In Toscana il fine vita è legge Il centrodestra: incostituzionale

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Non sarà una «Svizzera italiana», assicura chi in queste settimane si è speso per far approvare la legge: «Nessuna corsa al suicidio assistito». Eppure la Toscana per ora balla da sola: è la prima Regione italiana ad aver approvato una legge sul fine vita. Anticipando così pure il Parlamento nazionale, esortato già dal 2019 dalla Corte costituzionale a legiferare sul tema, invano. C’è riuscito ieri, il consiglio regionale toscano, dopo uno scontro infuocato tra la maggioranza a trazione Pd e il centrodestra. Convinto che il testo, passato con 27 voti a favore e 13 contrari, sia «incostituzionale», motivo per cui dentro Fratelli d’Italia c’è chi si dice certo che «il governo lo impugnerà». Mentre i vescovi parlano di una «sconfitta per tutti».

Intanto però la giunta di Eugenio Giani può rivendicare il primato: «Oggi dalla Toscana arriva un forte messaggio di civiltà», esulta il governatore dem, e con lui festeggiano M5S, Italia viva e sinistra. A Firenze come a Roma, dove il coro delle opposizioni è (quasi) unanime: «La legge toscana – è la linea – può dare impulso al Parlamento». «Spero scuota le coscienze dei parlamentari ad andare nella stessa direzione», esorta anche il presidente del consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo.

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Alla fine i dubbi dei cattolici – anche nelle file del Pd – non hanno avuto la meglio: ai dem toscani manca all’appello un unico voto. Mentre il centrodestra si muove compatto per il no, nonostante la Lega all’inizio avesse lasciato libertà di coscienza. Tanto che fino a due giorni fa sembrava quasi certo il sì di due consiglieri del Carroccio su 7. Invece non va così e a fine seduta gli esponenti di FdI, FI e Lega vergano una nota comune: la materia non è di competenza delle Regioni, la norma «è già incostituzionale ancor prima di entrare in vigore». Rincara la dose il forzista Marco Stella, paventando un possibile «turismo della morte» verso il Granducato: «Dalla Puglia, dalla Campania, dalla Lombardia si viene in Toscana perché qui si può morire? Sarebbe assolutamente folle». Mentre da FdI il deputato Alfredo Antoniozzi assicura: «Il governo impugnerà questa legge e la Consulta la cancellerà ricordando al Parlamento le sue prerogative».

A Palazzo Chigi, per la verità, il tema non sarebbe stato ancora affrontato: «Troppo presto», è la replica che arriva dai più stretti collaboratori della premier. Anche se non è escluso che l’argomento possa essere affrontato in futuro. Il centrosinistra toscano, in ogni caso, è più che convinto di essere nel giusto. «La legge regionale ricalca la sentenza della Corte costituzionale che ha aperto al suicidio assistito», viene spiegato. A cominciare dai quattro punti elencati dalla Consulta come paletti necessari per accedere al percorso del fine vita: essere affetti da una patologia irreversibile, con «prognosi infausta» e sofferenze fisiche intollerabili, ed essere tenuti in vita da macchinari o «trattamenti di sostegno vitale».

Queste le premesse. Poi partirà il percorso previsto dalla legge toscana. Che «stabilisce – viene spiegato – percorsi e tempi certi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Modalità che finora erano demandate alle singole Asl». In altre parole: nonostante il diritto al fine vita fosse già riconosciuto dalla Consulta, finora per i pazienti non c’era alcuna certezza sulle tempistiche, che erano demandate alle singole aziende sanitarie e ai singoli medici. Ora non sarà più così: le Asl avranno 15 giorni di tempo per attivare una specifica commissione, in cui saranno presenti anche uno psicologo e uno psichiatra. Specialisti che dovranno esprimersi entro 30 giorni al massimo.

LE REAZIONI
Esultano i rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni, promotori del testo che avevano presentato in tutti i consigli regionali (in 15 era partito l’esame, mentre in Veneto il testo era stato bocciato). La Toscana è la prima: «Colmiamo una lacuna e compiamo per primi un salto in avanti rispetto ad altre Regioni e allo stesso Parlamento», osserva il presidente Giani, sottolineando che «la legge si pone con assoluta legittimità nel percorso indicato dalla Consulta. Il Parlamento – chiosa – trovi in questo passo della Toscana un impulso a legiferare». Sembra difficile: dal centrodestra nazionale interviene il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, che parla di «una grave forzatura». Mentre anche nel gruppo Pd alla Camera c’è chi, come il cattolico Paolo Ciani, esprime perplessità: «Mentre stiamo portando avanti una battaglia contro l’autonomia differenziata, non si spiega la scelta di una autonomia regionale sul tema del fine vita». Firenze chiama, ma Roma non sembra intenzionata a rispondere tanto presto.

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