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In cantiere subito una nuova rottamazione o il taglio IRPEF per il ceto medio? Sulla novità in cima alla lista di priorità la parola passa a lettrici e lettori: risposta al sondaggio direttamente online e commenti via mail
In queste settimane il Fisco fa discutere (più del solito) e accende i riflettori su due possibili nuove direzioni da seguire: una rottamazione quinquies o un nuovo taglio IRPEF per il ceto medio?
Sulla carta le due misure sono del tutto in linea con il programma iniziale di questo Governo. Calate nell’attualità, però, devono fare i conti con le misure già adottate, con i costi e con le prospettive che tracciano.
E tra le due alternative in campo la parola passa a lettrici e lettori.
L’invito è anche quello di motivare la propria posizione con considerazioni e commenti tramite mail da inviare all’indirizzo [email protected] da inviare con oggetto “Rottamazione o IRPEF- sondaggio”.
Nuova rottamazione o taglio IRPEF per il ceto medio? Il Governo a un bivio
In queste settimane il futuro del Fisco sembra essere a un bivio tracciato dalla continuazione del percorso di appiattimento dell’IRPEF e dalla costruzione di una strada per permettere, ancora una volta e con modalità diverse, ai cittadini e alle cittadine che hanno debiti da sanare di mettersi in regola.
Una ulteriore revisione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è senza dubbio una priorità di quest’anno per l’Esecutivo, ma il Ministero dell’Economia e delle Finanze sembra essere aperto anche all’ipotesi di una nuova rottamazione delle cartelle.
E nonostante il punto di equilibrio da trovare all’interno della maggioranza sia prima di tutto politico, i prossimi passi non potranno prescindere da una serie di valutazioni più tecniche che tengano conto anche di quanto è stato già fatto.
Verso una nuova rottamazione?
L’attuale Esecutivo ha debuttato a fine 2022 proprio con una tregua fiscale che metteva in campo una serie di strumenti per mettersi in regola con il Fisco. Tra questi la rottamazione quater, ancora in corso, che permette di sanare le cartelle dal 2000 al 2022 e che tornerà ad essere accessibile fino al prossimo 30 aprile per coloro che non hanno rispettato le scadenze.
Nel frattempo la Lega ha presentato una proposta di legge per una rottamazione quinquies che dovrebbe permettere ai cittadini e alle cittadine di pagare le cartelle fino al 2023 in 10 anni, senza maxi rate d’anticipo e senza applicare sanzioni e interessi.
Sul suo costo non ci sono stime ufficiali, si è parlato inizialmente di un valore di oltre 5 miliardi e poi di una rimodulazione al ribasso, fino a un miliardo di euro.
Le rottamazioni portano anche un flusso immediato di risorse nelle casse dello Stato, ma come insegna la definizione agevolata attualmente in corso tra coloro che aderiscono e coloro che riescono a tenere il passo con i pagamenti c’è un forte divario che non permette di fare previsioni certe sui possibili incassi.
Nel frattempo è in corso quella che il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo ha definito una operazione verità sul magazzino dei carichi affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione che ha un valore 1.275 miliardi.
Un’apposita commissione sta studiando lo stato dell’arte così da individuare le possibili soluzioni per ridurre la mole di debiti che restano non pagati e proprio l’acquisizione di questi dati potrebbe essere centrale nella valutazione di una nuova rottamazione.
Da un anno all’altro il taglio IRPEF per il ceto medio resta al centro dei riflettori
Anche sull’IRPEF il Governo è già intervenuto. La riforma fiscale ha inaugurato il cantiere per la costruzione di un nuovo assetto dell’imposta sul reddito delle persone fisiche che rimane ancora aperto.
Nelle intenzioni iniziali già quest’anno si sarebbe dovuti passare a un meccanismo di calcolo basato su due aliquote e scaglioni. Presto, però, gli obiettivi sono stati rimodulati:
- una riduzione della seconda aliquota dal 35 al 33 per cento;
- una estensione del secondo scaglione a 65.000 euro;
- un mix di entrambi gli interventi.
Secondo le stime dei Commercialisti, ciascuna delle due voci avrebbe un costo di circa 2,5 miliardi. E, visti i risultati del concordato preventivo su cui si erano concentrate tutte le speranze, non è stato possibile giocare neanche questa partita al ribasso.
La Legge di Bilancio 2025 si è limitata a confermare in via strutturale l’IRPEF basata su tre aliquote e scaglioni e ha rimandato a data da destinarsi un ulteriore taglio per il ceto medio, intervento rimasto al centro dell’attenzione in questi primi mesi dell’anno.
Anche tenendo conto di questo storico, delle promesse fatte e dell’impatto delle due misure, il Governo dovrà costruire la sua lista di priorità e scegliere di proseguire durante quest’anno verso almeno una delle due strade di questo bivio fiscale.
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