Conducente fermato dalla polizia e risultato positivo al THC : il datore di lavoro può licenziare il dipendente? Quali sono le conseguenze sul rapporto di lavoro?
Con l’aumento dei controlli da parte delle forze dell’ordine nei confronti di chi è sospettato di guidare sotto l’effetto di sostanze psicotrope o stupefacenti, è normale chiedersi quali potrebbero essere le possibili ripercussioni sul rapporto di lavoro in caso di accertamento del reato previsto dall’articolo 187 del codice della strada. Pertanto, se sei stato trovato positivo a un test preliminare, al test salivare, o se sei stato portato in ospedale per prelievi di liquidi biologici (sangue o urine), potresti domandarti: se sono positivo al THC in un test antidroga effettuato fuori dall’orario di lavoro, il mio datore di lavoro può licenziarmi?
La risposta è: “dipende”. La legge non vieta in assoluto al datore di lavoro di licenziare un dipendente per uso di droghe fuori dal lavoro, ma ci sono molti “se” e “ma”. In questa guida, ti spiegheremo quando il licenziamento è legittimo, quando è illegittimo, e come puoi difenderti da un procedimento disciplinare ingiusto.
Preparati a scoprire che la tua vita privata non è sempre così privata, soprattutto se il tuo lavoro richiede particolare attenzione e responsabilità.
Il mio capo può obbligarmi a fare un test antidroga? Il datore di lavoro non può obbligarti a fare un test antidroga a sorpresa, senza il tuo consenso, a meno che non ci siano specifiche previsioni di legge o del contratto collettivo. Difatti, se svolgi mansioni che mettono a rischio la sicurezza tua o di altri (es: guidi camion, treni, aerei; usi macchinari pericolosi; lavori in un cantiere; ecc.), il datore di lavoro può sottoporti a test antidroga periodici, ma solo nei modi e nei tempi previsti dalla legge.
Quali sono le mansioni “a rischio” per cui sono previsti test antidroga obbligatori?
Le mansioni “a rischio” sono quelle che comportano un elevato pericolo per la sicurezza, l’incolumità e la salute del lavoratore e di terzi. Ecco alcuni esempi:
- autisti di veicoli pesanti, autobus, taxi, ambulanze, ecc.;
- macchinisti e personale ferroviario;
- controllori di volo e personale aeroportuale addetto alla sicurezza;
- addetti al trasporto di merci pericolose;
- operai che utilizzano macchinari pericolosi (presse, gru, ecc.);
- lavoratori edili che operano in quota;
- personale sanitario a contatto con pazienti;
- personale scolastico a contatto con minorenni;
- forze dell’ordine.
Il capo può licenziare un dipendente positivo al test antidroga effettuato fuori dall’orario di lavoro?
Vediamo ora se sussiste la possibilità per il datore di lavoro di adottare provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento, nei confronti di un dipendente che risulti positivo al test antidroga effettuato al di fuori dell’orario di lavoro.
La giurisprudenza ha affermato che le condotte extralavorative possono assumere rilievo disciplinare quando compromettono il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e dipendente. In particolare, la Corte di Cassazione ha stabilito che:
«La fiducia, che è fattore condizionante la permanenza del rapporto, può essere compromessa, non solo in conseguenza di specifici inadempimenti contrattuali, ma anche in ragione di condotte extralavorative che, seppure tenute al di fuori dell’impresa o dell’ufficio e non direttamente riguardanti l’esecuzione della prestazione, nondimeno possono essere tali da ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario tra le parti qualora abbiano un riflesso, sia pure soltanto potenziale ma oggettivo, sulla funzionalità del rapporto e compromettano le aspettative di un futuro puntuale adempimento dell’obbligazione lavorativa, in relazione alle specifiche mansioni o alla particolare attività» (Cass. sent. n. 8944/2023).
Pertanto, se la condotta del dipendente, pur avvenuta fuori dall’orario di lavoro, è tale da incidere negativamente sul rapporto fiduciario, il datore di lavoro può legittimamente adottare provvedimenti disciplinari, incluso il licenziamento.
Positività al test del THC e conseguenze lavorative
La positività al test del THC può avere conseguenze sul rapporto di lavoro, soprattutto se il dipendente svolge mansioni che richiedono particolare attenzione e responsabilità, come la guida di veicoli o l’uso di macchinari pericolosi. In tali casi, l’assunzione di sostanze stupefacenti può costituire un rischio per la sicurezza sul lavoro e per l’incolumità dei colleghi e di terzi.
L’art. 2087 cod. civ. impone al datore di lavoro di adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori. Questo obbligo può giustificare l’adozione di provvedimenti nei confronti di un dipendente che, assumendo droghe, metta a rischio la sicurezza sul lavoro.
