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Fino ad oggi, si è sempre parlato in queste retrospettive di artisti in gara al Festival di Sanremo che hanno vissuto l’Eurovision Song Contest per l’Italia. Quella che andiamo ad affrontare, invece, è un’altra storia: quella di Achille Lauro.
Lui l’Eurovision l’ha vissuto. L’ha vissuto, sì, da artista. E l’ha vissuto in Italia. Non per l’Italia, però. Per San Marino. Per ricapitolare com’è stato possibile questo, andiamo a fare un po’ di passi indietro.
Achille Lauro: l’esplosione a Sanremo
Achille Lauro, nome d’arte di Lauro De Marinis, ufficialmente è di Verona, perché lì è nato l’11 luglio 1990. Di fatto, però, è romano, perché nella Capitale è cresciuto, nella zona nord-est tra Serpentara e Vigne Nuove. Il suo nome d’arte deriva dai tempi della collaborazione con la crew Quarto Blocco, quando era ancora minorenne, a metà degli Anni 2000. Non un nome scelto per caso, visto che così si chiamava un (controverso) armatore napoletano.
Diventato in fretta uomo di punta del Quarto Blocco, ed entrato altrettanto velocemente sotto l’ala di Shablo e Marracash, comincia a entrare in un discorso tutto suo di stili vari che entrano nella sua cifra artistica. Il tutto fino al 2019.
Questo è l’anno in cui, dopo tanto underground vissuto sul samba trap e non solo, a Sanremo ci va con un pezzo che ha tutto di rock: “Rolls Royce“. Che, al Festival, ha anche un piccolo cambio di testo: “Vestito bene Michael Kors” diventa “Vestito bene Via del Corso”, cioè una delle più famose vie di Roma: non si può fare pubblicità. In ogni caso, se ne dicono di tutti i colori per i mille riferimenti, più o meno voluti, evidenti, pensati o meno pensati, della canzone: rock, attori, calcio, e secondo qualcuno anche droga (tasto su cui spinge molto Striscia la Notizia). Com’è come non è, finisce nono.
L’esperienza la ripete nel 2020: cambia il volto (da Claudio Baglioni ad Amadeus), non cambia la sua presenza. E qui, con “Me ne frego”, che segue la cifra di “Rolls Royce”, succede ciò che divide: i capi durante le esibizioni. Nella prima serata si veste da San Francesco (Giotto), cui seguiranno un copricapo piumato con abito semitrasparente in stile Luisa Casati, un abito regale che fa il verso a Elisabetta I d’Inghilterra. Inoltre, durante l’esibizione nella serata cover con Annalisa, entra vestito da Ziggy Stardust, la creazione artistica di David Bowie. Quella serata porta a lui un’esplosione di fama e a lei una delle interpretazioni più belle della carriera. Alla fine dei conti Lauro è ottavo.
Nel 2021 non partecipa, ma interpreta cinque “quadri”, uno per serata, entrando anche negli omaggi musicali. Ce n’è un po’ per tutti i gusti, riassumendo peraltro una fetta dei suoi successi con le proprie canzoni nel corso degli appuntamenti (“Solo noi“, “Bam Bam Twist“, “Penelope” con Emma e Monica Guerritore, i due pezzi sanremesi e “C’est la vie“).
Ancora, nel 2022 torna in gara, stavolta con “Domenica”, portata insieme all’Harlem Gospel Choir, e stavolta con qualcosa di un po’ diverso rispetto alle due proposte precedenti. Certo, anche qui nascono le polemiche per supposta blasfemia, dato che nella prima serata fa il verso al battesimo cristiano (in realtà un omaggio al compleanno della madre). Ad attaccarlo è mezzo clero, a difenderlo l’Osservatore Romano (con tanto di citazione del Padre Nostro stile David Bowie a Wembley). Finisce 14° e, pur nelle sue ideazioni artistiche, con meno clamore del previsto. Forse anche perché qualcos’altro sta per accadere.
