Una sinistra pro Israele, fra opposte intransigenze

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Esiste una Sinistra per Israele? La risposta è sì, benché pochi la conoscano, stretta com’è tra un arcipelago che si dichiara di sinistra, ma è scivolato via via verso posizioni massimaliste, almeno dal 7 ottobre 2023. Fino a condividere, o comunque a non contrastare, le parole d’ordine più oltranziste, prima fra tutte il motto pro-Pal, diciamo così, che invoca una liberazione della Palestina “dal fiume al mare”: ossia dalle rive del Giordano fino alle sponde del Mediterraneo. Né più né meno si richiede la cancellazione dello Stato israeliano, che proprio tra il fiume e il mare esiste e desidera continuare a farlo.

Ma c’è anche una destra di cui è legittimo non condividere i metodi e gli obiettivi. Una destra che è rappresentata in Israele dalle liste di estrema destra, che appoggiano il governo di Benjamin Netanyahu ma soprattutto mirano a condizionarlo, a tenerlo costantemente sotto scacco. Non sappiamo cosa succederà tra una settimana, un mese, un anno. L’oscena vicenda degli ostaggi, quelli sopravvissuti, ora rilasciati col contagocce in condizioni precarie, testimoni diretti di una violenza psicologica e fisica senza confini, incoraggia questa destra ostile a qualsiasi concessione, interprete di un’opinione pubblica israeliana sconvolta.

Se le cose stanno così, come è plausibile che sia, la destra governerà Israele ancora a lungo in un quadro di guerra guerreggiata o minacciata ogni giorno. Il progetto di Donald Trump per Gaza segna, come ha scritto Maurizio Molinari, un cambio di paradigma, ma è presto per capire se funzionerà, al di là delle semplificazioni mediatiche. Quel che è certo, la sinistra europea e in particolare italiana, non ha un’idea praticabile per svolgere un ruolo politico e tanto meno diplomatico. Ripetere la vecchia formula dei “due popoli e due Stati” è confortevole, ma assomiglia a un’illusione. Chi mai può pensare che israeliani e palestinesi possano convivere a breve dopo l’abisso che è stato scavato tra loro? E davvero si può credere che l’Autorità palestinese, un organismo burocratico e forse corrotto, possa trovare la forza per opporsi all’egemonia di Hamas, dopo che l’organizzazione fondamentalista si è insediata da anni nel territorio senza che l’Autorità abbia mai trovato la forza per opporsi? Proponiamo pure la soluzione dei due Stati, purché sia chiaro che è un traguardo molto lontano nel tempo, qualcosa di simile alla “rivoluzione socialista” che un tempo i massimalisti agitavano in faccia ai riformisti nell’intento di chiudere qualsiasi dibattito sulla linea politica.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Ecco, oggi si tratta di capire se è percorribile una strada somigliante alla vecchia “terza via” tra le opposte intransigenze. Questo vuole essere l’obiettivo di Sinistra per Israele. Un’associazione, di cui è animatore tra gli altri Piero Fassino, attiva per promuovere forme di dialogo e di confronto all’interno della società israeliana con il mondo arabo e palestinese, oltre che con una serie di intellettuali europei che non si danno per vinti e non si arrendono alla logica del muro contro muro. Dopo quel 7 ottobre la voce di questa sinistra, che non è moderata ma semplicemente realista, è stata silenziata dagli eventi e dagli oltranzisti, ma per fortuna senza successo. Oggi torna a farsi sentire con il congresso che si svolge a Roma presso il Centro Congressi di Largo dello Scautismo. Si concluderà domani dopo aver fatto ascoltare molte voci fuori dagli schemi.

Da quella di Emanuele Fiano, che apre i lavori, a una serie di ospiti internazionali espressione della Spd, del “labour” inglese, della Francia (il noto Daniel Cohn-Bendit) e altri. Interverranno Yair Golan, leader del partito I Democratici, nato da poco dalla fusione tra il Labour e Meretz, e Bernard Sabella, rappresentante dell’Autorità palestinese presso il Consiglio d’Europa. E non è poco oggi mettere entrambi intorno allo stesso tavolo. Tutti cercano la via che ancora non c’è per uscire dalla paralisi. E tutti incarnano un desiderio di rinnovamento, un’ansia di voltare pagina appena le condizioni lo permetteranno. La “terza via” di questa Sinistra per ora è solo un sogno, ma in tanti lavorano per renderla un giorno possibile



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link