Fine vita, Zaia promette un regolamento in Veneto: «Procedure e tempi certi per chi fa richiesta»

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di
Martina Zambon

Il presidente della Regione rilancia dopo lo stop alla legge ma FdI e FI avvertono: «Dalla sua maggioranza indicazioni chiare»

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La Toscana è riuscita col voto di oggi là dove il Veneto, 13 mesi fa, ha fallito per un soffio e ha approvato la legge di iniziativa popolare sul fine vita. Il presidente della Regione Luca Zaia, però, rilancia: «Lavoriamo a un regolamento su tempi certi e omogenei per tutte le Usl sarà approvato entro la fine della legislatura». I tempi sono quelli di risposta da parte delle Usl alla richiesta del paziente per ottenere il farmaco letale che, poi, si auto somministrerà.

Le richieste in Veneto e le tempistiche

I casi in attesa di una risposta, secondo Elena Ostanel, Veneto che Vogliamo, corrispondono (dati al 31 ottobre scorso) a 15 malati terminali che da fine 2022 hanno richiesto il suicidio medicalmente assistito. Di questi, tre risultavano pendenti a fine ottobre ma altri due stanno per arrivare. Su 15 richieste, una è stata accolta, 8 respinte, 2 sono in corso di valutazione ma, soprattutto, si contano 2 decessi «prima della conclusione della valutazione» e 2 rinunce. Per l’associazione Luca Coscioni che sta seguendo tutti questi casi, i due decessi e le due rinunce sono imputabili proprio all’assenza di quei «tempi certi» di risposta che la proposta di legge bocciata dal consiglio regionale a gennaio 2023 voleva fissare in 20 giorni. La sentenza della Consulta del 2019 fissa precisi parametri secondo cui un malato terminale può far richiesta di suicidio assistito: irreversibilità della patologia, sofferenze intollerabili, dipendenza da macchine o terapie di sostegno vitale e capacità di intendere e volere. Quali saranno i «tempi certi» del regolamento annunciato da Zaia non è ancora chiaro, «ci si sta lavorando», spiegano in Regione. La Toscana si è tarata su 30 giorni per dare risposta ai pazienti.




















































Zaia: «Cerchiamo di aggiustare il tiro»

«A prescindere dal fare una legge, – spiega Zaia – stiamo lavorando a un regolamento di applicazione della sentenza della Corte Costituzionale. Lo vogliamo fare perché ci siano dei tempi certi per la trattazione delle pratiche. Cerchiamo di aggiustare il tiro, fermo restando che sulla somministrazione del farmaco qualche problema di natura etica e di coscienza c’è».
Un accenno all’obiezione di coscienza che pare possa aver influito su alcuni casi. L’ultimo, eclatante, è stato quello di «Vittoria». A inizio gennaio, la signora, 72 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva per 20 anni, ha potuto ricorrere al suicidio assistito solo dopo otto mesi di attesa e diversi solleciti legali all’Usl della Marca. Il «fattore tempo», per chi arriva a maturare questa decisione, è cruciale. E dall’associazione Coscioni arriva la richiesta di poter collaborare alla stesura della nuova norma. Zaia specifica: «Mi sento di escludere che ci siano ritardi. I direttori generali delle Usl hanno come disposizione di trattare subito coi comitati etici che abbiamo istituito». Però una norma stringente ancora non c’è. Non ancora.
E, però, chiaramente, non si tratta di un’operazione indolore sotto il profilo politico. La battaglia che ha portato alla bocciatura della norma in consiglio sta riesplodendo perché, masticano amaro i consiglieri contrari di maggioranza, «così si fa rientrare dalla finestra un tema già bocciato dal parlamentino». La ferita di quel voto è ancora aperta. Alberto Villanova, capo dell’intergruppo Lega e favorevole, come Zaia, alla legge poi non passata, osserva che «la maggioranza dei cittadini sarebbe d’accordo secondo i sondaggi quindi se si andasse avanti con un regolamento credo sarebbe apprezzato dalla maggioranza dei veneti».

La battaglia politica

Di tutt’altro parere Lucas Pavanetto, capogruppo FdI: «Riteniamo inopportuno che ciò che è stato bocciato democraticamente dall’Aula sia smentito da una scelta di giunta. Confidiamo nel rispetto della volontà consiliare». Ribadisce le posizioni di un anno fa la capogruppo FI, Elisa Venturini: «La competenza è del parlamento e non dimentichiamo le cure palliative. Se il regolamento è una scelta della giunta, la giunta se ne assumerà la responsabilità». Parole gelide che fanno tornare indietro le lancette dell’orologio a gennaio 2024 e al voto dilaniante che finì con un pareggio, 25 a 25, sufficiente, però, a bloccare la legge regionale. Dai banchi dell’opposizione, Vanessa Camani, Pd, definisce «Zaia minoritario sui diritti civili. Attendiamo i fatti». Un altro ammonimento arriva da Ostanel che si è battuta perché il tema non venisse archiviato: «Il regolamento dovrà essere redatto con chi da anni si occupa della garanzia della sentenza della Corte». Ed Erika Baldin, M5s, ricorda come già l’Emilia-Romagna abbia adottato un regolamento sul fine vita: «La strada è percorribile».

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11 febbraio 2025 ( modifica il 11 febbraio 2025 | 17:43)

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