la sua area industriale un modello di innovazione e sostenibilità, un polo quindi attrattivo per altre imprese e per altri possibili investimenti.
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