La nuova mafia di Palermo: 181 arresti. I boss usavano cellulari criptati

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di Giorgio Brescia





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Volevano rifare grande la Cupola della mafia storica in Sicilia, una maxi-operazione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha fermato 181 persone: boss, “colonnelli”, uomini d’onore ed estortori di diversi “mandamenti” del capoluogo siciliano e della provincia. Tra loro, in molti portati alla caserma Carini di Palermo, ci sono anche boss e fedelissimi di Cosa nostra scarcerati qualche tempo fa, perché hanno finito di scontare la loro pena: erano tornati in città per riprendere in mano le redini e occuparsi ancora di estorsioni, traffico di droga. Colpiti i mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria di Gesù e Bagheria. Ricostruita dagli inquirenti una rete di centinaia di episodi di estorsione, spaccio e gioco d’azzardo. Oltre un migliaio i carabinieri impegnati nel maxi-blitz, insieme agli specialisti del Ros e ai militari del Nucleo elicotteri dell’Arma.

Un’inchiesta che è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella (che ne riferiranno in mattinata i dettagli nel corso di una conferenza stampa), sventando il tentativo di alzare la testa dopo le numerose indagini che, nel corso degli ultimi anni, hanno condotto all’arresto di migliaia di persone.

Oltre ai 181 arresti sono state notificate pure due misure di presentazione alla polizia giudiziaria.

Nell’operazione partita al termine della notte scorsa sono complessivamente impegnati – con la copertura aerea di un elicottero del nono Elinucleo di Palermo – 1.200 Carabinieri dei comandi provinciali della Sicilia, del Reparto Anticrimine del Ros di Palermo, con il supporto dei “baschi rossi” dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, del 12esimo Reggimento “Sicilia”, del 14esimo Battaglione “Calabria” e altre componenti specializzate dell’Arma. Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo.

L’uso di cellulari criptati

“L’ormai noto sistema dei criptofonini ha reso possibile il dialogo, costante e riservato, non solo con i trafficanti di droga, a beneficio degli affari, ma anche tra i vari mandamenti, a beneficio, stavolta, della stessa essenza organizzativa dell’associazione”, è quanto scrive la Dda a proposito della nuova mafia, sempre più aggiornata sulle nuove tecnologie.

Dalla Dda l’allarme: “Non può ignorarsi che la facile introduzione, negli istituti penitenziari, di minuscoli apparecchi telefonici e di migliaia di sim, destinate ciascuna a una breve durata per annientare le eventuali attività di intercettazione, ha neutralizzato l’annosa questione dell’inoperatività dei detenuti che, ormai, dalle loro celle, continuano ininterrottamente la militanza mafiosa, seppure in videochiamata, collegandosi ad un telefono-citofono (cioè un apparecchio esterno dedicato in via esclusiva a ricevere e chiamare l’utenza attiva dentro al carcere), in modo da interloquire sulle questioni di maggiore rilievo e da realizzare, con estrema facilità, vere e proprie riunioni di mafia”.

Come la mafia prova a riorganizzarsi

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“Cosa nostra è attualmente impegnata in una significativa opera di riorganizzazione volta a superare i dissesti cagionati dall’incessante repressione degli ultimi trent’anni”, scrivono nel provvedimento di fermo i pm della Dda di Palermo. “Le plurime indagini delegate ai Carabinieri di Palermo nell’ambito dei procedimenti che qui ci occupano hanno registrato una crescente vitalità di Cosa nostra e hanno rivelato un’associazione dotata di una nuova energia che, molto verosimilmente, affonda le sue radici nell’equilibrata combinazione tra gli elementi di modernità, provenienti dalla più avanzate tecnologie, e quelli del passato, rappresentati dalla roccaforte dello “statuto scritto, che hanno scritto i padri costituenti” – evocato nella ormai nota riunione di Butera del 5 settembre 2022 dagli uomini d’onore della famiglia di Rocca Mezzomonreale – che tuttora rappresenta l’humus organizzativo dell’associazione e, soprattutto, l’elemento aggregante”, sottolineano i pm.

Come fa i soldi la nuova mafia

“La graduale ripresa di Cosa nostra è stata, al contempo, causa ed effetto del crescente introito di denaro. Il sistema estorsivo è tuttora al centro degli interessi mafiosi, anche quale strumento di controllo del territorio, dove emerge, ancora una volta, la strategia delle imposizioni a tappeto (si pensi, ad esempio, alla sottomissione massiccia dei ristoranti delle borgate marinare di Sferracavallo e Mondello all’ordine di intraprendere nuovi rapporti di fornitura di prodotti ittici con il grossista indicato da Nunzio Serio)”, si legge ancora. Mentre “un’ulteriore espansione affaristica, connessa anche stavolta allo sviluppo tecnologico, come accertato per i tutti mandamenti oggetto di queste indagini, riguarda il settore dei giochi e delle scommesse digitali che, subentrando alle vetuste riffe, in realtà rappresenta oggi una delle attività più remunerative di Cosa nostra che, da longa manus operativa degli imprenditori del settore, quali Angelo Barone, impone i pannelli di gioco, spesso illegali, ai singoli esercizi del territorio sì da realizzare enormi guadagni (Barone: Ho preso ora… quindici milioni di gioco)”.

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