L’eventualità di un ricorso al Tar contro l’esito dell’appalto per il servizio Saap è aleggiata durante la Commissione di Vigilanza di martedi pomeriggio in Comune, anche se nessuno l’ha detto esplicitamente. Pare però che se una delle cooperative del raggruppamento arrivato secondo in una gara al fotofinish si rivolgesse alla giustizia amministrativa, non sarebbe più così scontato l’avvio del nuovo corso con ProgettoA dal 1° marzo.
“Le preoccupazioni sono tutte legittime, il Comune non è indifferente”, ha detto a inizio seduta l’assessore alle Politiche sociali Marina Della Giovanna spiegando l’iter che ha portato all’indizione della gara e mostrando vicinanza a chi affollava la sala Coppetti. “In primis sono preoccupate famiglie e insegnanti; i lavoratori che giustamente pensano al loro futuro e sono chiamati a decidere se restare nelle rispettive cooperative per poter continuare a prestare servizio nel Saap. Comprendo anche il rischio che investe le cooperative, quello di perdere il loro capitale umano. Ma il fatto che legittimamente una cooperativa abbia deciso di ripartire l’organizzazione del lavoro su più servizi, non credo sia imputabile come colpa all’amministrazione comunale. Sono consapevole che le transizioni sono delicate; i cambiamenti sono sempe difficili, in primis per ragazzi fragili, soprattutto per quelli con disabilità più grave”. Il bando di gara – ha ricordato l’assessore – chiedeva ai partecipanti di presentare elementi migliorativi e innovativi, con particolare riferimento al modello organizzativo dell’educativa di plesso.
Intanto procede la fase di transizione dall’attuale a nuovo gestore: lunedì il Comune ha incontrato l’ufficio scolastico regionale; mercoledì i dirigenti scolastici per garantire la volontà di investire sulla qualità del servizio. Da parte sua ProgettoA sta muovendo i primi passi con le organizzazioni sindacali per i passaggi contrattuali ma non si è ancora presentata con il proprio progetto alle scuole.
Andrea Tolomini, direttore di Confcooperative, ha parlato per conto dell’Alleanza tra imprese sociali che comprende anche Lega Coop, riavvolgendo il nastro fino al giugno del 2023, quando si incominciò a parlare del rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da tre anni, e lasciando intuire il disappunto per i tanti mesi trascorsi nel dialogo con il Comune per arrivare poi, lo scorso settembre all’indizione della gara. Una scelta, questa, che le cooperative avrebbero accettato come estrema ratio.
“L’onda delle fragilità è ancora montante, le politiche sociali devono affrontare sfide inenarrabili ed è fondamentale mettere in campo professionalità, capacità di lavorare in rete sui servizi di cura”. L’aumento contrattuale era un dovere ma anche una questione etica: “gli operatori non sono adeguatamente pagati”, ha insitistito più volte, aggiungendo che “abbiamo accettato la risoluzione del contratto se poteva essere l’unica soluzione per rivedere le tariffe, ma avevamo detto di fare attenzione ai tempi, perchè a settembre iniziavano le scuole e ad ottobre ci sarebbe stato un ulteriore scatto”, ha aggiunto, parlando di “rammarico e preoccupazione” e adombrando il fatto che nella scelta dei criteri qualitativi per l’aggiudicazione si potesse valutare maggiormente l’esperienza e i rapporti col territorio.
Anche per Maria Vittoria Ceraso la tempistica si rivela fondamentale e il Comune avrebbe potuto agire prima, sulla scorta dell’indirizzo politico contenuto nella delibera di maggio 2024, nella quale si parlava di individuare idonee modalità di intervento al fine di garantire la sostenibilità economica dei contratti e assicurare il giusto compenso ai lavoratori.
Per Alessandro Portesani (Novità a Cremona), che in precedenza aveva portato la sua solidarietà agli operatori e alle famiglie che manifestavano in piazza, “c’era tutta la tempistica per valutare eventuali diverse forme di affidamento che, sono certo, erano state ampiamente proposte dal sistema della cooperazione sociale, soprattutto per quanto concerne la forma dell’accreditamento, utilizzata in tutta la provincia di Cremona per il servizio Saap e per volumi che sono quanto meno paragonabili se non ben superiori a quelli del Comune di Cremona, se si considera il volume complessivo della Provincia”.
“Credo sia rilevante il dato provvisorio di 53 risorse che potrebbero passare a ProgettoA”, ha poi aggiunto Portesani, che fino allo scorso anno, prima di candidarsi a sindaco, era responsabile di una delle cooperative che svolgono servizi alla persona per il Comune, la Meraki: “Se è vero che potrebbero coprire i due terzi del monte ore, di certo genereranno una discontinuità educativa: solo un bambino su tre avrà la continuità del suo educatore. Questo è un dato gravissimo che conferma le paure del popolo che oggi era in piazza Stradivari. Inoltre mi sembra ottimistica la previsione che servano solo 20 altri operatori per completare il monte a meno che non si voglia stravolgere il servizio”. “Scellerata la scelta di fare una gara ad anno scolastico iniziato”.
E’ seguito poi uno scontro con l’assessore Della Giovanna quando l’ex candidato sindaco ha detto di che probababilmente la risoluzione consensuale del contratto sia stata una modalità “suggerita da qualcuno, perchè dubito che “il dottor Tolomini, nel tutelare benissimo le cooperative, un bel giorno si sia svegliato e abbia detto ‘risolvete’ un contratto che sarebbe durato fino ad agosto”.
