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ANCONA Bene comune, produzione, territorio. Salta la formula dell’attrattività, che per le Marche fu a lungo una sfida vinta. Era nell’ordine delle cose, non lo è più. Persiste il perpetuarsi del danno: reazioni al problema, mai strategie. La rappresentazione plastica è la martoriata, da decenni di crisi industriali, Fabriano. Con tanto d’immancabile canovaccio di barricate/resistenza per arginare l’emergenza. Nel distretto industriale che decretò il tripudio, internazionale, del bianco, il variegato mondo dell’elettrodomestico per intenderci, tengono banco le situazioni delicate relative alla Beko Europe e alle Cartiere Fedrigoni.
Il confronto
In merito alla vertenza Beko, c’è attesa per il confronto che i sindacati avranno con il management della multinazionale turco/statunitense lunedì prossimo (alle 12,30), a Roma, al ministero delle Imprese e del Made in Italy, perché non c’è ancora chiarezza sul contenuto del nuovo piano industriale dell’azienda, dopo che la prima bozza era stata fermamente contrastata da parti sociali e istituzioni. Destano forte preoccupazione gli esuberi (ai 68 dello stabilimento di Melano, già annunciati, se ne potrebbero aggiungere almeno altri 300 tra gli impiegati dell’impianto di via Campo sportivo Merloni) e la questione legata allo sviluppo produttivo della stessa fabbrica di Melano, che da molti anni ormai realizza piani cottura a gas, elettrici e a induzione per l’area Emea (Europa, Medio Oriente, Africa). Per quanto concerne la vicenda delle Cartiere Fedrigoni, si è cominciato a dare risposte al personale ex società Giano, dopo lo stop produttivo della macchina F3. Dei 173 addetti, ora in cassa integrazione ne rimangono 50, «i quali – affermano i sindacati di categoria – dovranno essere ricollocati nel più breve tempo possibile». Al riguardo, dovrebbe partire un progetto sulla formazione. Oggi è previsto un summit, a Verona, per avviare il rinnovo del premio di risultato.
Il presidio
Sostanza e coordinate geografiche sembrano la base concettuale del teorema della continuità. Sono in 95 a Jesi ad aspettare di rientrare al lavoro nella fabbrica di via Roncaglia, abbandonata, con annuncio nel dicembre 2021, dalla multinazionale Usa Caterpillar. Ma a distanza di quasi tre anni dall’accordo siglato con Imr, realtà brianzola attiva nel settore della componentistica per automotive che ha rilevato il sito, «non c’è stato alcun passo avanti», hanno ribadito martedì scorso lavoratori e sindacati. Erano in presidio davanti alla Regione – dove poi il Consiglio ha approvato all’unanimità una mozione a loro sostegno – a chiedere che assicuri la tutela dei livelli occupazionali. Quello, ambizioso, che era stato presentato, parlava all’origine non solo di riassorbire i 179 dipendenti a tempo indeterminato coinvolti dalla vertenza Caterpillar (solo in 103 accettarono il passaggio in Imr) ma addirittura di arrivare oltre, fino a impiegare 197 persone. A fine 2024 però l’azienda ha annunciato la messa in discussione di quel piano e ha richiesto di prorogare, fino al 24 maggio, la cassa integrazione straordinaria. Ultimo sviluppo: l’assessore regionale al Lavoro Stefano Aguzzi ha riferito di contatti con la proprietà, che «ha ammesso la difficoltà, un piano globale è in fase di redazione per tutta la Imr. Mi è stato detto che sarà presentato entro marzo, prevedendo per Jesi il reimpiego di tutti. Allo stesso tempo sono state paventate incertezze riguardo ai tempi».
Le tre province
Spostando il navigatore dell’emergenza sul Piceno, sono due le vertenze che scuotono il mondo del lavoro. A novembre sempre la Beko Europe aveva annunciato la chiusura dello stabilimento di Comunanza, che produce lavatrici e lavasciuga con 320 dipendenti. Da quel momento si è aperta la mobilitazione di tutto un territorio che coinvolge le province di Ascoli, Fermo e Macerata, in quanto molti lavoratori provengono da queste aree. Per chiedere il ritiro della dismissione della fabbrica e un suo rilancio con investimenti adeguati, sulla scena si sono alternati scioperi e manifestazioni dei lavoratori. Il sindaco di Comunanza, Domenico Sacconi, ha chiamato a raccolta 70 sindaci delle tre province, sindacati, rappresentanti istituzionali e politici regionali e nazionali, per sostenere la vertenza a voce unica. Lunedì, dopo aver incontrato i vertici Beko in Turchia, il ministro Urso, tramite il governatore Acquaroli, ha fatto sapere che lo stabilimento di Comunanza non chiuderà. Ma l’ufficialità e le nuove intenzioni dell’azienda si conosceranno nell’incontro di lunedì prossimo al Mimit. La Pfizer, la società farmaceutica con 754 dipendenti, ha aperto la procedura di licenziamento per 82 lavoratori. Riduce da 82 a 72 gli esuberi e prevede incentivi all’esodo per i lavoratori vicini al pensionamento, garantendo il mantenimento dei circa 60 contratti in staff leasing. Tutte misure giustificate dall’azienda dal calo di produzione del paxcovid, farmaco molto usato durante la pandemia.
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