PESCARA – L’ennesimo suicidio in carcere, questa volta quello di Pescara, scatena la protesta dei detenuti che si tramuta in un principio di incendio che causa feriti e intossicati. Una testimonianza dell’invivibilità inumanità e incontrollabilità dei penitenziari italiani e, quindi, anche abruzzesi.
Caos al carcere di Pescara dopo un suicidio: nella notte un detenuto si è tolto la vita e stamani è scoppiata la rivolta, tra proteste e un incendio. Il bilancio finale è di una dozzina di persone intossicate dal fumo, tra cui anche alcuni agenti di Polizia penitenziaria.
Il principio di incendio nel carcere San Donato di Pescara è da ricondurre alla protesta scoppiata dopo il suicidio di un recluso avvenuto nella notte. Alcuni detenuti sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale cittadino per aver inalato fumo.
Sul posto sono presenti alcune ambulanze del 118, oltre naturalmente alla Polizia penitenziaria.
La vicenda riaccende il dibattito sulla situazione delle carceri italiane, anche alla luce degli altri due suicidi in cella registrati nei giorni scorsi in Toscana. I problemi sono iniziati stamani attorno alle 10 e sono probabilmente riconducibili al suicidio avvenuto nella notte.
Non solo un detenuto che è salito sul tetto per protesta, ma anche un incendio appiccato dai reclusi, con il fumo visibile in gran parte della città. Sul posto sono subito intervenuti i Vigili del fuoco e il 118, che hanno operato non senza difficoltà.
Subito intervenuta anche la polizia di Stato, che ha presidiato l’area. Le criticità sono andate avanti per alcune ore: dopo una trattativa nel pomeriggio è tornata la normalità. La vicenda odierna riaccende i riflettori sulle condizioni delle carceri italiane. Quello del carcere di San Donato a Pescara è il tredicesimo suicidio in cella in Italia dall’inizio dell’anno. Tra venerdì e sabato altri due suicidi si sono registrati a Firenze e a Prato.
“E’ un vero stillicidio – afferma Aldo Di Giacomo, del Sindacato di polizia penitenziaria (Spp) – si tratta quasi sempre di persone con una condanna non definitiva, ed è scesa l’età media di chi si toglie la vita in carcere. E pensare che 19mila detenuti potrebbero uscire se solo fossero informati della possibilità di scontare la pena con altre forme di carcerazione. C’è purtroppo il disinteresse assoluto dell’amministrazione penitenziaria”.
Il segretario regionale Uilpa Polizia penitenziaria, Ruggero Di Giovanni, ricorda che il carcere di Pescara ha “capienza regolamentare di 270 posti e vede oggi presenti 445 detenuti, ovvero un sovraffollamento del 160% con un’altissima percentuale di psichiatrici e tossicodipendenti; se aggiungiamo che a fronte dei 138 agenti necessari, secondo una pianta organica che abbiamo sempre contestato, abbiamo solo 107 agenti con una carenza di 30 unità è facile capire che non si trattava di capire se, ma solo quando sarebbe accaduto”.
Il sindacato chiederà al provveditore regionale, Giacinto Siciliano, come intervento immediato quello di ridurre il numero di detenuti presenti a Pescara.
Sulla vicenda intervengono i consiglieri regionali della Lega Carla Mannetti e Vincenzo D’Incecco.
“La situazione nelle carceri abruzzesi sta diventando ormai insostenibile. L’ultimo eclatante episodio, stamattina, nella casa circondariale di San Donato a Pescara dove un detenuto è morto suicida e subito dopo si è scatenata una rivolta. E non è la prima volta che succede.
Considerata la gravità dei fatti, stiamo seguendo con attenzione l’attuazione dei provvedimenti di recente approvati dal governo. Misure volute proprio dalla Lega e contenute in un disegno di legge di conversione del decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, approvato dalla Camera in via definitiva il 7 agosto 2024 – affwermano D’Incecco ela Mannetti -.
Il provvedimento prevede fra le altre cose l’assunzione di personale di polizia penitenziaria e di dirigenti e medici penitenziari; la semplificazione del procedimento per la concessione della liberazione anticipata; l’istituzione del Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria; l’aumento del numero di colloqui telefonici consentiti ai detenuti.
La Lega – concludono i due reginali leghisti – è stata sempre molto sensibile al tema tanto che nel suo programma è prevista proprio ‘Una riforma dell’ordinamento penitenziario che garantisca piena dignità al detenuto e sicurezza nelle carceri? e , quindi, assunzioni tra le fila della Polizia penitenziaria e la costruzione di nuovi istituti penitenziari, moderni e vivibili”.
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