Quanto abbiamo scoperto sulla spregiudicata operazione “politica” di Roberto Occhiuto per la nomina del nuovo amministratore unico delle Ferrovie della Calabria ha dell’incredibile. Per trovare un “nuovo” prestanome alla paranza, Robertino ha assecondato la volontà del suo bancomat, Paolo Posteraro, che ha indicato senza indugi l’ingegnere Ernesto Ferraro.
Ora, però, prima di andare avanti e spiegarvi per bene chi sono i due soggetti – come peraltro abbiamo già fatto tante volte – è necessario far capire alla gente cosa starebbero preparando questi due faccendieri sulla piazza di Cosenza. L’oggetto del contendere è il Cosenza Calcio. Sì, avete capito bene, la squadra di pallone attualmente in mano a Eugenio Guarascio alias Gargamella.
Paolo Posteraro, oltre ad essere il figlio di un noto boiardo di stato ricco sfondato e molto in confidenza con i “poteri forti”, è anche il marito di Maria Gabriella Dodaro e tra poco capirete perché è importante… il collegamento.
Francesco Posteraro, cosentino doc, classe 1950, padre di Paolo, è un pezzo grosso dell’Amministrazione della Camera dei Deputati negli anni Novanta e poi vice segretario generale della Camera dal 2003 fino al 2012, quando è stato nominato commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) per i Servizi e i prodotti. Incarico ricoperto fino a pochi anni fa.
Ci sono legami molto forti ormai da anni tra la famiglia Posteraro e i fratelli Occhiuto. A Robertino in particolare servivano soldi per un grosso investimento (e ci si chiedeva anche con quali capitali) nel vino.
Poi Robertino, ancora alla disperata ricerca di un “lavoro” per poter giustificare la sua vera professione, che come tutti sanno è quella del “parassita sociale”, dopo il fallimento della sua vecchia società Aplus, utilizzata per fottersi un po’ di fondi pubblici, ha cominciato a dire a tutti – dopo la sua elezione a deputato nel 2018 – che faceva il vignaiolo.
E noi abbiamo cercato subito di capire come aveva fatto un parlamentare della Repubblica ad acquistare un’azienda agricola del valore di 2 milioni e mezzo di euro. Robertino Occhiuto era diventato ricco tutto di un botto? Era difficile credere che avesse potuto portare a termine l’operazione soltanto con gli stipendi che “rubava” alla Camera (come del resto tutti i parassiti che fanno i parlamentari come lui per… non lavorare).
Il finanziatore del “colpaccio” da 2 milioni e mezzo di euro è uscito fuori relativamente presto. visto che si trattava proprio della famiglia Posteraro di Cosenza e ora affonderemo il dito nella piaga. Ma prima è doveroso capire cosa ha comprato il fratello furbo del cazzaro, “… Una delle più belle aziende vitivinicole della Calabria dominata da un nobile maniero seicentesco, dotata di spettacolari colline ricoperte di vigneti con varietà pregiate schierati in faccia allo Jonio del Golfo di Taranto. La proprietà, con ordinati, rigogliosi filari e una cantina moderna e attrezzata, vede al timone Roberto Occhiuto….”.
