“Lo studente mi ha aggredito e rotto la spalla”, ma è ‘giallo’. Denunce e scontro mediatico tra insegnante e alunno


Assume quasi i contorni di un giallo, con protagonisti reali e che vivono momenti drammatici – chi per un motivo, chi per un altro – quanto accaduto a Roma, all’Istituto comprensivo David Sassoli di Spinaceto.

Da un lato, c’è una docente di matematica che sostiene di essersi rotta la spalla a seguito dell’aggressione di uno studente; dall’altro, un adolescente ucraino e profugo di guerra, che, secondo quanto racconta la madre, sarebbe stato bersaglio di accuse e insulti razzisti. I racconti non potrebbero essere più opposti. Mentre la professoressa denuncia un gesto violento e lesivo, lo studente propone una versione del tutto diversa. Al centro di questo contrasto, la scuola interviene, raccontando la propria verità sull’accaduto.

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Il racconto dell’insegnante

È il 7 gennaio, le lezioni sono riprese dopo la pausa natalizia. Vanessa Iuri, professoressa di matematica e scienze all’Istituto comprensivo David Sassoli di Spinaceto, racconta di aver sorpreso lo studente seduto in prima fila con il telefono acceso su un videogioco. Seguendo il regolamento scolastico, decide di sequestrarglielo per consegnarlo alla segreteria. Ma al momento non ci sono collaboratori scolastici disponibili, quindi rientra in classe con il cellulare ancora in mano.

È qui che la situazione, secondo il suo racconto, precipita. Il ragazzo – che chiamiamo Marcus (nome di fantasia) – tenta di riprendersi il telefono. “Mi ha graffiato fino a farmi sanguinare la mano, mi ha urlato contro in ucraino e mi ha sbattuto contro il muro”, denuncia la docente. Poco dopo, chiama il 112, ma i carabinieri intervengono solo parecchio tempo dopo. 

Le conseguenze sono state gravi: oltre ai graffi che le hanno provocato una ferita aperta, la docente ha subito una lesione alla cuffia dei rotatori della spalla sinistra, una situazione che ora richiede un intervento chirurgico e l’apertura di una procedura di infortunio Inail. Nel pomeriggio, dopo l’aggressione, accompagnata dal marito, è stata trasportata al pronto soccorso, dove le è stato diagnosticato un picco ipertensivo e, solo nei giorni successivi, una risonanza magnetica ha evidenziato l’entità del danno alla spalla.

“Ho agito seguendo le direttive della scuola”

Pur riconoscendo il difficile percorso personale del ragazzo – costretto a lasciare il suo Paese, lottando con il dolore per la perdita del padre in battaglia e la malattia di una sorella – Vanessa Iuri sottolinea che tali difficoltà non possono giustificare un comportamento che sfocia in violenza fisica. La docente, ancora assente dall’insegnamento presso l’Istituto, ribadisce con fermezza che il suo intervento è stato esclusivamente in linea con le norme scolastiche e che il gesto aggressivo del ragazzo ha superato ogni limite, causando conseguenze ben oltre il mero disguido disciplinare.

“Ancora oggi, dopo 40 giorni, ho il segno sulla mano sinistra, dove mi aveva fatto un buco con le unghie”, dichiara oggi. “Amo i miei ragazzi, mi mancano e io manco a loro”.

La versione dello studente: “Nessuna violenza, solo un gesto impulsivo”

Marcus ha 16 anni, non parla italiano e vive con la madre e le due sorelle in un hotel di Roma. Il padre è morto in guerra e una delle sorelle è gravemente malata. Per lui, l’italiano è una barriera: comunica tramite un traduttore sul tablet. Secondo la sua versione, quel giorno non c’è stata alcuna violenza. Sì, ha cercato di riprendersi il telefono, ma non ha spinto la professoressa né l’ha aggredita. Anzi, sarebbe stata lei a reagire con frasi offensive, tra cui: “Devi andare in galera in Ucraina”. Ma la professoressa risponde che la frase da lei detta è “Chiamo la polizia”.

Il preside frena: “Non abbiamo prove di un’aggressione”

Mentre la vicenda assume i contorni di un caso mediatico, la scuola prova a smorzare i toni. Il dirigente scolastico Gianfranco Turatti sottolinea: “Non sappiamo cosa sia successo davvero. Non c’erano testimoni adulti in aula”.

Secondo alcuni colleghi, la professoressa non aveva segni evidenti subito dopo l’episodio. Solo nei giorni seguenti avrebbe presentato certificati medici a raffica, fino alla diagnosi che richiede l’intervento alla spalla. Anche su questo punto, il preside invita alla cautela: “Quello che posso direha dichiarato il dirigente scolastico – è che c’è stato un fatto in classe di cui non conosciamo la dinamica. Il ragazzo afferma che non c’è stata nessuna violenza, ma solo l’atto di riprendersi il cellulare. L’insegnante invece afferma che c’è stata violenza. Dal momento che in quel momento non c’era nessun adulto, non abbiamo prova di cosa di cosa sia realmente accaduto.

Anche riguardo alla necessità di intervento il preside esprime delle riserve. “In quale modo è riconducibile assolutamente all’evento di quel mattino? Si mette in relazione l’aggressione e il problema alla spalla, facendone il nesso di causalità. Ma questo non è dimostrabile. Inoltre perché chiamare autonomamente il 112 e non un collega, attraverso la campanella? La persona deputata a chiamare le forze dell’ordine è il dirigente scolastico, ma, a parte questo, io non mi sono assolutamente tirato indietro su quanto accaduto. Sono accorso in classe per capire cosa stava accadendo e, successivamente, visto che nel frattempo c’era stato uno scambio di querele tra le due parti interessate, la scuola ha convocato un consiglio d’istituto. E questo ha deliberato di rinviare al consiglio di classe, perché il gesto del ragazzo è stato ritenuto grave, ma non a tal punto da ma non al punto da giustificare l’espulsione dalla scuola. Sarà quindi il consiglio di classe a decidere quali provvedimenti adottare nei confronti dello studente”. 

Denunce incrociate e un finale ancora aperto

Nel frattempo, la vicenda si è spostata nelle aule giudiziarie: la professoressa ha denunciato lo studente, mentre la madre di Marcus ha querelato l’insegnante. Una storia in cui verità e interpretazioni si intrecciano, lasciando aperta una domanda: chi ha davvero ragione?

Professoressa
Professoressa – www.7colli.it



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