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Il caro energia continua a mordere il tessuto economico italiano, e le imprese del terziario stanno pagando il prezzo più alto. Secondo l’ultima analisi dell’Osservatorio Confcommercio Energia (OCEN), l’inizio del 2025 ha segnato un incremento preoccupante dei costi dell’elettricità e del gas, con bollette che hanno ripreso a salire dopo una breve tregua nei mesi precedenti.
Caro energia, stangata sulle imprese del terziario: aumenti fino al 90% dal 2019
A gennaio, il costo medio dell’energia elettrica per le imprese del settore ha registrato un aumento del 24% rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre il gas ha segnato un rincaro del 27%. Ma il confronto con il 2019, anno pre-pandemia e prima della crisi energetica innescata dal conflitto in Ucraina, mostra un quadro ancora più allarmante: il costo dell’elettricità è cresciuto del 56,5%, mentre il gas ha subito un’impennata del 90,4%.
Settori in difficoltà: alberghi, ristoranti e grande distribuzione
Le categorie più colpite da questo incremento sono quelle che fanno un uso intensivo di energia, come gli alberghi, la ristorazione e la grande distribuzione organizzata. Gli alberghi, che già faticano a reggere la concorrenza del turismo low-cost e delle piattaforme di affitti brevi, si trovano oggi a fronteggiare bollette superiori ai 7.000 euro al mese, con un incremento del 58% rispetto al 2019. Per supermercati, centri commerciali e grandi superfici di vendita, il costo del gas è praticamente raddoppiato rispetto a sei anni fa, con un aumento del 96,5% che ha portato le bollette a superare i 6.000 euro mensili.
Molti imprenditori del settore esprimono preoccupazione per il futuro. Chi ha investito in efficienza energetica e pannelli fotovoltaici riesce a mitigare parzialmente i rincari, ma per la stragrande maggioranza delle aziende, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, l’aumento dei costi sta erodendo i margini di guadagno e costringendo a scelte difficili. Alcuni ristoratori stanno valutando di ridurre gli orari di apertura per contenere i consumi, mentre i commercianti delle grandi superfici sono costretti a rivedere le strategie di approvvigionamento per limitare gli sprechi energetici.
Le richieste di Confcommercio: misure immediate per contenere i costi
Di fronte a questa situazione, Confcommercio ha lanciato un appello al governo affinché intervenga con misure strutturali per alleviare il peso delle bollette sulle imprese. Il presidente Carlo Sangalli (nella foto) ha sottolineato che l’attuale sistema di formazione dei prezzi dell’energia elettrica deve essere rivisto per evitare distorsioni e speculazioni che si ripercuotono direttamente sulle imprese.
Secondo l’associazione di categoria, è urgente una riforma degli oneri generali di sistema, una voce che incide fino al 26% sulla bolletta elettrica delle imprese del terziario. Una revisione di questi costi fissi potrebbe garantire un alleggerimento immediato per molte attività. Sangalli ha inoltre proposto di adottare un sistema di acquisti congiunti a livello europeo, per ottenere condizioni più vantaggiose e ridurre la volatilità dei prezzi sul mercato dell’energia.
Un altro punto su cui Confcommercio insiste è la necessità di accelerare lo sviluppo del nucleare di ultima generazione e delle fonti rinnovabili. Se da un lato l’energia solare ed eolica rappresentano una strada sostenibile per il futuro, dall’altro il nucleare potrebbe garantire una maggiore indipendenza dalle importazioni di gas e stabilizzare i prezzi nel medio-lungo termine.
Le previsioni per il 2025: imprese a rischio chiusura?
Se i prezzi dell’energia dovessero mantenersi ai livelli attuali, le imprese del terziario rischiano di dover affrontare una spesa complessiva di 12,5 miliardi di euro nel corso dell’anno, un incremento del 17% rispetto al 2024 e del 38% rispetto al 2023. Una situazione che potrebbe rivelarsi insostenibile per migliaia di aziende, con il rischio concreto di chiusure e riduzioni del personale.
Il settore del commercio e dei servizi, che rappresenta una parte fondamentale dell’economia italiana e dell’occupazione nel Paese, non può permettersi di affrontare questa crisi senza strumenti adeguati. Se il governo non interverrà rapidamente con misure efficaci, il caro energia potrebbe trasformarsi in un ostacolo insormontabile per la ripresa economica.
Intanto, molte aziende stanno già cercando soluzioni alternative. Oltre all’adozione di tecnologie per il risparmio energetico, c’è chi sta investendo nella diversificazione dell’offerta per mantenere competitività sul mercato. Alcuni imprenditori del settore alberghiero stanno puntando su formule ibride, combinando attività di ristorazione e co-working per massimizzare l’utilizzo degli spazi e ridurre i costi fissi.
Ma il tempo stringe. Il caro energia è una realtà che pesa sulle imprese oggi, non domani. La questione non è più rimandabile: senza interventi mirati, il rischio è che il 2025 si trasformi in un anno nero per il commercio e i servizi, con ricadute drammatiche su tutta l’economia nazionale.
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