Che la famiglia Occhiuto fosse interessata ad avere “amici” nella famiglia Posteraro lo si era capito già da quando Mario il cazzaro aveva nominato il rampante Paolo amministratore unico dell’Amaco. Qua gatta ci cova hanno pensato in tanti e infatti da allora – siamo nel 2017 – è iniziato un lungo corteggiamento che poi ha portato al “matrimonio” tra il 2019 e il 2020. E lo stesso Robertino faceva sapere che “… sulla tolda (pensa tu, ndr) dell’azienda vitivinicola, Occhiuto è affiancato da Paolo Posteraro, giornalista e manager pubblico. Insieme hanno deciso di cimentarsi nel mondo del vino acquistando la Tenuta del Castello, 60 panoramicissimi ettari in agro di Montegiordano, dalla seconda metà dell’800 appartenuta ai Solano, dal 2003, convertita alla viticoltura e ai vini da Francesca e Giovambattusta Solano, quarta generazione della famiglia…”. Ovviamente quell’azienda in mano a Occhiuto è quasi fallita ma stavolta Robertino è riuscito a evitare il tracollo avendo trovato un provvidenziale imprenditore che lo ha salvato rilevando il “pacco” ma ottenendo in cambio commesse importanti nel settore petrolifero…
Ma chi è Paolo Posteraro? Nato a Roma ma da genitori cosentini nel 1982 secondo il giornale del quale la moglie è editrice è un giornalista e un manager pubblico. Laureato in Giurisprudenza, ha ricoperto diversi incarichi pubblici e ha collaborato con la RAI e la Treccani. E’ stato anche consulente della trasmissione di La7 L’aria che tira e dell’Adnkronos. Ha scritto per «L’Indipendente» e «Il Riformista» e oggi, manco a dirlo, è pure editorialista del giornale della moglie, Maria Gabriella Dodaro (sorella dell’editore), Il Quotidiano del Sud, che non a caso ha dato ampio risalto al lancio pubblicitario della “vigna” di Occhiuto e del rampollo anche in chiave politica, ma sinceramente non sapremmo indicarvi qualche sua “perla” di scrittura. Per la Newton Compton ha pubblicato addirittura due libri, Rifugiati e Povera Italia. Che non sono passati alla storia della letteratura italiana, salvo prova contraria.
Quanto all’etichetta di manager pubblico, dal 2011 al 2013, è stato capo della Segreteria particolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e anche componente del Corecom della Regione Calabria, nomina politica – ottenuta in quota Udc Casini e Roberto Occhiuto naturalmente, ai tempi in cui era ancora “casiniano” – in un organismo di controllo che è solo un “carrozzone” per elargire prebende, anche piuttosto “pesanti”. E dal 2017 direttamente in quota Occhiuto è stato il chiacchieratissimo amministratore unico dell’Amaco, azienda del trasporto pubblico cosentino, altro caravanserraglio di consenso politico, tra l’altro in caduta libera sia sotto il profilo finanziario sia sotto quello dell’efficienza dei servizi (e infatti regolarmente fallita come tutte le cose nelle quali c’è di mezzo il nome… Occhiuto) ma utilissimo per coltivare serbatoi di voti agli amici degli amici.
Finita la pacchia all’Amaco, Posteraro non s’è perso d’animo e ha indicato Ernesto Ferraro per la guida delle Ferrovie della Calabria, altro carrozzone e pozzo senza fondo del sottobosco della politica calabrese. Non prima di essere diventato anche il segretario e portaborse “particolare” della compagna di Robertino Occhiuto, la parlamentare siciliana, addirittura sottosegretaria di governo, Matilde Siracusano.
Ma torniamo ai legami familiari di Paolo Posteraro. Bene, anzi male… Così com’era accaduto con la “vigna” di Robertino Occhiuto, qualche giorno fa il giornale di famiglia di Posteraro e della moglie, “Il Quotidiano del Sud” appunto, se n’è uscito con una notizia “clamorosa” secondo la quale un manager cosentino in contatto con un fondo arabo avrebbe formulato un’offerta per rilevare il Cosenza Calcio!!! Ovviamente, il giornale non ha fatto i nomi né del manager cosentino e né del magnate arabo ma a Cosenza è impossibile mantenere un “segreto” e quindi non c’è voluto un profeta e nemmeno ‘na zingara per capire che il “famoso” manager altri non è che il compare di Paolo Posteraro, vale a dire Ernesto Ferraro. Ed è agevolissimo capire che in questa vicenda al momento sulle voci che circolano c’è ben poco di arabo e molto di “cosentino”.
