“False certificazioni sulle mascherine Covid”

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di Gilberto DondiSono accusati di aver contribuito a far arrivare in Italia, in piena emergenza Covid, mascherine prive dei necessari requisiti di sicurezza, quindi pericolose per chi le utilizzava. Per questo Antonio Bedonni, 69 anni, e il figlio Luca, 42, presidente e amministratore delegato della società Ecm di Castello di Serravalle, sono finiti a processo con l’accusa di ’vendita di prodotti industriali con segni mendaci’, un reato di cui rispondono “in concorso con numerose altre persone” rimaste ignote.

In sostanza, secondo la Procura la Ecm (Ente certificazione macchine) avrebbe fornito la ’certificazione CE’ poi usata da alcune aziende cinesi per far entrare in Italia e commercializzare mascherine spacciate per Ffp2 e Ffp3 mentre in realtà quei dispositivi non avevano i necessari requisiti di qualità e sicurezza. I fatti risalgono al periodo più buio dell’emergenza Covid, marzo-aprile 2020, quando l’Italia era in pieno lockdown. Della vicenda si è parlato ieri durante un’audizione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid e un ex funzionario dell’Agenzia delle dogane ha spiegato che dell’irregolarità delle mascherine erano informati in molti, a partire dalla Protezione civile e dal Mise, tanto che è tuttora aperta a Roma un’inchiesta in cui sarebbe coinvolto l’ex commissario Domenico Arcuri assieme ad altre persone.

Invece sull’Ecm ha indagato il pm di Bologna Davide Venturi e il caso è sfociato in un processo che vede appunto imputati Antonio e Luca Bedonni e la cui ultima udienza in ordine di tempo si è celebrata ieri, quando il legale dei due, Tommaso Guerini, ha chiesto un rinvio poi concesso dal giudice. Secondo la difesa, l’Ecm non ha mai certificato quelle mascherine e dunque i Bedonni sono innocenti. La tesi difensiva, infatti, è incentrata sulla differenza fra la ’certificazione CE’ e il ’Certificate of compliance’, che è un parere certificativo che ha un mero carattere commerciale e che viene fatto, tuttora, da tantissime società europee. In sostanza, per la difesa Ecm rilasciò il ’Certificate of compliance’, una certificazione volontaria che doveva servire alle aziende cinesi solo per movimentare le merci. Le stesse aziende avrebbero poi dovuto ottenere la certificazione CE da enti autorizzati, ma non lo fecero mai. Ma questo i Bedonni non potevano saperlo, secondo l’avvocato Guerini. E lo dimostrerebbe il fatto che, appena seppero delle irregolarità, interruppero i rapporti con i cinesi.

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Una tesi opposta a quella della Procura, secondo cui invece la Ecm era ben consapevole, anzi compartecipe dell’importazione illegale delle mascherine. Infatti per il pm il ’Certificate of compliance’ aveva “intestazione e veste grafica, compresa marcatura CE” tale “da indurre in inganno i compratori delle mascherine”, per lo più farmacie. Ecm, peraltro, è finita nei guai in una seconda inchiesta per una presunta evasione fiscale da 6,5 milioni di euro messa in atto prima del Covid, dal 2016 al 2019. Ma anche questa accusa viene respinta dalla difesa e, in attesa di definire la questione sul piano penale, la società ha chiuso il processo tributario pagando i 6,5 milioni all’Agenzia delle entrate.

Ecm è una società sana – dice l’avvocato Guerini –, un vanto del nostro territorio e queste due vicende, peraltro avvenute in un’epoca assai remota, devono essere fortemente ridimensionate. Per quanto riguarda i certificati, basti pensare che l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha archiviato tutto in fase predibattimentale. Siamo quindi certi di riuscire a dimostrare la correttezza dell’operato della Società e dei suoi amministratori. Quanto alla vicenda fiscale, si tratta di alcune irregolarità formali già definite con l’Agenzia delle Entrate e che a breve sono certo chiariremo anche con la Procura della Repubblica”.

“Le notizie che filtrano dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid sono sconcertanti e configurano un vero e proprio scandalo. Fratelli d’Italia si impegna ad andare fino in fondo a questa vergognosa vicenda”, dichiarano invece in una nota congiunta i capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Galeazzo Bignami e Lucio Malan.



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