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All’udienza generale Francesco spiega che Gesù è entrato nella storia con “umiltà”, “nel retro di una casa, nello spazio dove stanno gli animali”, e che i primi testimoni della venuta del Messia sono stati alcuni pastori”, “uomini con poca cultura”, che “vivono ai margini della società”, dai quali occorre imparare la capacità di stupirsi dinanzi a Dio e “di custodire ciò che Lui ci ha affidato: i talenti, i carismi, la nostra vocazione e le persone che ci mette accanto”
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
È la nascita di Cristo a Betlemme e la visita dei pastori “nel percorso giubilare di catechesi su Gesù nostra speranza”, l’argomento scelto da Papa Francesco per l’udienza generale di oggi, 12 febbraio, nell’Aula Paolo VI. Come lo scorso mercoledì, il Pontefice affida la lettura del testo preparato a padre Pierluigi Giroli, rosminiano, officiale della Segreteria di Stato. “Con la mia bronchite non posso ancora”, dice. “Spero che la prossima volta posso”.
LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA CATECHESI DI PAPA FRANCESCO
Dio trasforma la nostra vita col suo disegno di speranza
Nella catechesi Francesco si sofferma, anzitutto, sul contesto storico e sociale nel quale il Figlio di Dio si è incarnato, e in particolare sul modo in cui è venuto fra gli uomini: con umiltà, “nel retro di una casa, nello spazio dove stanno gli animali”. In questa piccolezza e in questa semplicità Francesco invita a vedere molto di più, oltre.
Chiediamo al Signore di saper scorgere nella debolezza la forza straordinaria del Dio Bambino, che viene per rinnovare il mondo e trasformare la nostra vita col suo disegno pieno di speranza per l’umanità intera
Il Papa spiega che “il Figlio di Dio entra nella storia facendosi nostro compagno di viaggio e inizia a viaggiare” già “nel grembo materno”, quando Maria si reca “da Nazaret fino alla casa di Zaccaria ed Elisabetta”, e poi, a gravidanza ormai compiuta, da Nazaret a Betlemme per il censimento”.
Dio viene nel mondo con umiltà
“Gesù, pane disceso dal cielo per saziare la fame del mondo”, nasce a Betlemme – che “significa ‘casa del pane’” – al tempo dell’imperatore Cesare Augusto. Dunque in un periodo “‘esattamente databile’ e in ‘un ambiente geografico esattamente indicato’, così che ‘l’universale e il concreto si toccano a vicenda’”, specifica Francesco citando “L’infanzia di Gesù” di Benedetto XVI, e viene senza scardinare “le strutture del mondo”, ma con l’intenzione di “illuminarle e ricrearle dal di dentro”.
Luca ci mostra così che Dio non viene nel mondo con proclami altisonanti, non si manifesta nel clamore, ma inizia il suo viaggio nell’umiltà. E chi sono i primi testimoni di questo avvenimento? Sono alcuni pastori: uomini con poca cultura, maleodoranti a causa del contatto costante con gli animali, vivono ai margini della società
I pastori destinatari della notizia della nascita di Gesù
Insomma, coloro che “praticano il mestiere con cui Dio stesso si fa conoscere al suo popolo” – come si legge nelle Scritture -, vengono scelti “come destinatari” della notizia della nascita del Salvatore, “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”, sottolinea il Papa.
I pastori apprendono così che in un luogo umilissimo, riservato agli animali, nasce il Messia tanto atteso e nasce per loro, per essere il loro Salvatore, il loro Pastore. Una notizia che apre i loro cuori alla meraviglia, alla lode e all’annuncio gioioso.
Essere capaci di stupore dinanzi a Dio
Come già evidenziato nella sua Lettera apostolica Admirabile signum, Francesco fa notare che diversamente da “tanta gente intenta a fare mille altre cose, i pastori diventano i primi testimoni dell’essenziale”, ossia “della salvezza che viene donata”, e che quindi “sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione”. Per questo da loro bisogna imparare ad aprirsi con semplicità a Dio.
Chiediamo anche noi la grazia di essere, come i pastori, capaci di stupore e di lode dinanzi a Dio, e capaci di custodire ciò che Lui ci ha affidato: i talenti, i carismi, la nostra vocazione e le persone che ci mette accanto.
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