Le banche italiane riducono gli interessi pagati a correntisti e depositanti. La stagnazione frena i prestiti

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Con una rapidità mai vista quando le cose si muovono in senso opposto, le banche italiane hanno ridotto i già modesti interessi pagati a correntisti e depositanti, in seguito alla riduzione dei tassi decisa dalla Banca centrale europea. Secondo il rapporto mensile dell’Associazione bancaria italiana il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) a gennaio 2025 è stato il 2,77%, a fronte del 2,89% di dicembre.

A gennaio 2025 il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato dello 0,86% (0,89% nel mese precedente; 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente, che, ripete l’Abi “non ha la funzione di investimento e permette di utilizzare una moltitudine di servizi, è lo 0,43% (0,46% nel mese precedente; 0,02% a giugno 2022)”.

Tuttavia, è anche grazie ai soldi dei correntisti che le banche hanno la possibilità di erogare prestiti a famiglie e imprese e di lucrare sulla differenza di interessi che pagano e quelli che incassano. Proprio questa forbice, ampliatasi negli ultimi anni grazie ai rialzi dei tassi della Bce e alla lentezza con cui le banche hanno trasferito i benefici anche ai depositanti, ha permesso agli istituti di credito di inanellare una serie di bilanci record plurimiliardari. Inoltre, molti balzelli introdotti quando i tassi erano bassissimi, e in base a ciò motivati (commissioni di prelievo, etc), non sono mai stati eliminati una volta che i tassi hanno ripreso a salire.

Per effetto delle stesse dinamiche, a gennaio, il tasso medio applicato ai nuovi mutui è sceso al 3,09% dal 3,11% del mese precedente e dal 4,42% di dicembre 2023. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è calato al 4,20% dal 4,40% del mese precedente e dal 5,45% di dicembre 2023. L’Abi fa infine sapere che “Il rallentamento della crescita economica contribuisce a deprimere la domanda di prestiti“. I prestiti a imprese e famiglie sono scesi dell’1% rispetto a un anno prima, stesso valore del mese precedente.

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