“Sono state davvero valutate altre forme di affidamento del servizio?”, è intervenuta, per la Lega, Jane Alquati. “Non mi è ancora chiaro perchè sia stata scelta la gara, Crema e Casalmaggiore fanno diversamente, tanto per fare due esempi. Poi mi chiedo: davvero non si poteva valorizzare la territorialità? Mi colpiscono molto i 13 punti dati a una realtà che conosce bene il territorio e i 15 dati a una società che dice ‘faremo’”. E da ultimo una preoccupazione per i lavoratori: “Chi si occupa di risorse umane sa benissimo che avere un unico datore di lavoro e averne due non è esattamente la stessa cosa”.
Intervenuto anche il consigliere Matteo Carotti (FDI) che ha espresso dubbi su come potrà reggere il servizio con così pochi educatori che passeranno al nuovo gestore: “Abbiamo sentito dei dati, ci sono 53 operatori che ad oggi non si sa ancora con certezza se passeranno al nuovo gestore, ma semplicemente sappiamo che sono disponibili ad ascoltare un’offerta. Non abbiamo garanzie sul fatto che l’accetteranno e ad oggi ProgettoA è in grado di garantire solo due terzi delle ore disponibili. E per le restanti ore come si fa? C’è il rischio in qualche modo che vi sia una tutela minore per i ragazzi presi in carico?“
La consigliera Paola Tacchini (M5S – Cremona cambia musica) ha chiesto charimenti, espresso vicinanza a lavoratori e famiglie e ricordato la proposta della coalizione: porre gli operatori Saap direttamente a carico del Comune perché questo potrebbe garantire un approccio più integrato e coordinato, consentendo un miglior monitoraggio delle esigenze delle persone con disabilità.
Per la maggioranza ha parlato Roberto Poli, capogruppo del Pd. “I diritti dei portatori di disabilità e delle loro famiglie vengono prima delle legittime aspettative degli operatori, le cui preoccupazioni sono comprensibili e a noi ben presenti. Ma la domanda essenziale da porci è: se il sistema che attualmente opera è un sistema che funziona bene – e mi pare che ci siano input positivi rispetto a come è stata gestita la partita in questi anni – se è vero questo, perchè mai l’amministrazione avrebbe dovuto cambiare modello e definire un percorso differente? Aderire ad esempio al modello dell’accreditamento che mi sembra piaccia tanto a qualcuno?” Questo per il Comune di Cremona significherebbe “tornare indietro a prima del 2017”, mentre il “centrosinistra crede in un modello educativo che tiene in capo all’amministrazione la progettualità e non la demanda a una frammentazione di soggetti che ottengono l’accreditamento e poi svolgono il servizio sulla base di requisiti minimi”.
“Dal punto di vista tecnico – ha aggiunto Poli – non c’era altro che la gara; purtroppo è andata come è andata, forse tutti ci aspettavamo che le cose andassero in modo differente. Ma non siamo qui a discutere del punto in più o del punto in meno, se qualcuno ritiene diversamente, si muoverà di conseguenza”.
Fabiola Barcellari, Pd, si è rivolta direttamente ai lavoratori evidenziando che ogni azienda deve avere un fondo da cui attingere per i rinnovi contrattuali. “Il contratto dei lavoratori è sacrosanto”, ha detto, assicurando che “l’amministrazione è con i lavoratori, non ascoltate certi messaggi che stanno arrivando e sono arrivati anche a me. Noi siamo qui con voi e per voi”.
Maria Luisa D’Ambrosio (Cremona sei tu) ha parlato di cambiamento come fattore che può essere positivo per la crescita professionale. “A volte i cambiamenti giovano, voi siete professionisti seri e se passate alla nuova cooperativa non vedo dove stia il male. Quanto alla continuità, ricordo benissimo il problema, ho insegnato per 40 anni. Non è cosa nuova, lo sanno tutti coloro che hanno frequentato il mondo della scuola: c’è una ben più grave discontinuità per gli insegnanti di sostegno e questa è una colpa genetica dello Stato”.
Per Lapo Pasquetti (Sinistra per Cremona), “se la continità del servizio ai ragazzi è la preoccupazione principale degli operatori, perchè solo 53 sono passati dal nuovo gestore?”, ha detto, chiedendosi inoltre: “se Comune e Cosper in fase di rinnovo erano consapevoli di un evento come l’aumento contrattuale per i dipendenti che avrebbe impattato sulla redditività del servizio, perchè non si è presa in considerazione da parte di entrambi ma soprattutto da parte di Cosper, una clausola che prevedesse la possibilità di rivedere le tariffe?”
Ha preso la parola sul finale, prima di dare la parola al sindaco, la presidente della Vigilanza, Chiara Capelletti: “Qui nessuno nè della maggioranza nè della minoranza mette in discussione la correttezza delle procedure seguite. Ma la politica esercita il diritto di indicare linee di mandato e indirizzi di cui si deve assumere la responsabilità. A volte si scelgono delle strade che magari portano dove non si immaginava di andare. E non c’è niente di male a dire che forse ‘non abbiamo riflettuto abbastanza’ o ‘forse le mie priorità erano diverse’. Non ho un interesse a difendere il mondo delle cooperative, che non è vicino al mio modo di vedere la società. Ma mi pongo le domande perchè ci sono lavoratori, ragazzi fragili, famiglie in difficoltà, tutto un mondo che ha sollevato preoccupazioni e a cui occorre dare risposte. La risposta che darei come amministratore a famiglie ed educatori, a questo punto, è di mettere in campo un percorso di monitoraggio su come andrà questa transizione, su cosa succederà a questi ragazzi, se le famiglie sono contente. E’ una cosa che non ho sentito in tutto questo dibattito”.
Giuliana Biagi
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