Genova, Pd in stallo sul candidato sindaco. Destra in rimonta

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Cadono come i piccoli indiani i candidati del centrosinistra le comunali di Genova, previste a primavera. Una sfida che sembrava partita in discesa, dopo i risultati delle regionali dello scorso autunno nel capoluogo ligure, che videro una netta vittoria della coalizione riunita attorno a Andrea Orlando, con il 52,2% contro il 44,3% del centrodestra, con un Pd primo aprtito in città vicino al 30%. In voti reali significa un vantaggio di 18mila voti. Un risultato non scontato visto che alle ultime comunali aveva vinto la destra con l’attuale governatore Marco Bucci.

MA A SINISTRA, come è noto, non piace vincere facile. E così tutte le potenziali candidature emerse finora sono tramontati per veti incrociati, ma anche per gli strascichi dell’inchiesta che ha portato mesi fa all’arresto di Giovanni Toti. Due dei papabili Pd sono caduti per questo: Armando Sanna (mr. preferenze tra i dem alle ultime regionali) per una foto sullo yacht dell’imprenditore Aldo Spinelli (anche lui finito ai domiciliari) insieme all’ex governatore Claudio Burlando.

E Alessandro Terrile per il suo ruolo di ad di Ente Bacini, società che era presieduta da Mauro Vianello, altro nome noto finito nell’indagine. Nel 2022 Terrile, che guidava i dem in consiglio comunale (ora nell’ala sinistra del partito vicina a Orlando), si ritirò dalla corsa a sindaco proprio per accettare il nuovo incarico in Ente Bacini, e la nomina fu ad opera Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorià portuale finito in manette lo scorso maggio.

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SU SANNA, ESPONENTE dell’area riformista, pare abbiano pesato i dubbi del M5S. Così come la vicinanza a Burlando è stata decisiva per il no dei 5S a Federico Romeo, ex presidente del municipio della Valpolcevera e ora consigliere regionale. Terrile (su cui non c’è mai stata alcuna indagine) ha dato forfait giovedì, accusando la coalizione di avere perso «tempo prezioso» concentrando il dibattito «esclusivamente sui nomi, tralasciando proposte e contenuti».

Sanna, che ora è capogruppo Pd in regione, invece non si arrende: «Se oggi sono ancora qui e non mollo il colpo, è perché la decisione di dare la mia disponibilità a candidarmi non arriva dall’alto o da ambizioni personali, ma nasce dalla gente».

NEL FRATTEMPO I 5S minacciano di correre da soli con Tiziana Beghin, i renziani di Iv accusano il Pd di aver messo in scena uno «spettacolo in decoroso», Azione si chiede se esista una coalizione e Avs denuncia come «la confusione regna sovrana» e invoca «un tavolo di coalizione».

Il pallino è nelle mani del segretario dem Simone D’Angelo, che nelle ultime settimane si è affannato per mettere ordine tra i pretendenti Pd per trovarne uno gradito a tutti gli alleati. Una missione finora non riuscita. Anche se sul programma il lavoro è avanti, con alcuni punti fermi che riguardano lo stop al consumo di suolo, il no al termovalorizzatore e la gratuità dei nidi

ORA IL LAVORO SUL CANDIDATO dovrebbe ripartire da zero. M5S e altre forze della coalizione hanno chiesto al Pd di accordarsi al proprio interno: basta rose di nomi. Quelli che circolano sono il deputato Luca Pastorino, che nel 2022 vinse il difficile collegio uninominale del Levante genovese ed è molto apprezzato da 5s e sinistra, ma è attualmente sindaco a Bogliasco; di Alberto Pandolfo, da poco subentrato alla Camera ad Andrea Orlando; e dello stesso D’Angelo, che ha però il gravoso compito di dirigere il traffico dentro il Pd.

Raccontano che nel Pd genovese l’ipotesi di candidare Orlando non sia affatto tramontata, ma l’ex ministro, che è di La Spezia, ha spiegato che il suo compito è «dare una mano a tenere unita la coalizione». Padre nobile più che candidato sindaco, visto che ora fa il consigliere regionale di opposizione e cura le politiche industriali per conto di Schlein.

L’OBIETTIVO È CHIUDERE entro la metà della prossima settimana, ma in pochi ci scommettono. Il clima tra i dem si è surriscaldato, tra i tre ex candidati sono volate parole forti e colpi bassi. «Si sono logorati a vicenda», spiegano fonti Pd. Finora Schlein si è tenuta fuori dalla contesa, in omaggio al suo motto «decidono i territori».

Ma la sua stima per Pastorino è nota. E non è escluso che il via libera definitivo possa arrivare da Roma. A destra è appena arrivato dai leader nazionali l’ok a Pietro Piciocchi, vice di Bucci e oggi sindaco facente funzioni. Lui è già in campagna elettorale, convinto di poter rimontare il gap grazie anche al sostegno del governatore, che potrebbe candidarsi come consigliere per trainare il suo delfino.

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