Achille Lauro: l’Eurovision di Torino con San Marino
Quel qualcos’altro è annunciato pochissimi giorni dopo la conclusione al Teatro Ariston. Ed ha l’effetto di una bomba: Achille Lauro è nella lista dei partecipanti alla prima edizione di “Una Voce per San Marino”, concorso di selezione della Repubblica del Titano per l’Eurovision.
Cos’era successo? Molto banalmente, Lauro, prima ancora di andare a Sanremo, aveva mandato una proposta, “Stripper“, dalle parti del Titano. All’epoca, infatti, era possibile per una quota di artisti classificabili come big entrare direttamente in finale: metà erano loro, metà i provenienti da delle tormentatissime semifinali. Con lui si presentarono anche altri nomi tra i validi e gli storici: Burak Yeter (con Alessandro Coli), Ivana Spagna, Valerio Scanu, Alberto Fortis (con Deshedus e Tony Cicco) e, anche loro in featuring, i Miodio, primi rappresentanti del Paese nel 2008.
Una tale lineup porta alla manifestazione sammarinese ottimi motivi per essere seguita ovunque sia possibile. Il successo sui canali social è assicurato, ma l’audience televisiva non si conoscerà mai perché San Marino RTV non era, e non è, rilevata dall’Auditel.
Sta di fatto che Lauro ce la deve mettere tutta per portare a casa il biglietto direzione Torino: riesce a superare per un unico punto l’accoppiata Yeter-Coli e di due Aaron Sibley, con Spagna quarta e Francesco Monte quinto. Scanu chiuse undicesimo.
Achille Lauro entra così a far parte della cerchia di artisti italiani capaci di andare all’Eurovision senza aver vinto Sanremo nello stesso anno di partecipazione. Subito emerge il fatto che San Marino, per sorteggio già effettuato a fine gennaio, non può ricevere voti dall’Italia, che invece ha voce in capitolo nella prima semifinale. In pratica, deve contare sulle sole proprie forze.
Il viaggio verso il Piemonte non è ricchissimo di eventi, anche perché quelli previsti (preparty a Barcellona e Amsterdam) li annulla in rapida sequenza. Viene rilasciata una versione di “Rolls Royce” per la serie Eurovision House Party, una delle cose più fortunate nate dall’omologa serie sorta in corso di pandemia di Covid-19. Più avanti, nella Wiwi Jam at Home, compaiono anche “C’est la vie” e “Stripper”.
A Torino con Achille Lauro c’è Boss Doms, compagno di viaggio di una vita artistica, ma sul palco con lui c’è anche parte della sua band. Tutto quello che si può utilizzare sul palco è utilizzato, primo fra tutti un toro meccanico che in quei giorni ne vede di ogni colore, compreso uno “scornamento” immortalato dal canale YouTube del concorso e oggetto di meme più o meno evidenti tra gli internauti. Performance senza dubbio spettacolare, quasi esagerata, ma in linea con lo spirito della canzone.
Al termine della seconda semifinale, però, Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika non possono annunciare San Marino tra le 10 finaliste. Anzi, Lauro non ci è andato neppure vicino a entrare in finale: 14° posto. La cosa non finisce qui, perché dopo pochi giorni si scopre che ci sareebbe stato un grosso giro di irregolarità nelle votazioni di sei giurie, compresa quella sammarinese. La questione produce fuoco e fiamme iniziali, leggere alla voce comunicati, e null’altro (o quasi) dopo.
Achille Lauro dopo Torino 2022
L’artista, comunque, al tempo ha avuto buone parole per l’Eurovision più in là, rimarcando il rispetto del concorso per la volontà dell’artista. Di Sanremo, almeno fino al 2025, non ne sente più parlare, andando invece a far parte del novero dei giudici di X Factor nel 2024.
Nel frattempo, per la sua discografia parlano questi elementi: tre dischi di platino e tre d’oro con gli album, 28 dischi di platino e 8 d’oro con i singoli, più il platino da ospite con “Keanu Reeves” di Gemitaiz.
Le precedenti retrospettive:
Photo Credits: Corinne Cumming, Nathan Reinds
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