Trasporto pubblico: altri due autisti sospesi “per aver rispettato il Codice della Strada”, cresce la tensione

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Altri due autisti della SATI sono stati sospesi dal servizio per due settimane, dal 10 al 24 febbraio, con una decurtazione salariale di circa 750 euro. Il motivo? Aver rispettato il Codice della Strada, evitando di effettuare fermate ritenute irregolari e pericolose. Un provvedimento che ha scatenato nuove polemiche e acceso i riflettori sulla crisi del trasporto pubblico molisano.

La denuncia arriva dalle sigle sindacali Faisa Cisal, Filt Cgil e Ugl Autoferro, che parlano di una “deriva preoccupante”, in cui gli autisti sono costretti a scegliere tra il rispetto della legge e la conservazione del proprio posto di lavoro. Il problema, secondo i rappresentanti dei lavoratori, affonda le radici nella gestione regionale delle fermate: oltre 1000 punti di sosta sono stati autorizzati senza un’adeguata verifica della conformità alle norme di sicurezza. Di conseguenza, ogni giorno centinaia di passeggeri scendono e salgono in luoghi privi delle condizioni minime di tutela.

La questione non è nuova. Già a gennaio scorso due autisti erano stati sospesi per cinque giorni per lo stesso motivo, con la promessa da parte della SATI di adottare ulteriori provvedimenti disciplinari nei confronti di chi rifiutava di effettuare fermate non a norma. La vicenda si era aggravata dopo che, a dicembre, alcuni conducenti avevano subito insulti e minacce dai passeggeri esasperati per i disagi, innescando un duro braccio di ferro tra lavoratori, azienda e Regione.

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Gli autisti, sostenuti dai sindacati, ribadiscono che la responsabilità penale in caso di incidenti ricade unicamente su di loro. “Se accade qualcosa, siamo noi a doverne rispondere, non l’azienda né la Regione”, hanno sottolineato in più occasioni i rappresentanti sindacali, evidenziando che la situazione va avanti dal 2014 senza che siano stati presi provvedimenti concreti. La tensione è ulteriormente salita dopo che la SATI ha suggerito ai conducenti di usare “buon senso” e di continuare a fermarsi, in attesa di interventi infrastrutturali che dovrebbero mettere in sicurezza le fermate più critiche.

La Regione, che ha la competenza sulla gestione delle fermate, ha avviato verifiche insieme alla Motorizzazione di Campobasso per valutare la conformità delle soste autorizzate. Finora, il nulla osta è stato rilasciato solo per alcune fermate specifiche, tra cui i bivi di Morrone del Sannio e Lupara e la stazione ferroviaria di Portocannone. Tuttavia, l’iter per la messa in sicurezza delle altre fermate procede a rilento e il malcontento cresce.

E ora è arrivata una nuova sospensione dal servizio per due autisti Sati, sospesi dal 10 al 24 febbraio, con una decurtazione salariale di circa 750 euro ciascuno, “per aver rispettato il Codice della Strada e non essersi fermati a una fermata irregolare e pericolosa” sulla Statale 647 Bifernina che collega la costa al capoluogo Campobasso. Ii sindacati di categoria FAISA CISAL, FILT-CGIL e UGL AUTOFERRO parlano di un “provvedimento inaccettabile” e di una “deriva del trasporto pubblico molisano”. Secondo i rappresentanti sindacali Emilio Santangelo (FAISA CISAL), Lucia Merlo (FILT-CGIL) e Nicolino Libertone (UGL AUTOFERRO), la situazione è allarmante. “Il servizio di trasporto pubblico in Molise viene garantito attraverso la sistematica intimidazione degli autisti, costretti a scegliere tra il rispetto delle regole e la possibilità di mantenere la propria famiglia”, affermano. Nel mirino dei sindacati c’è anche la Regione Molise, accusata di aver autorizzato oltre 1000 fermate senza verificarne la conformità alle norme di sicurezza. Questo, secondo le organizzazioni sindacali, non solo mette a rischio autisti e utenti, ma espone i conducenti a gravi conseguenze penali in caso di incidenti.

“Facciamo un appello all’utenza: chi può, eviti di salire e scendere alle fermate non a norma. Non solo per la propria sicurezza, ma anche per non costringere gli autisti a violare la legge”, sottolineano i sindacati, chiedendo un impegno collettivo per garantire un servizio sicuro e dignitoso. il silenzio delle istituzioni viene definito “assordante”.

“Non si sta prendendo nessun provvedimento per tutelare i diritti e la sicurezza di chi viaggia e di chi ogni giorno garantisce il trasporto pubblico in Molise”, concludono i sindacati, ribadendo la necessità di un intervento immediato.

La vicenda delle fermate è solo uno dei tanti problemi che affliggono il trasporto pubblico locale in Molise. Ritardi nei pagamenti, carenze organizzative e un servizio obsoleto senza bigliettazione elettronica o sistemi di monitoraggio della flotta rendono il sistema inefficiente e insicuro. I sindacati chiedono l’istituzione di un tavolo regionale permanente per affrontare le criticità, mentre i pendolari temono ulteriori disagi se non si troverà una soluzione condivisa. Nel frattempo, la tensione resta alta e il trasporto pubblico molisano continua a muoversi sul filo del rasoio.





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