Banche, ecco perché Panetta ha fatto bene a parlare del risiko

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Ultim’ora news 17 febbraio ore 20

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Le dichiarazioni a braccio fatte dal governatore di Bankitalia Fabio Panetta, fuori dal testo del discorso ufficiale tenuto nel congresso di Assiom Forex di Torino, hanno finito per calamitare l’interesse dei media e quasi capovolgere la priorità dei temi tra concentrazioni bancarie e relativi commenti. Ai suoi tempi il governatore Antonio Fazio evitava accuratamente le dichiarazioni fuori testo perché, in base all’esperienza, diceva che su di esse poi si sarebbe concentrata la prevalente attenzione, a scapito del rigore del testo stesso.

Ma non è secondaria la necessità di distinguere tra chi, tra gli osservatori, ha scritto sostenendo la necessità che il vertice di Palazzo Koch parlasse delle ops anche con riferimento al merito e chi, come è stato fatto ripetutamente su queste colonne, ha sostenuto che fosse doveroso un intervento della Vigilanza per indicare, in generale, criteri, finalità, vincoli, caveat, poteri decisionali relativi alle operazioni di fusione, avendo come guida l’osservanza della sana e prudente gestione e della stabilità. Nessuno stimolo, quindi, a portare Bankitalia nei talk show che, invece, se non si distinguesse bene tra ciò che è violazione di vincoli di riservatezza e ciò che è trasparenza e accountability, finirebbero con il trattare autonomamente la materia, pur senza alcun intervento dell’Istituto.

Il discorso di Torino

Ciò che è stato ripetutamente richiesto su queste colonne è null’altro di quanto il governatore ha poi detto a Torino sulle aggregazioni. Il paragrafo delle concentrazioni, anche per la sua stretta attualità, richiede una particolare attenzione. Innanzitutto, il governatore ritiene che queste iniziative, mosse dall’abbondanza di capitale e dal restringimento della redditività di prestito, se realizzate, ridurrebbero significativamente il divario dimensionale tra intermediari italiani e i concorrenti europei.

Sono dunque da inquadrare in un processo di integrazione e consolidamento del mercato europeo: in sostanza, non si tratta di aggregazioni di rilievo solo nazionale, che a Francoforte sono ritenute meno importanti di quelle di rilevanza comunitaria. Si tratta, dunque, di un’importante affermazione. Poi Panetta espone i procedimenti autorizzativi ai quali sono sottoposte le iniziative in questione che coinvolgono la Banca d’Italia; e qui è necessario precisare che ciò può avvenire in forma autonoma, con pareri per la Vigilanza centrale o con decisioni finali proprie, a seconda degli intermediari coinvolti. Importante è altresì la notazione secondo la quale i promotori delle aggregazioni non sono tenuti a informare preventivamente le autorità.

Il ruolo della Vigilanza

Ora, avendo letto alcune strampalate considerazioni di esperti o sedicenti tali a proposito di ciò che accadeva prima e di quel che si verifica ora, è doveroso chiedere ancora: esiste qualcuno che può mai pensare che delle operazioni anzidette non sia stata preventivamente informata la Vigilanza, domestica e accentrata? Si può mai arrivare a tale infantile ingenuità? Poi il governatore indica criteri e requisiti che sono alla base del vaglio della Vigilanza: la conformità alle normative italiane ed europee vigenti, la capacità di ciascuna operazione di dare vita a un intermediario solido, l’affermazione di una sana e prudente gestione a servizio dell’economia reale, la tutela della stabilirà finanziaria. Dopodiché l’esito delle operazioni è affidato alle dinamiche del mercato e alle scelte degli azionisti, ha concluso Panetta, con questo rilievo importante e che sembra essere un minus dixit quam voluit.

Occorre avere presente ciò che Roberto Sommella ha efficacemente rilevato nel settimanale Milano Finanza in edicola, a proposito della pluralità di authority, italiane ed europee, che dovranno rilasciare il proprio parere sulle predette operazioni con collegamenti e intrecci che non rispondono di certo all’esigenza di una deflazione burocratica con misure di snellimento e razionalizzazione necessarie in una foresta di organi intervenienti, mentre finora nessuno ha pensato alla realizzazione di sedi unitarie – del tipo Conferenza dei Servizi, a livello nazionale – per sveltire i procedimenti. Insomma, pur con alcuni aspetti problematiche, ora è definito il quadro di riferimento. (riproduzione riservata)



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