La neve è tornata abbondante a nord delle Alpi, regalando un inizio di stagione natalizia come non si vedeva da anni. In molte stazioni sciistiche, grandi e piccole, è finalmente possibile aprire gli impianti e accogliere gli appassionati di sport invernali. Tuttavia, mentre la neve abbonda, c’è un altro elemento essenziale che preoccupa i gestori: la mancanza di personale.
Les Paccots, una piccola stazione sciistica nel canton Friburgo, incarna perfettamente questa situazione. Dopo otto anni di Natale senza neve, la località si ritrova finalmente a riattivare gli impianti. Nella scorsa stagione si è potuto sciare solo nove giorni: questo ha portato a una drastica riduzione del personale fisso e ora non si riesce a far fronte alle necessità, racconta Olivier Berthoud, responsabile del comprensorio.
“Non riusciamo ad assicurare un tempo pieno a tutto il personale necessario, quindi dobbiamo far capo a chi ha anche un altro impiego o a chi ha questo lavoro come attività accessoria”, spiega Berthoud. “Quindi – prosegue – abbiamo molti giovani, molti pensionati, ma anche volontari che si mettono a disposizione perché amano la neve. Dopo anni difficili, un po’ li abbiamo persi”.
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Sciare costa sempre di più, ma non per le famiglie
Anche le stazioni sciistiche più grandi devono affrontare difficoltà simili. Lionel Fontaine, direttore di Hotelis, società specializzata nel reclutamento per il settore alberghiero e della ristorazione, conferma la crescente pressione. “Da qualche giorno siamo molto sollecitati e lo saremo fino a fine febbraio”, spiega Fontaine, sottolineando che le richieste provengono da località di prestigio come Verbier, Nendaz e Crans Montana. Tra le figure professionali più difficili da reperire spiccano i cuochi.
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