La Corte di Cassazione ha affermato che:
«La condotta illecita extralavorativa è suscettibile di rilievo disciplinare poiché il lavoratore è tenuto non solo a fornire la prestazione richiesta ma anche, quale obbligo accessorio, a non porre in essere, fuori dall’ambito lavorativo, comportamenti tali da ledere gli interessi morali e materiali del datore di lavoro o compromettere il rapporto fiduciario con lo stesso, di talché tali condotte possono anche determinare l’irrogazione della sanzione espulsiva ove siano presenti caratteri di gravità» (Cass. sent. n. 28368/2021).
In un altro caso, la Cassazione ha ribadito che:
«Le condotte extralavorative che possono assumere rilievo ai fini dell’integrazione della giusta causa afferiscono non alla sola vita privata in senso stretto, bensì a tutti gli ambiti nei quali si esplica la personalità del lavoratore e non devono essere necessariamente successive all’instaurazione del rapporto, sempre che si tratti di comportamenti appresi dal datore dopo la conclusione del contratto e non compatibili con il grado di affidamento richiesto dalle mansioni assegnate al dipendente e dal ruolo da quest’ultimo rivestito nell’organizzazione aziendale» (Cass. sent. n. 8944/2023).
Nel caso in cui un dipendente risulti positivo al test del THC effettuato fuori dall’orario di lavoro, il datore di lavoro dovrà valutare se tale condotta compromette il rapporto fiduciario e se incide sulla sicurezza sul lavoro.
Se il dipendente svolge mansioni che richiedono particolare attenzione e responsabilità, come la guida di veicoli, l’assunzione di sostanze stupefacenti può costituire un grave inadempimento degli obblighi contrattuali e giustificare il licenziamento per giusta causa.
In tal caso, il datore di lavoro dovrà seguire la procedura disciplinare prevista dall’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori (L. 300/1970), contestando per iscritto l’addebito al dipendente e consentendogli di presentare le proprie difese nei 5 giorni successivi. Solo all’esito della scadenza di tale termine potrà procedere a notificargli la lettera di licenziamento (di tanto parleremo meglio più avanti).
A questo punto probabilmente ti chiederai: «se non faccio un lavoro “a rischio”, il capo può licenziarmi se risulto positivo a un test antidroga fatto fuori dal lavoro? Di regola, no. La tua vita privata è tua, e il datore di lavoro non può “ficcare il naso”. Tuttavia, se la tua condotta extralavorativa (cioè, fuori dal lavoro) è talmente grave da compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia con il datore di lavoro, il licenziamento potrebbe essere giustificato. Ma deve trattarsi di casi estremi (es: commetti un reato grave, che danneggia l’immagine dell’azienda).
Esempi pratici:
- Caso 1: un impiegato di banca viene arrestato per spaccio di droga. Il licenziamento è probabilmente legittimo, perché la condotta, pur essendo extralavorativa, lede gravemente l’immagine della banca e il rapporto di fiducia;
- Caso 2: un operaio viene trovato positivo alla cannabis a un controllo stradale, nel tempo libero. Il licenziamento è probabilmente illegittimo, a meno che il suo lavoro non richieda la patente o particolari standard di sicurezza;
- Caso 3: un autista di autobus viene trovato positivo alla cocaina ad un controllo stradale, nel tempo libero. Il licenziamento è probabilmente legittimo, data la mansione svolta.
Cosa deve fare il datore di lavoro prima di licenziare?
Anche in caso di condotta extralavorativa grave, il datore di lavoro deve rispettare la procedura disciplinare prevista dall’articolo 7 dello Statuto dei Lavoratori:
- deve contestare per iscritto al dipendente il fatto illecito (es: “risultato positivo al test antidroga in data…”);
- deve concedere al dipendente un termine di 5 giorni per presentare le proprie giustificazioni (per iscritto e/o a voce). Attenzione: il procedimento disciplinare può essere avviato solo se non è decorso troppo tempo da quando il datore ha preso notizia dell’illecito extralavorativo;
- deve valutare attentamente le giustificazioni eventualmente fornite dal dipendente;
- solo dopo aver valutato le giustificazioni, può decidere se applicare una sanzione disciplinare (e quale) o se archiviare il caso.
Come posso difendermi da un licenziamento illegittimo?
Se ritieni che il licenziamento sia illegittimo:
- entro 60 giorni dalla ricezione della lettera di licenziamento, devi inviare al datore di lavoro una lettera (raccomandata A/R o PEC) in cui dichiari di impugnare il licenziamento;
- entro i 180 giorni successivi dall’invio della suddetta lettera, devi depositare un ricorso presso il Tribunale del Lavoro attraverso un avvocato.
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