“Italia, il tuo suolo è nato per
non essere schiavo! Che bella frase”. “Il coraggio di una
persona può trascinare quello di tutti”. “L’Inno d’Italia
risuona nei cuori di milioni di Italiani per ricordare le pagine
della nostra storia”. Sono alcune delle frasi che da oggi
vengono proiettate sul ledwall del palazzo della Regione
Liguria: pensieri degli studenti liguri che hanno partecipato
alle iniziative promosse dalla presidenza del Consiglio comunale
e patrocinate dall’Università di Genova e dall’Ufficio
scolastico regionale, per celebrare Genova città dell’Inno
Nazionale, che si sono concluse questa mattina nella sala del
Maggior Consiglio di Palazzo Ducale con il convegno Genova città
dell’Inno nazionale alla scoperta del Canto degli italiani,
Goffredo Mameli e Michele Novaro: genesi di un simbolo.
“Dobbiamo rendere sempre più consapevoli i genovesi e
soprattutto i ragazzi – dice il vicesindaco Pietro Piciocchi –
che Genova è la città dove è nato l’inno di tutti gli italiani.
Iniziative come questa, organizzata dal presidente del Consiglio
Cassibba, che ringrazio, molto partecipate dai giovani, sono
importanti per riscoprire le nostre radici come simbolo di
unità, identità e di comunità. L’inno nazionale può dare un
contributo fondamentale per valorizzare il nostro senso di
comunità”. Il 2025 sarà per Genova l’anno dedicato
all’Ottocento. “Sicuramente avremo modo di tornare sui temi del
Risorgimento e sottolineare nuovamente Genova come città
dell’inno, valorizzando il nostro Museo del Risorgimento a cui
potremmo pensare che possa diventare Museo del Risorgimento e
dell’Inno nazionale”, aggiunge. Un percorso che ha visto
coinvolti più di 600 ragazzi delle scuole medie e superiori
liguri in un progetto scolastico dove i più grandi hanno
raccontato ai più piccoli la storia dei principali protagonisti
del Risorgimento e raccolto e condiviso le diverse impressioni
all’uscita della Stanza dell’Inno, sala immersiva costruita
attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale nel museo
visitabile fino al 19 dicembre. Forti di questo percorso, i più
piccoli hanno partecipato al laboratorio Ma cosa ti dice l’Inno?
e, con l’aiuto degli insegnanti e arricchiti della formazione
avuta dai loro compagni e dalla visita al Museo, hanno composto
i loro pensieri ispirati dal Canto degli Italiani, che questa
mattina sono stati letti davanti ad una platea gremita di
giovani.
“Abbiamo voluto coinvolgere non solo le scuole, – ha
dichiarato il presidente del Consiglio comunale Carmelo Cassibba
– ma l’intera comunità genovese, perché crediamo che il senso di
appartenenza nasca dalla condivisione. Sono davvero felice della
grande partecipazione che abbiamo avuto oggi e spero che ai
ragazzi possa rimanere qualcosa di questa giornata, che li aiuti
a riflettere sul significato delle parole di Mameli, sulla forza
della musica di Novaro, e sul valore di essere parte di una
comunità che affonda le sue radici in una storia straordinaria e
che loro avranno il compito di continuare a scrivere”. I lavori,
cominciati alle 9,30, hanno visto gli interventi di Gabriella
Airaldi, già ordinaria di Storia medievale all’Università di
Genova, specialista di storia mediterranea e delle relazioni
internazionali dal Medioevo all’età moderna, con un intervento
sulla figura di Goffredo Mameli e il Canto degli Italiani,
Eugenio Garoglio, dottore di ricerca in Storia moderna presso
Università del Piemonte Orientale con un intervento sul
combattimento nell’800 e Michele D’Andrea, che ha parlato del
vero volto di Mameli, ancora avvolto dal mistero. Hanno concluso
la mattinata le studentesse del liceo coreutico Piero Gobetti,
con un’esibizione di danza contemporanea, ispirata a musiche dal
sapore ottocentesco e le loro colleghe del classico con un
momento tratto dal celebre balletto dell’800 “Excelsior”. Il
gran finale ha visto gli studenti del Liceo Musicale Sandro
Pertini e tutta la sala intonare la prima partitura dell’Inno di
Mameli.
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