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Autobrennero, la replica ai concessionari: «La libera concorrenza non è stata violata. Le nostre Comunità trovano uno straordinario volano di sviluppo, ma vengono al contempo interessate da un’ingente mole di traffico»
Autobrennero esce allo scoperto per difendere il bando per la concessione dell’A22. Se da un lato i vertici della società Autostrada del Brennero hanno scelto la strada del silenzio stampa, i soci pubblici hanno fatto pubblicare sul Sole24Ore una lettera dal titolo «Affidamento A22 cruciale per i territori» per rispondere alle critiche e ai ricorsi arrivati da Autostrade per l’Italia, Adusbef e Aiscat (i concessionari autostradali).
«L’affidamento della nuova concessione cinquantennale dell’autostrada A22 Brennero-Modena rappresenta un aspetto di cruciale importanza per i territori da noi amministrati — scrivono i soci —. Le nostre Comunità trovano infatti in essa uno straordinario volano di sviluppo, ma vengono al contempo interessate da un’ingente mole di traffico di attraversamento i cui benefici si riverberano su tutto il Paese, ma il cui gravame pesa interamente sulle loro spalle, in buona parte in un ambiente, quello alpino, di delicatezza estrema e caratterizzato da spazi limitati».
La lettera è stata firmata da quasi tutti i soci pubblici, tra cui: il presidente della regione Trentino – Alto Adige e governatore dell’Alto Adige Arno Kompatscher, il governatore del Trentino Maurizio Fugatti, il sindaco di Trento Franco Ianeselli, il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi e i due presidenti delle Camere di Commercio di Bolzano e Trento, Michl Ebner e Andrea De Zordo.
Nella lettera si ricorda la storia della Modena-Brennero, mettendo in risalto che è stata costruita dai territori senza aiuti statali e per questo motivo le comunità che si sviluppano lungo l’A22 vorrebbero la realizzazione di un corridoio green. E a questo punto arriva l’affondo degli amministratori locali: «Per questo motivo, le richieste o le azioni di annullamento del bando avanzate o intraprese in questi giorni da alcuni operatori del settore che non presentano alcun legame con la storia delle nostre comunità, risultano per tutti noi e per i molti cittadini che rappresentiamo poco comprensibile nel merito, dannose nei potenziali effetti e contrarie agli interessi collettivi e pubblici che rappresentiamo».
Poi gli amministratori dei territori raccontano la storia di come si è arrivati alla pubblicazione del bando, ricordando che la proposta di una finanza di progetto fu avanzata dal governo guidato da Mario Draghi nel 2021, «in un contesto europeo che riconosceva al project financing una rilevanza primaria nella modernizzazione delle opere pubbliche e nell’attuazione del Pnrr». La norma, si ricorda, venne approvata «senza che venissero sollevate questioni, né polemiche, né da parte del comparto autostradale, né da altri soggetti, pur prevedendo l’esplicito rimando al diritto di prelazione come da normativa».
Sulla Finanza di progetto si ricorda che anche se Autobrennero «fosse la candidata naturale ad avanzare una proposta in questo senso non significa che qualsiasi altro soggetto dotato dei requisiti, in grado di investire tempo e risorse nell’elaborazione di una così articolata proposta ed interessato ad un modello gestionale alternativo a quello tradizionale, non potesse farlo, ma così non è stato». Tradotto: nessuno si è mai interessato al progetto prima del 31 dicembre scorso. E ancora: «Prendiamo atto del fatto che i principali concessionari autostradali italiani abbiano, pur forse tardivamente, sposato la causa della libera concorrenza del mercato, ma non ravvediamo come questa possa essere stata violata».
L’ultimo punto sollevato è il tema tariffario, considerato da chi contesta il bando come lesivo del principio di equità.
«Si tratta di un sistema tariffario studiato dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti per tradurre in investimenti d’interesse collettivo i ricavi previsti dalla riscossione del pedaggio, lasciando minor spazio ai dividendi riservati agli azionisti, con un rischio d’impresa molto significativo in capo al concessionario e non più solo allo Stato — hanno scritto i soci —. Un modello che dimostra come non esista solo la dicotomia tra Stato e privato nella gestione di una importante infrastruttura, ma bensì un modello sussidiario dove territori ed enti locali, Stato e società gestrice, possono cooperare nel creare crescita, benessere, efficienza gestionale e interesse pubblico».
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