“Negli ultimi 5 anni abbiamo cambiato il volto della città”: l’ad di Rai Pubblicità, Luca Poggi, considera Sanremo quasi come una proprietà della Tv di Stato e parla come un sindaco che si prepara alla ricandidatura, perfino incurante del Tar Liguria che ha provato a dire basta al predominio Rai per l’organizzazione della rassegna. E’ uno dei mille paradossi di questa kermesse arrivata alla 75esima boa. Massimo Ranieri aveva un anno quando il Festival partì, e quest’anno sarà sul palco a cantare. Carlo Conti di anni ne ha 64 ed è alla sua quarta conduzione, dice che fisicamente non ce la fa a fare tardi e cercherà di tutto per non chiudere ogni serata più tardi dell’una e mezza. Cristiano Malgioglio, anche lui della partita affianco a Conti, di anni ne festeggerà 80 clandestinamente all’estero il prossimo 23 aprile e, leggiamo dal Corriere della Sera, ha chiesto al direttore Luciano Fontana di non far scrivere sul quotidiano milanese la sua età. E chi lo ha intervistato si è adeguato e non lo ha scritto.
Sono solo canzonette? Però triturano non poco i cantanti, solo la metà dei brani in gara arriverà nella top 100, anche se il giro di milioni di euro è alto. Cantanti distrutti dal business, come i calciatori nel mondo del pallone. Non ci sarà Angelina Mango, che vinse Sanremo l’anno scorso e che ha deciso uno stop dei suoi tour. Al via del Festival, dove tutti i giornalisti si danno del tu con i conduttori facendo aleggiare un’atmosfera di consociativismo peggiore di quella del Transatlantico in Parlamento, si parla con un rammarico che sembra vero dei cantanti divorati dall’ansia o dalla depressione, spiattellandone i nomi. Mentre Amedeo Minghi protesta a distanza per l’arrivo della cantante israeliana Noa e di un’artista palestinese, arrabbiato perché lui già anni fa cantò la pace con la canzone “Gerusalemme”.
Conti ribadisce che questa edizione non avrà monologhi (“che possono annoiare”) e impegnerà i comici solo in rapide “schegge”: un furbissimo modo di praticare l’autocensura provando a evitare incursioni troppo pericolose nell’attualità politica. C’è una sigla (“Tutta l’Italia….”) che palesemente strizza l’occhio al partito di maggioranza e poi ci sarà molta diluizione del dolore e delle sofferenze della vita: sotto le luci il calciatore Edoardo Bove che racconta la sua vita lontano dal calcio giocato e Paolo Kessisoglu (senza Luca Bizzarri, forse finito in qualche lista nera), che invece di fare satira dibatterà e canterà con la figlia il disagio giovanile. Con un bel po’ di ritardo: degli hikikomori giapponesi si parla nel mondo da almeno 25 anni.
Carlo Conti partirà domani sul palco con Antonella Clerici e Gerry Scotti prestato da Mediaset, ma si precisa che non c’è nessuna pax televisiva clandestina. Ma come? Non c’è stato uno slittamento delle gare per non farle coincidere con le finali di Coppa Italia trasmesse da Cologno Monzese? Ma Scotti insiste: Piersilvio Berlusconi non ha alcuna mira sul “baraccone” del Festival.
Il conduttore più abbronzato d’Italia, non richiesto, precisa che non ha ricevuto finora ingerenze politiche. Ma scommettiamo che da domani, come per il 2024, vedremo parlamentari del centrodestra tra le prime file del Teatro Ariston, come negli anni scorsi abbiamo visto quelli del centrosinistra quando Palazzo Chigi era abitato da premier di quel segno.
Luca Poggi ha ragione, Sanremo cambia quando c’è il festival: spettatori delle serate e professionisti vari spenderanno 500 euro al giorno, per un totale di 25 milioni. La rassegna vale quasi 250 milioni di euro, l’equivalente delle risorse che il governo Meloni aggiungerà quest’anno agli investimenti per la sanità. E ogni euro investito si moltiplica 2 volte e mezza, mica poco. Gli sponsor hanno aumentato le loro puntate, quest’anno per 67 milioni, più di quelli che macinò la macchina del Sanremo 2024 targato Amadeus. Chi se lo ricorda più, ora che pure la Warner Bros ammette di aver corso troppo con lui dopo il suo addio alla Rai, come fanno ad occhi bassi certe adolescenti dopo aver rotto con il loro fidanzatino.
Oggi abbiamo saputo pure che Carlo Conti è cattolico e che pensa che i genitori non devono delegare l’educazione dei propri figli alla scuola. In un momento di enfasi, quando ha risposto di essere antifascista, senza controllarsi ha pure detto che lo preoccupano invece molto l’intelligenza artificiale e i satelliti. Fossimo in lui, cominceremmo ora a preoccuparci. Si è messo nettamente contro Elon Musk, quindi seriamente nei guai.
Ah, a Sanremo ci sarà pure l’autorizzazione per un software finora vietato. Nessuna paura, non è Graphite e non spierà nessuno. E’ solo l’autotune, che serve un poco pure a mascherare chi con la voce proprio non ce la fa.
AVANZI SU SANREMO
Conti? Un impiegato della Cariplo
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