Il Senato italiano accetta la petizione che contesta l’aumento delle tasse per il riconoscimento della cittadinanza ‘iure sanguinis’

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Il Senato della Repubblica Italiana ha accettato quella che dovrebbe essere stata la prima iniziativa formale contro le “tasse abusive” imposte dal Parlamento per l’ottenimento del riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, in vigore dal primo giorno dell’anno. La petizione, firmata da quattro avvocati, è stata protocollata e accettata dalla Camera Alta lo scorso 5 febbraio e, in sintesi, contesta la nuova legge “che ha aumentato eccessivamente i costi del processo di riconoscimento della cittadinanza italiana, sia per via giudiziale che per via amministrativa”, chiedendo che gli importi vengano rivisti.

“Tali aumenti contrastano con i principi costituzionali italiani, in particolare con l’articolo 24 della Costituzione, che garantisce il libero accesso alla Giustizia, assicurando nel contempo il patrocinio ai meno abbienti”, sostengono i firmatari in un passaggio del documento, che porta la firma degli avvocati Rodrigo Salgado Martins (di nazionalità brasiliana), Pedro Beltran Gamir (di nazionalità spagnola), Pierre Lourenço (di nazionalità brasiliana) e Marco Pepe, avvocato operante a Roma.

Il comunicato relativo all’iniziativa, emesso dall’avvocato Marco Pepe, è redatto nei seguenti termini: “Nel mese di dicembre 2024 con gli avvocati Rodrigo Salgado Martins, di nazionalità brasiliana, Pedro Beltran Gamir, di nazionalitò spagnola, Pierre Lourenco, di nazionaloità brasiliana ed il sottoscritto Marco Pepe, che esercita la professione a Roma, abbiamo preparato una Petizione indirizzata alla Presidenza del Senato della Repubblica italiana, ai sensi dell’art. 50 della Costituzione italiana:

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“Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.

Si tratta quindi di istanze che rappresentano comuni necessità e mai casi personali.

La petizione denuncia l’aumento eccessivo delle spese giudiziarie per i procedimenti di riconoscimento della cittadinanza per via giudiziaria, aumento previsto dalla Legge di Bilancio del 2025 che all’art. 106 introduce un nuovo paragrafo, denominato 1-sexies, all’art. 13 del DPR n. 115 del 30 maggio 2002, in materia di spese di giustizia.

  Se prima della Legge di bilancio una causa di cittadinanza per 10 ricorrenti (in genere un gruppo familiare medio è di 10 persone) costava di tasse da pagare al Tribunale euro 550 (contributo unificato) ora la stessa causa costa 600 euro a persona e quindi lo stesso nucleo familiare pagherà 6000 euro di tasse (contributo unificato) per le stesse  10 persone che iniziano il giudizio.

Quindi si registra un aumento medio di 10 volte, rispetto al contributo precedente, e solo per i giudizi aventi ad oggetto la cittadinanza.

Oltre a questo aumento, sono state aumentate le spese per la ricerca dei certificati (300 euro per un certificato di antenato) e, se si accede alla cittadinanza tramite i Comuni, la spesa prevista sarà di 600 euro di tassa per ogni richiedente. Questo, senza contare gli altri costi molto ingenti di certificati, le spese legali, la tassa di registro, le spese successive.

Invero, essendo divenuto troppo oneroso, pochi saranno in grado di iniziare un giudizio di cittadinanza.

Con i Colleghi abbiamo indirizzato la Petizione al Presidente del Senato, denunciando che tali aumenti contrastano con i Principi costituzionali italiani, in particolare l’art. 24 della Costituzione, che garantisce il libero accesso  alla Giustizia, assicurando nel contempo il patrocinio ai non abbienti. Si richiamava l’art. 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza tra i cittadini, obbligando lo Stato a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza.

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   Abbiamo richiamato l’art. 47 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che assicura la tutela giurisdizionale e l’accesso alla Giustizia.

   Sono state citate alcune decisioni della Corte Europea che hanno dichiarato illegittime le disposizioni che prevedono costi eccessivi per il ricorso alla Giustizia.

Infine, è stato chiesto che fosse avviata una procedura di infrazione, con l’obbligo di modificare la legge, e che siano applicate le sanzioni pecuniarie previste a carico dello Stato che non rispetta i limiti previsti dalla normativa europea, con l’ordine di modificare la normativa impugnata.

  In data 5 febbraio 2025 la Petizione è stata accettata dal Senato,  che ha trasmesso la Petizione alle Commissioni competenti, ed ora si è in attesa dell’esame della Petizione e delle determinazioni in merito.

  La Petizione è la prima iniziativa per contrastare l’aumento eccessivo delle spese per iniziare il procedimento di cittadinanza.  Ora, va chiarito che non si contesta il diritto dello Stato di applicare tributi, ma si contesta che l’aumento applicato supera le possibilità economiche degli aventi diritto, che si trovano impediti ad iniziare una procedura di cittadinanza, cittadinanza che  è un diritto di carattere primario e fondamentale previsto dall’ art. 15 della Dichiarazione Universale sui diritti dell’Uomo firmata a Parigi  il 10 dicembre 1948.

Difatti va considerato che la maggior parte degli interessati si trova nell’America Latina, ove la moneta vale mediamente 5 volte di meno rispetto all’Euro.

Tuttavia non si tratta di una questione puramente economica. I nostri antenati emigrati all’estero nel 1800-1900 furono accolti negli Stati di destinazione, che, giunti colà in condizioni poverissime, li aiutarono a stabilirsi, a svilupparsi, a lavorare ed a crearsi una famiglia. Ora che la situazione non è più favorevole in quegli Stati, l’Italia chiude le porte, rifiuta accoglienza, nega assistenza e cittadinanza addirittura a chi già è italiano per discendenza.

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  Attendiamo ora la risposta del Senato della Repubblica italiana alla Petizione. avv. Marco Pepe”.



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