Avete presente Totò le Mokò? Antonio Lumaconi, detto Totò, è un musicista napoletano cugino del famigerato bandito della casba di Algeri Pépé le Mokò, da poco morto in una sparatoria con la polizia francese. Essendo il parente più stretto ancora in vita del furfante, gli giunge l’offerta di “dirigere” la sua banda. E da lì nascono una serie di grotteschi equivoci tra la “banda” musicale la “banda” malavitosa. Ma nella nostra storia gli equivoci per far ridere la platea, purtroppo, non ci sono, anzi… A dire il vero ci sarebbero, visto che si chiama in causa un fondo arabo, ma per il resto c’è da essere seriamente preoccupati…
Anche Ernesto Ferraro non è uno qualsiasi: è il nipote del boss di Rende Michele Di Puppo (il figlio della sorella per essere precisi), notoriamente braccio destro di Ettore Lanzino, che ha ereditato lo scettro del comando tanto da entrare persino nelle carte del processo Rinascita Scott per essere stato il referente della ‘ndrangheta cosentina in un summit di grande importanza.
Quando Roberto Porcaro aveva deciso di pentirsi (poi si è pentito… di essersi pentito!) spiegava: «Michele Di Puppo è dopo Francesco Patitucci il più importante riferimento criminale dell’organizzazione di ‘ndrangheta cosentina. È stato solo grazie al suo carisma criminale, ai suoi legami con esponenti di ‘ndrangheta di Rosarno ed alla considerazione che questi avevano di lui, che si è riusciti a riprendere certe questioni di ‘ndrangheta riguardanti le affiliazioni e la riapertura di un “locale” a Cosenza».
Per via dei tanti pentimenti registrati negli ultimi 20 anni, i cosentini erano visti dagli ‘ndranghetisti reggini con scetticismo. E che la scalata di Michele Di Puppo fosse arrivata ad un livello molto alto ormai non era più una novità. Il problema è che attualmente – anche se si è furbescamente dissociato dalla… ‘ndrangheta – è ancora al fresco e quindi ha bisogno di rappresentanti “ufficiali” a piede libero. Ma la sua influenza e i suoi condizionamenti sono andati decisamente oltre.
Il trampolino di lancio di Ernesto Ferraro, nipote con laurea in Ingegneria, è una scuola guida di Rende. Si chiama Easy Drive, tutti sanno che è controllata dalla famiglia Di Puppo attraverso Ferraro. Lo scrive lui stesso nel curriculum vitae che presenterà per essere eletto presidente dell’Aci. Sì, avete letto bene. A Cosenza tutto è possibile. Ferraro incapperà in un mezzo scivolone sulle patenti CQC scoperchiato dalla Polizia Stradale e cederà le quote alla sorella, poi nelle carte figureranno altri soci prestanome. Ma la sua ascesa non inizia dall’Aci ma dall’Amaco, dove intanto è approdato Paolo Posteraro, nominato in pompa magna da Mario Occhiuto ormai da tempo. E cugino dell’avvocato Luigi Gullo (tra le altre cose compagno di mazzette di Marcello Manna per aggiustare i processi di Patitucci), che gli ha apparato la questione con la Stradale e con il porto delle nebbie.
L’Amaco è il carrozzone praticamente fallito da sempre, in mano a tutta la peggiore classe politica possibile della città di Cosenza, che attraverso l’Azienda drena denaro e incarichi a tavoletta. Con tanto di milioni di debiti, altro che mobilità urbana. L’uomo della paranza è Posteraro, il più fortunato in termini di euro, che ha reso “imprenditore” il parassita Roberto Occhiuto attraverso quell’azienda vinicola di cui sopra. E ora Robertino deve sdebitarsi, verbo molto familiare agli Occhiuto. C’è chi giura che in fondo dovrebbe essere lui, Posteraro, il vero amministratore unico delle Ferrovie della Calabria ma non può, lo è anche dell’Amaco. C’è bisogno di una testa di legno, oltre che di una sostanziosa consulenza da 120mila euro per un anno (strazza). Ed è qui che ritorna Ernesto Ferraro. Lo abbiamo lasciato con qualche problema giudiziario per la scuola guida di Rende ma nel frattempo Posteraro s’è messo al lavoro e gli ha fatto costruire un meraviglioso concorso su misura.
