Fine vita, in Umbria ormai decaduta la proposta per una morte «serena». Avs al fianco di Santi

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di Daniele Bovi

L’approvazione della legge regionale della Toscana sul fine vita e la battaglia di Laura Santi hanno permesso di accendere nuovamente il riflettore sul tema anche in Umbria.

Nodo da sciogliere Al momento la maggioranza di centrosinistra – insediatasi da poche settimane – la questione non l’ha affrontata in modo organico. Negli uffici di Palazzo Cesaroni un disegno di legge non c’è anche perché – come spiegato venerdì da Laura Santi e da Marco Cappato – l’associazione Luca Coscioni farà partire da aprile una raccolta di firme con l’obiettivo di portare in consiglio la proposta di legge di iniziativa popolare «Liberi subito», sulla falsariga di quella Toscana. Negli anni passati il dibattito a Palazzo Cesaroni non è mai decollato.

«LIBERI SUBITO», COSA PREVEDE LA PROPOSTA DI LEGGE

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Il ddl Paparelli A fine 2022 l’allora portavoce delle opposizioni, il dem Fabio Paparelli, presentò un ddl con il quale si puntava a garantire l’assistenza sanitaria per una morte «serena e indolore» in pazienti terminali o cronici. Il ddl (mai discusso e ora decaduto con la fine della precedente consiliatura) si basava sul famoso pronunciamento del 2019 della Corte costituzionale – la cosiddetta «Sentenza Cappato» – con la quale veniva dichiarata l’illegittimità costituzionale parziale dell’articolo 580 del codice penale (quello che si occupa di istigazione o aiuto al suicidio). La proposta di legge di Paparelli si concentrava sul suicidio medicalmente assistito, che, in determinati casi stabiliti dalla sentenza della Consulta, è considerato un diritto inviolabile basato sull’articolo 32 della Costituzione e sulla legge 219 del 2017 (quella sulle Disposizioni anticipate di trattamento).

FINE VITA, IN UMBRIA PARTE LA RACCOLTA DI FIRME

Le proposte La proposta parlava di supporto ai malati che scelgono di interrompere i trattamenti di mantenimento artificiale della vita, purché siano pienamente consapevoli e in grado di prendere decisioni autonome; accesso alle prestazioni (sempre gratuite) riservato a chi vive sofferenze fisiche e psicologiche insopportabili e dipende da trattamenti vitali; verifica dei requisiti da parte delle strutture sanitarie e consulto con il comitato etico di riferimento; offerta di cure palliative alternative per alleviare la sofferenza (se efficaci) e diritto per il personale sanitario di rifiutare le prestazioni, che però i vertici delle strutture dovrebbero comunque garantire.

La Toscana La legge toscana (passata con i voti della maggioranza di centrosinistra) disciplina l’accesso al suicidio medicalmente assistito per pazienti affetti da patologie irreversibili, con sofferenze insopportabili e dipendenti da trattamenti vitali, a condizione che siano pienamente capaci di prendere decisioni consapevoli. Anche questa norma si ispira alle sentenze della Corte costituzionale e stabilisce un iter chiaro: il paziente presenta la richiesta all’Asl, una commissione multidisciplinare verifica i requisiti entro 20 giorni e, in caso di esito positivo, definisce le modalità operative nei successivi 10 giorni. L’assistenza viene garantita entro 7 giorni, con un iter complessivo che non supera quindi i 37 giorni.

Le posizioni Il dibattito si è fatto subito molto acceso. I sostenitori, tra cui l’associazione Luca Coscioni e Cappato, vedono la legge come un passo di civiltà che garantisce autodeterminazione e uniformità a livello regionale, colmando un vuoto normativo in assenza di una legge nazionale. Critiche invece sono arrivate dalla Chiesa, da esponenti del mondo pro vita e da partiti di centrodestra, che hanno sollevato obiezioni etiche temendo un’applicazione disomogenea tra le Regioni. La palla passa ora al governo Meloni che ha 60 giorni per valutare un’eventuale impugnazione per eccesso di competenza.

Avs In Umbria intanto a garantire il proprio sostegno alla raccolta di firme è il consigliere regionale di Avs Fabrizio Ricci, che accoglie «con attenzione, rispetto e sensibilità l’appello lanciato ieri da Laura Santi». La legge per Avs è necessaria per «dare risposte ai pazienti costretti, nell’immobilismo del Parlamento, ad aspettare tempi infiniti per poter esercitare il diritto di scegliere sulla propria vita». La legge toscana viene vista da Ricci come «un modello» dal quale prendere esempio e così, insieme all’associazione Luca Coscioni, a Santi e a tutte quelle realtà che vorranno unirsi, il partito continuerà a lavorare «affinché questo diritto venga riconosciuto a tutte le persone che, come evidenziato da Laura, “vogliono avere in mano uno strumento di libertà”».

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