Lucchese, l’ex presidente Fouzi Hadj latitante e ricercato dopo la condanna definitiva per bancarotta

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LUCCA. Nel 2005 era stato accolto dal popolo rossonero come il Messia che avrebbe riportato la Lucchese in serie A. Tre anni dopo la società veniva estromessa dal campionato di serie C e subiva il primo crac nella gloriosa storia del club. Quindici anni dopo Fouzi Ahmad Hadj, nato in Siria il 27 luglio 1953, è uccel di bosco da oltre un anno pur essendo stato colpito da un provvedimento di esecuzione pena, dovendo ancora espiare 4 anni, 3 mesi e 19 giorni di reclusione, emesso dalla procura generale di Firenze. Come nella fiaba dei fratelli Grimm “Il Pifferaio magico” per quasi tre anni il falso cardiochirurgo dipinto come imprenditore dall’immensa ricchezza con giacimenti di bauxite e minerali preziosi ha avuto buona parte della città e della tifoseria ai suoi piedi. E qualcuno ha continuato a credere alle sue parole anche a distanza di tempo dal fallimento del club rossonero nonostante l’arresto, i processi e le condanne. Oggi per lo Stato italiano Fouzi Hadj è un latitante ed è ricercato dall’Interpol affinché, in seguito alla sentenza divenuta definitiva sconti la pena detentiva.

Le contestazioni

Nei tre gradi di giudizio l’ex presidente della Lucchese è stato condannato in via definitiva per i reati di evasione fiscale e bancarotta fraudolenta per fatti relativi agli anni 2007 e 2008. Per il reato di evasione fiscale Hadj, in veste di rappresentante dell’As Lucchese Libertas, non ha versato, entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale di sostituto d’imposta per il 2007, 185.425 euro. Inoltre, agendo in concorso, nelle vesti di amministratore dell’As Lucchese Libertas dichiarata fallita dal Tribunale di Lucca il 19 novembre 2008, ha fatto rilevare contabilmente al conto cassa assegni (il 31 marzo 2008) l’assegno bancario di 500mila euro _ tratto sul conto intestato alla compagna Alisa Pilipenko e a firma della stessa _ che sarebbe dovuto servire a titolo di versamento finalizzato alla ricostituzione del capitale sociale deliberato in sede di assemblea straordinaria dell’ 8 novembre 2007. Un assegno che in realtà non venne mai portato all’incasso per mancanza di fondi a copertura. Anzi, successivamente, l’assegno venne distrutto con conseguente storno dei dati alla precedente scrittura contabile, cagionando a seguito di quell’operazione dolosa, la mancata ricapitalizzazione. E in ragione dell’aggravio del dissesto venutosi a formare nel frattempo (stimato alla fine dal curatore fallimentare in circa otto milioni di euro) per effetto delle ordinarie spese di gestione – e in relazione alle quali dissimulando il dissesto continuava a ricorrere al credito – portava al fallimento del club rossonero.

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Soldi distratti al club

Quel presidente tanto esaltato dalla Curva e da una parte della città, in realtà, atti giudiziari alla mano, al fine di ingannare soci e pubblico e di conseguire un ingiusto profitto in assemblea straordinaria – e quindi in comunicazione sociale prevista dalla legge – sosteneva falsamente l’emissione da parte di Hisbc Private Bank a favore dell’As Lucchese Libertas del bonifico bancario estero, cagionando in conseguenza della mancata ricapitalizzazione nonché dell’aggravio del dissesto venutosi a creare per effetto delle ordinarie spese di gestione e dell’ulteriore applicazione di interessi passivi, il fallimento della società. E non è tutto. Nella sentenza definitiva si legge: “Hadj nel giorno della declaratoria fallimentare distraeva 230.225 risultanti contabilizzati come pagamenti effettuati nel periodo dal 16 luglio 2007- 21 dicembre 2007 a titolo di anticipi ai fornitori senza alcuna indicazione degli stessi”. Quindi solo gli amici che gli tenevano bordone venivano saldati. Sempre dalla sentenza “Il presidente prelevò in contanti 11mila euro, il 15 settembre 2008 dal conto del club acceso alla Cassa di Risparmio di Volterra, di cui non risulta alcuna giustificazione di utilizzo ai fini sociali”. E infine “Quattro assegni circolari da 10mila euro ciascuno in data 30 settembre 2008 (a un mese e mezzo dal fallimento) furono staccati dal conto corrente intestato alla As Lucchese Libertas dalla filiale di Lucca della Cassa di Risparmio e direttamente negoziati da Fouzi alla filiale di Genova della Banca Intesa San Paolo per scopi estranei all’oggetto sociale. Tre assegni venivano consegnati nell’interesse del Bar Sacher Srl con sede a Genova-Nervi legalmente amministrato dalla moglie Alisa Pilipenko mentre uno veniva incassato dalla stessa per la Sacher Srl». Infine la somma di 50mila euro – portata da 10 assegni circolari di 5000 euro cadauno tratti 20 giorni prima del crac sul conto corrente dell’As Lucchese Libertas alla filiale di Lucca della CdR di Volterra – veniva monetizzati per scopi estranei alla società rossonera. Due venivano incassati per debiti contratti dalla Sacher Srl e un assegno consegnato per la lavori eseguiti al bar Sacher di Nervi». l

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