C’è la stessa dinamica dell’attacco che ha provocato la strage al mercatino di Natale di Magdeburgo lo scorso 20 dicembre, a sua volta identica al massacro di Berlino del 2016. C’è l’identikit-fotocopia del colpevole, ancora una volta straniero, come al solito arrivato in Germania all’epoca della politica delle porte aperte di Angela Merkel. E c’è la consueta istantanea ferma reazione bipartisan dei leader dei partiti «scioccati dall’ennesimo atto di terrore», pronti a proporre la più rapida ed efficace delle soluzioni sotto il profilo politico-elettorale: «d’ora in poi zero tolleranza sull’immigrazione».
VENTOTTO FERITI, a partire dal bimbo di 2 anni che rischia la vita; sono l’unica tragica variabile dell’automatismo seriale in cui a cambiare ormai sono davvero solo il tragico bollettino delle vittime e la marca dell’arma a quattro ruote. Ieri mattina a Monaco la Mini Cooper bianca guidata da Farhad N., 24 anni, richiedente asilo originario dell’Afghanistan, è piombata a tutta velocità sul corteo per i diritti del lavoro organizzato dal sindacato dei dipendenti pubblici Ver.di. A nulla sono serviti i colpi sparati alle gomme dagli agenti di polizia incaricati di proteggere la manifestazione: l’auto ha proseguito la sua corsa fino a falciare in pieno la testa del corteo all’incrocio fra la Seidlstrasse e la Karlstrasse. Impatto letteralmente devastante anche sotto il profilo emotivo, ben riassunto dall’immagine-simbolo dell’attacco rilanciata da tutti i telegiornali: un passeggino in mezzo alla strada fra i brandelli di vestiti, borse, vetri e lamiere contorte, sull’asfalto bagnato da pioggia e sangue.
FERMATO subito dopo lo schianto, l’autore dell’attacco di Monaco è tutt’altro che uno sconosciuto in Germania. Era già stato arrestato per furti nei negozi e altri reati connessi agli stupefacenti, ma al ministero dell’Interno della Baviera risulta anche come richiedente-asilo. Arrivato come minore non-accompagnato dall’Italia nel 2016, Farhad N., si era visto respingere la richiesta di asilo, prima che l’Ufficio migranti (Bamf) gli concedesse il permesso di soggiorno temporaneo congelando così il decreto di espulsione poi emesso nel 2020. Mentre dai suoi social spunterebbero – secondo Der Spiegel – «post presumibilmente di matrice islamista»: altra benzina sul fuoco dell’attacco di Monaco che rimanda ad azioni, se non simili, almeno assimilabili. Così in Germania la misura ridiventa colma. «Non possiamo andare avanti di attentato in attentato» tuona il governatore bavarese della Csu, Markus Söder, il primo ieri a raggiungere la scena del crimine attorniato da un esercito di fotografi. Prima del pugno di ferro del cancelliere Olaf Scholz che promette e premette: «Questa volta non ci sarà alcuna clemenza. Il colpevole sarà espulso quanto prima dal paese». Anche se la più dura – oltre ad Alice Weidel, leader di Afd, concentrata a ripetere il mantra della «svolta radicale sulla politica dei migranti» – è Sahra Wagenknecht, anima del Bsw, l’Alleanza dei sovranisti di sinistra: «Quante altre persone dovranno ancora morire o restare ferite prima che Spd e Verdi capiscano che non possiamo più continuare così sul tema dell’immigrazione? Le forze dell’ordine sono soverchiate. La Germania è sopraffatta».
LA SOLUZIONE in due fasi della leader del Bsw è indistinguibile dalla reazione generale. Primo: «Ridurre drasticamente i richiedenti-asilo, prendendo sul serio la Costituzione tedesca che offre protezione soltanto a chi può dimostrare di non aver varcato il nostro confine proveniendo da un Paese terzo»; secondo: «Deportare chiunque venga riconosciuto colpevole di crimini violenti». Giusto la Linke e il vicecancelliere Robert Habeck, candidato cancelliere dei Verdi, ieri spingevano per «chiarire il contesto dell’attacco» prima di qualunque valutazione politica, mentre su tutto passava la linea “schiacciassi” di Afd, il secondo partito a livello nazionale dopo la Cdu che alle urne del 23 febbraio con ogni probabilità raddoppierà i seggi al Bundestag. «L’autore dell’attacco terroristico a Monaco era un richiedente-asilo afghano noto alla polizia. Ancora una volta molte persone sono rimaste gravemente ferite e ci sono sempre donne e bambini tra le vittime. Continuerà così per sempre?» domanda Alice Weidel che già nei minuti immediatamente successivi all’attacco postava su X lo spolier politico del film dell’orrore di Monaco: «sono davvero curiosa di sapere come andrà a finire questa storia».
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