“Ma quale rinnovamento. Hanno fatto un deserto”

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“Alla fine il Parco ammette e concorda con quanto abbiamo da tempo denunciato, senza trovare ascolto: controlli tardivi se non postumi effettuati dalle guardie evidenziano ‘tagli indiscriminati nella pineta di Coltano’. Lo avevamo documentato, e avevamo chiesto a Parco e Centro ‘Avanzi’ di sospendere le operazioni”

La rivendicazione arriva dal Comitato per la difesa di Coltano, Comitato difesa alberi Pisa e La Città ecologica. “Non ci hanno risposto. A Coltano hanno fatto un deserto e lo chiamano rinnovamento, e una verdeggiante pineta è ridotta in cippato, mentre la estesa rinnovazione naturale è stata straziata dai cingolati”.

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“Verificheremo se ci sono estremi di reato, visto che si sono ignorate addirittura le norme contenute nel piano di gestione. Intanto, prendiamo atto che l’Università di Pisa si impegna a ripiantare il pino domestico: ci saremo, ad occhi ben aperti. In questa brutta storia è andato tutto storto, e non si può oggi scaricare la colpa solo sulla ditta che ha eseguito i tagli, perché tutti erano stati informati, come dimostrano i nostri carteggi, ma nessuno ha controllato”.

I Comitati e l’associazione ambientalista proseguono: “Vogliamo precisare che nessuno di noi, ambientalisti per scelta e passione, è contrario ai tagli selvicolturali nelle pinete a pino domestico, se lo scopo è favorire la crescita delle giovani piantine. Ma nutriamo dubbi sui diradamenti in popolamenti adulti. La selvicoltura, lo afferma anche il Piano di gestione del Parco, non è scienza esatta e gli schemi vanno applicati ai casi concreti”.

“A seguito dell’accurato sopralluogo di varie associazioni ambientaliste – vanno avanti – avevamo prima di tutto notato che nella particella 76, contenente una popolazione di pini di 130 anni, era già in atto una estesa rinnovazione, e che quindi si poteva tranquillamente affidarsi all’evoluzione naturale, senza procedere ad abbattimenti. Inutili, crudeli e persino dannosi, perché ora sarà più difficile la lotta a specie pioniere eliofile infestanti, che renderanno più complessa l’affermazione della nuova piantagione. Anche gli abbattimenti nella fascia di rispetto accanto alla strada, non essendo retroattiva la norma dell’attuale codice della strada, risultano illegittimi; potevano essere attuati solo dopo aver dimostrato la pericolosa instabilità delle piante”.

“Inoltre, nelle zone oggetto dei tagli erano presenti rifiuti di vario genere potenzialmente pericolosi, oggi tranquillamente triturati insieme al cippato. Si è operato senza prima far pulizia. Ma le irregolarità continuano: i tagli di maturità non possono essere maggiori di un ettaro, e qui si sono operate distruzioni grandi almeno il triplo. Di questo modo superficiale e illegittimo di procedere ne ha fatto le spese il sottobosco, con mirto e pungitopo distrutti, e la condanna a morte è toccata pure a lecci, arbusti e ad una innocua farnia, colpevole solo di impedire ai mezzi pesanti di artigliare un pino domestico incriminato”.

La conclusione: “Una triste vicenda di ignoranza, arroganza e superficialità: bastava ascoltarci. C’è bisogno urgente di rivedere in generale la politica ambientale del Parco e della città. Noi siamo disponibili ad un confronto, sulla base del rispetto delle regole e dell’attenzione a beni comuni irrinunciabili. Ci aspettiamo a breve un tavolo di confronto partecipativo”.

Reazioni politiche

Il Movimento 5 Stelle interviene sul tema con un’interrogazione ufficiale alla Regione, a firma della Presidente del Gruppo M5S in Consiglio regionale Irene Galletti, per fare luce sulle irregolarità emerse nei tagli boschivi autorizzati all’Università di Pisa.

“Un intervento per la gestione forestale si è trasformato in un’operazione fuori controllo, con danni ambientali accertati e sanzioni in arrivo. Chi ha sbagliato deve risponderne”. L’interrogazione presentata da Galletti chiede chiarimenti su diversi aspetti fondamentali. Chi ha presentato la richiesta e con quali motivazioni? Quali criteri e valutazioni di impatto ambientale sono stati adottati prima di autorizzare i tagli? Quali sono le dimensioni reali dell’area interessata e quali specie arboree sono state abbattute? Quali interventi di ripristino sono previsti e con quali tempi? Se e come siano stati coinvolti enti locali e associazioni ambientaliste nel processo decisionale?

“”Questa vicenda è emblematica di un sistema che manca di trasparenza e di controllo. Non è possibile che cittadini e associazioni debbano scoprire a cose fatte lo scempio di un pezzo di bosco. Serve più partecipazione e maggiore attenzione alla tutela dell’ambiente. La Regione deve assumersi le proprie responsabilità e garantire che episodi simili non si ripetano” conclude Galletti.

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