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SAN FRANCISCO\ aise\ – “Lo scorso autunno, l’artista Stefano Ciol e il Museo Italo-Americano di San Francisco hanno collaborato a una mostra unica intitolata “Into the Light”, che celebra il talento della famiglia Ciol. Il duo padre-figlio del Friuli Venezia Giulia, Elio e Stefano, ha realizzato una selezione di opere che mettevano in risalto il loro magistrale uso della luce e la comune passione per la composizione geometrica. Le loro fotografie sono caratterizzate da un perfetto equilibrio di linee e angoli, che danno vita a opere visivamente sorprendenti e altamente strutturate”. Ne scrive Serena Perfetto sull’“ItaloAmericano.org”, magazine diretto da Simone Schiavinato.
“Rinomato per l’uso eccezionale del bianco e nero, il lavoro di Elio è stato celebrato in oltre cento mostre personali in tutto il mondo. Nella fotografia paesaggistica, ha curato una retrospettiva che ripercorre oltre sessant’anni della sua straordinaria carriera. La mostra presentava immagini del paesaggio friulano, musa ispiratrice di tutta la vita; ritratti intimi di Pier Paolo Pasolini, celebre poeta e regista; e un sentito omaggio ad Assisi, città che ha un profondo significato personale per l’artista e che ha un legame speciale con San Francesco. L’ampio archivio fotografico di Elio raccoglie l’arte, l’architettura e i siti archeologici italiani, con particolare attenzione al ricco patrimonio culturale del territorio friulano.
Quanto a Stefano, i suoi paesaggi si dispiegano come sogni, velati di luce, nebbia e neve. Il suo percorso artistico è in continua evoluzione, fonde tecniche tradizionali con metodi innovativi per raggiungere una perfetta armonia tra la visione e l’immagine finale. Questa dedizione al suo mestiere si traduce in opere meravigliose da guardare e profondamente commoventi.
Abbiamo parlato con Stefano Ciol mentre la mostra al Museo Italo-Americano stava per chiudere, e abbiamo scoperto di più sull’eredità della famiglia, così come sui suoi piani per il prossimo futuro. “Rappresento la terza generazione di fotografi nella mia famiglia, dopo mio nonno e mio padre. L’attività fu avviata da mio nonno e suo fratello e, dopo la prima e la seconda guerra mondiale, continuò a funzionare. Nel mio caso, tuttavia, ho scelto liberamente di continuare sulle orme di mio padre”. Stefano è determinato a mantenere un forte legame con la sua famiglia e l’arte, introducendo allo stesso tempo un tocco di novità o qualcosa che la distingua, o meglio ancora, qualcosa che sia simile ma diverso.
“Cerco di portare avanti l’archivio ereditato da mio padre. Abbiamo avuto l’onore di fotografare Chagall, Giotto, Lorenzetti e abbiamo lavorato a decine di libri. Mio padre ne ha firmate più di 200, per questo cerchiamo di mantenere questa collezione digitale aggiornata per il futuro. Ci impegniamo a mostrare i dettagli sia nella mostra che nei cataloghi. Ciò vale anche per la mostra al Museo, dove è stato condotto uno studio approfondito su come combinare le immagini sulle pareti, le dimensioni e la disposizione delle opere”.
D. Cosa ritiene renda il suo lavoro più vicino a quello di suo padre e cosa lo renda diverso?
R. Mio padre e io abbiamo stili fotografici distinti. Ciò che ci unisce, ed è il motivo per cui ho scelto la stessa carriera a 15 anni, è il desiderio di creare immagini visivamente interessanti che richiamino l’attenzione. Questa passione mi ha alimentato nel tempo. Ma sono una persona introversa e riservata, il che significa che non mi piace fotografare le persone. Mio padre, invece, è sempre stato affascinato dalla ritrattistica e aderisce all’estetica neorealista.
D. È questo uno dei motivi per cui i paesaggi sono il suo soggetto preferito?
R. La bellezza dei paesaggi è una cosa che adoro. Siamo al centro della creazione e di questa bellezza che ci è stata donata. Per catturare questi momenti, bisogna aprire gli occhi ed essere disposti a percepire la bellezza che ci circonda.
D. Quali sono i suoi posti preferiti, quelli che la ispirano di più?
R. La maggior parte delle mie foto, in particolare quelle esposte in mostra, sono state scattate nel mio tempo libero, nei fine settimana e durante i viaggi con la mia famiglia. Uno dei posti che amo di più e in cui ho trovato tutto il necessario per scattare la foto migliore è la Valcellina, grazie alle sue montagne e al lago. Mi piace particolarmente catturare il paesaggio, soprattutto quando la terra è ricoperta di neve. La Valcellina si trova in Friuli Venezia Giulia, a breve distanza da Pordenone. Ma sono sempre pronto a cogliere occasioni per catturare momenti con la mia macchina fotografica, che si tratti di un viaggio in macchina o di qualsiasi altra occasione che si presenti.
D. Dal Friuli Venezia Giulia a San Francisco: come è nato il legame?
R. Con la famiglia Lodolo e il Fogolâr Furlan abbiamo parlato di una possibile mostra sul territorio, dato il loro forte legame con esso. Quando abbiamo iniziato a discutere della sede, qualcuno ci ha proposto il Museo e noi eravamo entusiasti dello spazio a disposizione. Abbiamo ripensato la mostra per collegare i punti tra San Francisco, la regione Friuli Venezia Giulia, Assisi, Yosemite e la Toscana.
Per quanto riguarda la macchina fotografica, Stefano Ciol è consapevole della trasformazione in atto dall’analogico al digitale e dell’importanza di convertire tutto il lavoro analogico in un’esperienza digitale.
“Siamo stati in grado di sfruttare le nuove tecnologie e di ottenere risultati che riflettono sia la bellezza delle immagini analogiche sia la qualità dei progressi tecnologici. Nel corso del tempo ci siamo adattati, modificando l’uso della carta, soprattutto per le immagini in bianco e nero. La fotografia è uno strumento importante e tutti noi scattiamo foto tramite i cellulari. Tuttavia, inevitabilmente, la maggior parte di queste foto andrà persa. La mostra, invece, dà a tutti la possibilità di seguire una narrazione attraverso immagini stampate: “Le persone hanno bisogno di essere catturate dalle immagini per seguire la storia che c’è dietro la foto. È questo che fa la differenza”, ci racconta Stefano. “È come se i poeti leggessero poesie: di solito raccontano una storia da seguire. Una cosa è parlare tra amici, un’altra è leggere un libro sullo stesso argomento”.
Parlando del futuro, gli sforzi di Stefano sono ora concentrati nel portare la mostra fuori da San Francisco e in giro per l’America. Le prossime tappe potrebbero essere Dallas e Vancouver, con la speranza che la mostra resti qui ancora per un po’, prima di tornare in Italia”. (aise) 





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