Lombardia, manovre nel centrodestra: Fontana smentisce rimpasti, ma Fi e Fdi scalpitano per un nuovo assetto

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In Regione Lombardia l’ipotesi di un rimpasto continua a circolare con insistenza, nonostante il governatore Attilio Fontana abbia ribadito più volte che “a Palazzo Lombardia non ci saranno rimpasti. Nessuno me ne ha parlato e la giunta così com’è va bene”. Parole nette, che però non bastano a fugare i retroscena e le manovre in corso all’interno della maggioranza di centrodestra. Che, solo il 18 febbraio, si è spaccata sul fine vita e sulla mozione contro il velo nei luoghi pubblici.

I cambiamenti in consiglio – Negli ultimi mesi il quadro politico regionale ha subito diversi scossoni. Il primo è stato la crescita di Forza Italia, che da sei consiglieri regionali è passata a nove grazie a una serie di “acquisti” provenienti da Lombardia Migliore, dalla lista civica di Attilio Fontana e da Italia Viva. Un’espansione che ha visto il passaggio al gruppo azzurro di Ivan Rota, Jacopo Dozio e Giuseppe Licata. Un altro elemento chiave è stato il cambio ai vertici dei partiti di maggioranza: Massimiliano Romeo è diventato segretario della Lega Lombarda, segnando la vittoria dell’ala anti-salviniana. Alessandro Sorte, fedelissimo di Tajani, ha preso il posto di Licia Ronzulli come coordinatore di Forza Italia Lombardia. Carlo Maccari, su nomina di Giorgia Meloni, ha sostituito Daniela Santanchè, sostituzione arrivata per dinamiche interne di correnti, come coordinatore regionale di Fratelli d’Italia in Lombardia. Questi cambiamenti hanno riaperto i giochi all’interno della maggioranza. I nuovi segretari di partito si trovano a dover gestire una giunta composta in larga parte da persone scelte dai loro predecessori, il che sta generando malumori, con il rischio che diventino una guerra tutta interna ai singoli partiti.

Il tema del rimpasto, quindi, non è solo una questione di equilibri numerici ma anche di rappresentanza di correnti: ogni leader vuole avere i propri riferimenti all’interno dell’esecutivo regionale. Se ufficialmente nessuno chiede il rimpasto, nei fatti Forza Italia è la forza politica che più ha interesse a ridisegnare la squadra di governo. Negli ultimi sei mesi il partito ha consolidato la sua presenza in Consiglio regionale, e sembra che nei prossimi mesi possa acquistare un nuovo consigliere dalla lista Fontana, e ora punta a ottenere almeno un assessore o un sottosegretario in più, nel caso di nessun rimpasto almeno una dirigenza di peso in una partecipata (come la Finlombarda, la società finanziaria della Regione) e la scelta del candidato sindaco a Milano. Anche Fratelli d’Italia non nasconde una certa insoddisfazione per l’attuale ripartizione delle deleghe. Il partito di Meloni è cresciuto elettoralmente, ma si trova con assessorati considerati di “secondo piano”. Uno dei nodi più delicati riguarda le infrastrutture e i trasporti, deleghe che FdI ritiene gestite in modo inefficace a causa dello “spacchettamento” tra più assessorati. Per questo, se si aprisse una trattativa, il partito punterebbe a riunire l’assessorato e chiedere anche un altro assessorato di peso, come quello degli enti locali o del bilancio.

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Le poltrone a rischio – Chi rischia di non superare il possibile rimpastoè Giorgio Maione, assessore all’ambiente e Clima, della lista Lombardia ideale. Gli altri due a tremare sono i due assessori Mazzali (assessore al Turismo, Marketing territoriale e Moda) e Franco (assessore alla Casa e Housing sociale), che si vedrebbero sostituiti eventualmente per dei passaggi interni a Fratelli d’Italia. Il cambio di segreteria ha ridisegnato i rapporti interni alla Lega, ma Fontana ha già avvertito il suo partito che si fida dei suoi assessori di riferimento, come Guidesi e Sertori, messi in discussione da Romeo, e difficilmente accetterà di sostituirli. Inoltre, la Lega sembra avere meno interesse a un rimpasto visto che ci andrebbe a perdere, ma non è scontato che Salvini in vista del congresso nazionale della Lega per calmare la fronda anti-salviniana lombarda (tra le più forti) possa chiedere un passo indietro a uno dei suoi assessori in favore di un fedelissimo di Romeo. Al contrario, le caselle più importanti come la vicepresidenza e il bilancio sembrano intoccabili. Uno dei nomi che continua a essere al centro delle discussioni è quello di Guido Bertolaso, assessore al Welfare (in cui rientra anche la sanità). Fontana lo considera un tecnico di fiducia e con lui ha un rapporto personale. Bertolaso ha dichiarato di non essere attaccato alla poltrona e pronto a lasciare: “Se si ritiene che il mio compito sia finito, non ho il minimo problema a fare un passo indietro”. Difficilmente farà un passo indietro, protetto dallo scudo di Fontana, nonostante diversi malumori sul suo operato e l’interesse di forzisti e meloniani per quella casella.

Più che un rimpasto immediato, sembra quindi prendere quota l’idea di un “tagliando” a metà legislatura, previsto tradizionalmente per fine estate, in concomitanza con il rinnovo delle presidenze delle commissioni consiliari. Storicamente, in Lombardia, i cambi di giunta avvengono in questa fase. Un ulteriore elemento che pesa sugli equilibri lombardi è il contesto nazionale. Se la presidenza del Veneto dovesse restare alla Lega, potrebbe esserci una spinta affinché la Lombardia venga sempre più guidata da Fratelli d’Italia, con un avvicendamento nella giunta che prepari il futuro della regione. Questo, però, è un gioco che si svilupperà più avanti, mentre nel breve periodo la priorità del centrodestra è mantenere un profilo basso per evitare che la questione diventi un tema nazionale. Intanto però, le manovre sotterranee proseguono, con ogni partito che cerca di posizionare i propri uomini in vista di un possibile riassetto.



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