Il 10 agosto del 2018, in piena settimana di Ferragosto, l’Amaco – con somma urgenza – ha proceduto alla valutazione delle domande per l’assegnazione dell’incarico di “DIRETTORE DI ESERCIZIO E GESTORE DEI TRASPORTI“. Una qualifica che, a quanto pare, ha in mano soltanto Ernesto Ferraro, dal momento che tutti e tredici i suoi rivali non hanno tra i requisiti il possesso dell’abilitazione “Direttore di esercizio e Gestore dei trasporti”. Incredibile, ma vero. Su 14 partecipanti, ben 13 non hanno questa abilitazione.
“Accertato quanto sopra – scrive l’ Amaco -, si affida l’incarico oggetto della presente selezione all’ingegnere Ferraro Ernesto nato a Cosenza, il 12/05/1982, l’unico partecipante in possesso di tutti i requisiti richiesti dall’avviso di selezione e, altresì, dotato anche di ulteriori competenze in materia di trasporto (evidentemente la scuola guida, altrimenti non si spiega…, ndr) giudicate positivamente”. Considerata l’assoluta sfacciataggine dell’operazione, non è neanche il caso di aggiungere che si trattava di un concorso “pilotato”.
Ma ormai l’ascesa di Ernesto Ferraro non conosce confini: nel 2020 diventa presidente dell’Automobile Club di Cosenza, l’Aci insomma. Nel curriculum di Ferraro presentato e pubblicato da ACI, si legge: dall’08/2010 – ATTUALE
SPECIALISTA DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE E COMMERCIALI DELLE IMPRESE –
Easy Drive Autoscuola ed ente di formazione“…
Il che significa che lavorava in questa scuola guida, di cui non risulta (più?) socio. Nel PDF, estratto dagli archivi della Camera di Commercio, non è tra i soci. C’è, socia accomandataria (e quindi amministratrice) una sua parente, non sappiamo di che grado.
C’è anche un altro amministratore di cui non c’è altra traccia negli archivi, fa solo questo.
Ma, al di là del fatto che Ferraro sia ancora socio o no della scuola guida, già è assurdo che questo soggetto, il Ferraro, fosse stato eletto presidente dell’AC Cosenza, dell’AC Calabria e membro del Consiglio nazionale dell’ACI e contemporaneamente dipendesse o fosse comunque responsabile di una scuola guida.
Anche perché, come presidente dell’AC Cosenza, si è fatto nominare dal Consiglio quale amministratore di ACI Service, che è l’Autoscuola dell’AC Cosenza (e vi lasciamo immaginare che fine possa aver fatto questa autoscuola…).
Se il direttore della Motorizzazione Renato Arena, che era stato eletto presidente dell’AC Cosenza, si è dovuto dimettere, Ferraro non poteva neppure candidarsi, essendo responsabile o dipendente di una autoscuola che comunque è stata sua fino a quando non ha ceduto le quote alla sorella.
Ma il “capolavoro” doveva ancora arrivare ed ecco che, tomi tomi cacchi cacchi, Posteraro e Robertino hanno calato dall’alto l’ultima prodezza: far diventare Ernesto Ferraro amministratore unico delle Ferrovie della Calabria in quota Posteraro. Il faccendiere del clan Lanzino proiettato alla ribalta del mondo dei trasporti calabrese. Tutto regolare, garantisce Robertino. E visto che ci siamo e “che è la somma che fa il totale” tanto per citare ancora una volta Totò, diamogli pure il Cosenza Calcio, che male c’è? Diciamo che ha contatti con un fondo arabo, lo facciamo scrivere sul giornale di famiglia è il gioco è fatto. O no?
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