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Fermo, cassa integrazione ancora in crescita: «Ripresa rinviata» #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


FERMO Cassa integrazione che cresce ancora vertiginosamente, ripresa del mercato rimandata e aiuti governativi che non arrivano. La situazione della moda e della calzatura non migliora. In Italia come nelle Marche. Anzi, col passare del tempo fiacca la resistenza delle imprese del settore e del suo indotto.

I numeri

Nei primi 8 mesi del 2024, nelle province di Ascoli Piceno e Fermo (per questo dato l’Inps non hai mai separato le due province), le ore di cassa integrazione erogate per impiegati e operai del settore “Pelli, cuoio e calzature” che comprende calzaturifici, aziende della componentistica, concerie e pelletterie, sono cresciute del 223,2% rispetto all’analogo periodo del 2023. Sono state 1,922 milioni le ore erogate tra gennaio e agosto di quest’anno, che risultano di poco inferiori alla somma degli stessi periodi del 2023 e del 2022. Vuol dire che sono più che raddoppiate rispetto a quelle concesse nel 2019. Infine, la percentuale di aumento è superiore a quella nazionale pari al 142,4%. Che è anche la più alta tra tutte le attività economiche. Ricordiamo anche che nel primo semestre 2024, le Marche hanno pagato un prezzo piuttosto alto, prendendo 104 imprese e 1.208 posti di lavoro.

La stagione

Cifre destinate inevitabilmente a crescere se riferite all’intero 2024. Una nuova stagione è alle porte (l’autunno-inverno 2025/2026 che verrà presentata al Pitti Uomo di Firenze a gennaio e al Micam di Milano a febbraio) e l’incertezza tra le aziende del settore è ai massimi livelli. Così come i timori per il futuro. «La ripresa del mercato era attesa all’inizio del prossimo anno mentre ora sembra quanto meno rimandata alla primavera. Nel frattempo le aziende del calzaturiero e dell’indotto devono necessariamente far ricorso alla cassa integrazione per tamponare la situazione», commenta Valentino Fenni, presidente della sezione calzatura di Confindustria Fermo.

I segnali

Secondo il quale la situazione del comparto non dà segni di miglioramento, con pochi ordini da gestire. Le aziende, se lavorano, lo fanno a ritmo ridotto. «Ci aspettavamo degli aiuti pubblici che però, almeno per il momento, non sono arrivati. E quelli regionali (da Regione Marche e Camera di Commercio) che arrivano attraverso i bandi, non riescono a soddisfare il numero delle richieste. Per non parlare poi della questione del credito d’imposta» prosegue Fenni. Che poi spiega: «Anche in questo caso le promesse verbali del governo sono state disattese dal suo comportamento. Molte aziende hanno aperto il contenzioso con il fisco. Quelle che hanno proceduto al riversamento spontaneo hanno drenato risorse che avrebbero potuto essere impiegate per investimenti e politiche di rilancio». La situazione generale appare già delicata e ci sono ancora diversi mesi davanti che si annunciano impegnativi. Quanti?

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Consulenza del lavoro

La ripartenza

Per ora la ripartenza è solo auspicata. Non ci sono segnali economici e tangibili a sostegno delle varie tesi. E in molti pensano che il 2025, alla fine, sarà un anno di transizione. «La nuova stagione parte con più ombre che luci», commenta il presidente dei calzaturieri fermani. Che poi prosegue: «L’impegno degli imprenditori sarà massimo in questo momento così complicato, con la speranza che lo scenario possa cambiare nel più breve tempo possibile».





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