Bari, il Pd rilancia la legge sul fine vita. Ma arriva lo stop di Emiliano: «La legge c’è»

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di
Francesco Strippoli

Dopo il sì della Toscana i dem si mobilitano in Puglia. Amati: «Portiamola in Consiglio»

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Il fine vita continua a far litigare. Mentre il Pd apre alla prospettiva di riportare in Consiglio la legge per disciplinare il suicidio medicalmente assistito, il presidente Michele Emiliano chiude la porta. Legge non necessaria, spiega, basta la sentenza della Corte costituzionale. Il governatore si oppose pure nell’ottobre 2022 quando la proposta, primo firmatario Fabiano Amati, fu affossata dall’Aula con il contributo trasversale di molte forze politiche. Allora Emiliano disse che non rientrava nel programma di governo.

Il primo a prendere la parola è stato ieri il capogruppo dem Paolo Campo sull’onda del varo della legge in Toscana: prima Regione a legiferare, dopo la sentenza della Corte costituzionale del 2019 che esclude responsabilità penali per i sanitari che, a determinate condizioni, prestano assistenza ai pazienti gravissimi che vogliano mettere fine alla loro esistenza.
Campo si ripromette di riprendere un percorso avviato «su iniziativa del Pd». Allusione all’esperienza del 2022, quando l’attuale assessore Amati era iscritto al gruppo dem, prima di passare ad Azione. «Crediamo – scrive Campo – che la scelta di porre termine alla propria vita quando non è più definibile tale debba essere nella piena disponibilità di chi la compie e non vincolata o negata dai principi altrui».




















































Amati di rimando: «È questo il Pd che mi piace. Da questo argomento e su altri temi siamo nelle condizioni di ricominciare a fare moltissime proposte condivise, che tanto bene hanno portato negli ultimi anni alla Puglia». Parole al miele che sembrano il tentativo di ridurre le distanze con il partito dal quale è uscito. Poi, l’assessore al Bilancio aggiunge qualche riflessione ulteriore: «Le leggi regionali sul fine vita trovano il presupposto nell’osservanza della sentenza della Corte costituzionale, ritenuta anche dal ministero della Salute auto-applicativa e fonte di obblighi esecutivi a carico delle Regioni, per cui è già da escludere in partenza il rischio di una sentenza d’incostituzionalità».
Amati, insomma, gioca d’anticipo e prova a confutare le obiezioni di quanti possano parlare di competenza statale esclusiva. Ricorda che una proposta di legge è stata depositata a gennaio 2023 e da allora iscritta all’ordine del giorno del Consiglio per 35 volte: mai trattata. Come detto, un testo analogo, sempre a sua firma, fu portata all’esame del Consiglio il 4 ottobre 2022. E fu bocciato con voto trasversale: un paio di dem, il centrodestra e il M5S. Emiliano e con lui altri esponenti del Pd si astennero. Il governatore, qualcuno lo disse apertamente, parve pressato dalla Conferenza episcopale pugliese. Non ha cambiato idea.
«Abbiamo già la normativa necessaria e sufficiente – dice oggi Emiliano – per risolvere ogni situazione. La legge non aggiungerebbe nulla a quello che già la Corte costituzionale ha stabilito. Noi non abbiamo competenza legislativa in questa materia, ma solo attuativa della sentenza della Corte. Per attuare quest’ultima già da anni abbiamo scelto la via dei provvedimenti amministrativi. La legge è solo una sottolineatura polemica alle inadempienze del Parlamento».

In effetti, la giunta pugliese, dopo l’affossamento della prima proposta sul fine vita, decise di approvare una delibera con la quale istituì un comitato etico presso il Policlinico di Bari per rendere il parere sulle richieste di suicidio medicalmente assistito.
Parere da esprimere «nel più breve tempo possibile», dice la delibera, ma senza indicare senza tempi certi. «Ed è quello – spiega Amati – che noi vorremmo indicare con legge. Del resto un testo di legge, non una delibera, è ciò che viene richiesto dai medici per essere sicuri della scriminante (non punibilità, ndr) espressa dalla Corte».
E gli altri partiti? Il civico Antonio Tutolo (centrosinistra) non ha nulla in contrario e fa sapere di aver sollecitato a portare in discussione la nuova proposta Amati. Pure i 5 Stelle, dice Marco Galante, si sono convertiti al sì. «Ci opponemmo alla prima proposta – dice il capogruppo M5S – solo per attendere l’intervento del Parlamento, che non c’è mai stato. Nei prossimi giorni incontreremo Marco Cappato (l’attivista che propugna il suicidio medicalmente assistito, ndr), faremo il punto della situazione». Paride Mazzotta ribadisce il no di FI: «Competenza statale, indipendentemente da come la si pensa». Identica posizione di Giacomo Conserva (Lega): «Sono favorevole alla norma, ma deve farla il parlamento».

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