Tim cade in Borsa (-6%) dopo il piano industriale: l’ingresso di Poste rallenta i piani di fusione con Iliad

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Francesco Bertolino e Federico De Rosa

Titolo giù a Piazza Affari dopo l’aggiornamento del piano industriale. L’ingresso di Poste nell’azionariato rischia di complicare i piani di Cvc e Iliad

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Tim cade in Borsa dopo l’aggiornamento del piano industriale e in vista dello scambio azionario fra Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane. A Piazza Affari il titolo cede il 6% con gli investitori che soppesano le conseguenze sul risiko delle telecomunicazioni dell’imminente ingresso di Poste nel capitale di Tim. La mossa del gruppo delle spedizioni potrebbe infatti spingere Cvc a rinunciare all’acquisto della quota di Vivendi nella compagnia telefonica e complicare i piani di fusione fra Tim e Iliad. 

I cda di Poste e Cdp

Se ne saprà di più nel fine settimana quando dovrebbero tenersi i cda di Cassa depositi e prestiti e Poste per formalizzare il reciproco scambio di partecipazioni in Tim e Nexi. Poste rileverebbe da Cdp il 9,8% di Tim e in cambio le darebbe il suo 3,8% di Nexi, più un conguaglio in denaro che dovrebbe essere inferiore ai 200 milioni.




















































Il senso dell’operazione

Secondo indiscrezioni l’operazione sarà, in un primo momento, solo finanziaria. Ci sarà poi tempo per valutare possibili collaborazioni industriali fra la maggior compagnia telefonica in Italia e il gruppo con la più capillare rete distributiva. Una parte del lavoro sarebbe stato già affrontato. Si parla di possibili sinergie fino a 500-600 milioni. Poste sta studiando da tempo il dossier: in passato era circolata l’ipotesi di un ingresso in Tim al posto di Cdp ed erano anche girate voci già alla fine dell’anno scorso sull’operazione di swap.

La posizione di Tim

Ragionando sui vari scenari, il ceo di Tim, Pietro Labriola, ha detto che un’intesa con Poste «accelererebbe la nostra strategia», generando sinergie commerciali nei servizi a privati e imprese. Il manager ha invece preferito «non azzardare risposte» a chi gli chiedeva se eventuali accordi con Poste — che nella telefonia mobile conta oltre 4 milioni di clienti — pregiudicherebbero una successiva unione fra Tim e Iliad, creando un’eccessiva concentrazione di mercato (oltre il 40% delle sim totali).

Le mosse di Cvc

Questo rischio Antitrust, secondo indiscrezioni, potrebbe spingere Cvc a fare un passo indietro. Il fondo britannico era pronto — e, a quanto filtra, molto vicino — a comprare il 23,75% di Vivendi in Tim per poi agevolare l’aggregazione con Iliad. Il numero di operatori si sarebbe così ridotto da quattro a tre, ponendo probabilmente fine alla guerra dei prezzi. L’ingresso di Poste nel risiko potrebbe rallentare — se non fermare del tutto — questo progetto di consolidamento, bloccando l’investimento di Cvc in Tim e rinviando l’uscita dal capitale di Vivendi. Ora, perciò, il gruppo francese potrebbe tornare a dare battaglia in assemblea e sui progetti straordinari. «Le attuali relazioni sono positive e professionali — ha spiegato Labriola — e come dico sempre, auspico sempre un maggior dialogo tra gli azionisti».

Il golden power

Al momento, comunque, la priorità del governo pare l’avvicendamento fra Poste e Cdp in Tim; poi, ci potrebbe esser spazio per ragionare di altre operazioni di consolidamento, purché strategiche per il Paese. Al Tesoro, ha detto Giancarlo Giorgetti, «soggetti che chiedono di parlare sono accolti, ma quello che il ministero farà sempre in qualsiasi partita sarà tutelare l’interesse nazionale tramite gli strumenti consentiti, il golden power appunto».

L’impatto su Nexi

Quanto a Cdp, l’uscita da Tim arriva a seguito delle cessioni della rete, delle torri Inwit e dei cavi di Sparkle che hanno ridotto l’esigenza di un presidio strategico da parte della Cassa. Necessità che invece è ancora forte in Nexi, che, fra l’altro, controlla la rete interbancaria. Il rafforzamento dal 14,5% al 18,3% di Cdp — di cui è stato regista il vice direttore generale Fabio Barchiesi — darebbe stabilità all’azionariato di Nexi, anche in vista di eventuali combinazioni con altri gruppi europei come la francese Worldline.

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