così la destra europea lancia la sfida a Bruxelles

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Sotto lo slogan “Make Europe Great Again”, i leader della destra euroscettica si sono riuniti a Madrid per celebrare l’elezione di Donald Trump e rilanciare la loro sfida all’Unione Europea. L’evento, organizzato dal partito Patriots for Europe, terza forza politica nell’Europarlamento e di cui fa parte la Lega, ha segnato il primo grande raduno del gruppo dopo le elezioni europee dello scorso anno.

Nel lussuoso Marriott Conference Center vicino all’aeroporto di Madrid, circa 2.000 sostenitori di Vox e altre forze sovraniste hanno accolto leader di spicco come il primo ministro ungherese Viktor Orbán, Marine Le Pen, Geert Wilders, Matteo Salvini e Andrej Babiš. In collegamento video, l’austriaco Herbert Kickl ha esaltato la sua recente vittoria elettorale come segno della crescente opposizione alle “imposizioni dei centralisti dell’Ue”.

Stop al Green Deal e all’immigrazione irregolare

I leader hanno puntato il dito contro le istituzioni europee, accusandole di essere la causa del declino economico e sociale del continente. Orbán ha definito Trump “un tornado che ha cambiato il mondo in poche settimane”, mentre Le Pen ha esultato per la presunta irrilevanza della presidente della Commissione Ursula von der Leyen dopo l’insediamento di Trump. L’agenda politica comune si basa su alcuni temi chiave: abolire le politiche ambientali europee (Green Deal), fermare l’immigrazione irregolare, opporsi alle politiche “woke” e di genere e difendere “i valori tradizionali”. Un programma elettorale che ricorda da vicino quello che ha portato Donald Trump a vincere le elezioni negli Stati Uniti.

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“Il Green Deal è morto”, ha dichiarato Babiš, denunciando le politiche energetiche europee come “suicide”. Anche Le Pen ha parlato di un’economia “trascinata a fondo da Bruxelles“, sostenendo che gli industriali sono ormai in rivolta contro le normative europee. Sul fronte migratorio, l’olandese Wilders ha infiammato la platea attaccando l’Islam e le politiche dell’Ue: “Avete abbastanza crimini in Spagna? Avete abbastanza immigrazione islamica? Avete abbastanza follia woke?” ha chiesto, ricevendo un coro di “Sì!” e “Viva España”.

L’ascesa della destra in Europa

L’evento di Madrid segna un passaggio chiave per l’estrema destra europea, che punta a capitalizzare l’onda lunga del ritorno di Trump alla Casa Bianca. La sfida alle istituzioni europee è lanciata: il prossimo obiettivo sarà conquistare sempre più governi nazionali e ridefinire il futuro politico del continente.

Che sia il globalismo dei democratici, incarnato nella figura del finanziere liberal George Soros, o il tecno-nazionalismo rappresentato da Elon Musk, né a destra né a sinistra si mette in discussione l’egemonia politica degli Stati Uniti. Non a caso lo slogan è “Make Europe Great Again”, una derivazione europea del MAGA (Make America Great Again) di Trump, lanciato dallo stesso Musk. I leader presenti a Madrid, infatti, contestano – non senza ragioni – l’operato dell’Unione europea, la sua inefficienza e incapacità di essere un interlocutore credibile ma si prefiggono l’obiettivo di rafforzare il legame speciale con gli Stati Uniti di Donald Trump. Il quale, però, potrebbe presto avviare una guerra commerciale con l’Ue. Come reagiranno, a quel punto, i leader del MEGA?

La sfida di Trump e la destra sovranista

Con l’imminente guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea, i leader della destra europea si troveranno di fronte a una scelta cruciale: reagire con misure protezionistiche o adottare una strategia economica più flessibile? Wolfgang Münchau avverte che l’UE rischia di ripetere l’errore fatto con il Regno Unito dopo la Brexit. All’epoca, Bruxelles pensava di poter costringere Londra a un accordo sfavorevole, ma a pagarne il prezzo maggiore è stata l’industria tedesca. Oggi, con un surplus commerciale di 230 miliardi di dollari verso gli USA, l’Europa potrebbe subire un duro colpo se Trump decidesse di imporre dazi sulle esportazioni europee.

I leader della destra sovranista, da Marine Le Pen a Matteo Salvini, che si sono riuniti di recente a Madrid per rilanciare la loro visione di un’Europa più autonoma e meno dipendente da Bruxelles, potrebbero cogliere questa occasione per ripensare il modello economico del continente. Münchau suggerisce che la soluzione non è la rappresaglia, ma una riforma strutturale: meno tasse, più investimenti interni e un’economia meno dipendente dall’export. Una visione che potrebbe allinearsi con le richieste della destra europea, che da tempo critica l’austerità e le regole rigide imposte dall’Ue.

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