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Domenica 9 febbraio si vota per le elezioni generali in Ecuador, con cui saranno eletti presidente e vice presidente, 151 deputati dell’Assemblea nazionale (parlamento monocamerale) e membri del parlamento andino. L’appuntamento è particolarmente atteso soprattutto per la possibilità che Daniel Noboa possa confermarsi presidente, vedendosi così premiate sue politiche di contrasto a corruzione e attività criminali. Quello della sicurezza rimane infatti un tema cruciale dell’agenda politica ecuadoriana, Paese entrato relativamente da poco nelle rotte regionali del narcotraffico, conoscendone gli effetti in termini di violenza tra bande e sulla popolazione civile. I sondaggi profilano una ripetizione della sfida del 2023 tra Noboa e Luisa Gonzalez – prima possibile presidente donna del Paese -, unica dei 15 sfidanti con possibilità di arrivare al ballottaggio. Le ultime intenzioni di voto diffuse da Ipsos danno a Noboa, figlio di un noto imprenditore bananiero, il 43 per cento dei consensi, contro il 31 per cento della candidata di “Rivoluzione Cittadina”, la forza politica “neo-socialista” dell’ex presidente Rafael Correa, oggi in esilio in Belgio.
La campagna di Gonzalez è stata incentrata sulla giustizia sociale, chiave per arrivare alla pace. “Non può esserci pace senza giustizia sociale, senza medicina negli ospedali (…); senza un bilancio per l’istruzione e la sanità”, ha detto Gonzalez nell’evento conclusivo della sua campagna elettorale che si è tenuto nella città costiera di Guayaquil, già bastione politico di Correa. La candidata – che in caso di vittoria diventerebbe la prima presidente donna del Paese – ha inoltre contestato le politiche di sicurezza di Noboa, che prevedono una costante presenza di militari nelle strade, nelle carceri e lungo i confini. Gonzalez, di professione avvocato, ha scelto come possibile vice Diego Borja Cormejo – un uomo in omaggio alla regola dell’alternanza obbligatoria di genere -, già ministro dell’Economia dal 2005 al 2006.
Da parte sua, Noboa punta tutto sulla “mano dura” di fronte alle bande criminali: un atteggiamento che – con la dichiarazione di “conflitto armato interno” e numerose iniziative legislative volte a inasprire le pene per le organizzazioni criminali – ha contribuito, nella visione di governo, a diminuire i tassi di omicidi e reati. Il suo governo rivendica una diminuzione nelle morti violente, carceri più sicure e smantellamento di organizzazioni terroristiche con arresto di leader dei gruppi criminali e sequestro di armi e droga. La scorsa settimana ha presentato una riforma costituzionale per “rafforzare” la prigione preventiva, allo scopo di perseguire con maggiore efficacia terroristi e persone legate alle organizzazioni criminali. Inoltre, Noboa si è intestato una lotta contro la corruzione nella politica e la necessità di riaffermare il primato della legge, denunciando a più riprese esponenti dei governi “neo-socialisti” che hanno guidato il Paese da inizio secolo. Tra i risultati più eclatanti, l’arresto dell’ex vice presidente Jorge Glas, catturato mentre era in esilio presso l’ambasciata del Messico a Quito, in un’azione della polizia ecuadoriana che ha portato a una crisi diplomatica con Città del Messico, ad oggi arrivata alla Corte internazionale di giustizia (Cig). La strada tuttavia è ancora lunga e Noboa vuole confermarsi presidente per continuare sulla scia del “Nuovo Ecuador” inaugurato con il suo inaspettato primo mandato. Il 37enne aveva vinto nel 2023 nelle elezioni istituite dopo il meccanismo della “morte incrociata” attivato dall’ex presidente Guillermo Lasso, il quale aveva sciolto le camere e si era dimesso.
Le settimane precedenti all’apertura delle urne sono state peraltro caratterizzate da alcune polemiche legate alla candidatura di Noboa. La Costituzione non prevede la possibilità di due mandati consecutivi, ma nel caso del presidente uscente il primo periodo è stato interpretato come una “supplenza” di Lasso. Più delicata la questione relativa alla posizione di presunto favore che Noboa potrebbe ottenere in campagna elettorale, sfruttando il ruolo istituzionale. Il giovane capo dello Stato si è sospeso dall’incarico in circostanze puntuali, coincidenti con eventi di campagna, passando i poteri a Cynthia Gellibert, nominata vice presidente in extremis, al posto di Veronica Abad, con cui si erano rotti i rapporti sin da inizio mandato. Una manovra che ha sollevato polemiche politiche riflesse in ricorsi alla giustizia costituzionale, al momento senza esito.
Si vota con un sistema misto che prevede maggioritario e proporzionale. Le cariche di presidente e vice presidente vengono elette con maggioranza assoluta in due turni. Si passa al ballottaggio se al primo turno nessun candidato ottiene il 50 per cento (o il 40 per cento con uno scarto di minimo 10 punti p). per i membri dell’Assemblea e del parlamento andino il sistema è proporzionale. Il voto è obbligatorio per i cittadini tra i 18 e i 65 anni e le persone private della libertà senza condanna eseguita. Per i cittadini all’estero, il personale delle forze armate, le persone con disabilità e le persone tra i 16 e i 18 anni, il voto è facoltativo. La popolazione dell’Ecuador supera i 18 milioni di abitanti, con circa 13 milioni chiamati alle urne (il 76 per cento) e 456.587 i residenti all’estero. I seggi abilitati su tutto il territorio nazionale sono
Il processo verrà seguito da 741 osservatori nazionali e 202 internazionali, la metà dei quali sono quelli della missione dell’Unione europea. L’altra missione di rilievo è quella dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), con 88 membri, tra osservatori e specialisti, e finanziata da Brasile, Canada, Corea, Stati Uniti, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Perù. Al termine delle giornate elettorali verrà presentato un rapporto preliminare con osservazioni e raccomandazioni sul processo democratico del Paese. Quito registra inoltre la presenza di missioni della Association of World Election Bodies (A-web), di Transparencia electoral, del Parlamento del Mercosur (Parlasur) e della Associazione dei magistrati elettorale delle Americhe (Amea). I temi di interesse saranno l’organizzazione e la tecnologia elettorale, la giustizia elettorale, il finanziamento politico, la partecipazione femminile, indigena e della popolazione afrodiscendente, la violenza politica, le campagne elettorali e i mezzi di comunicazione digitale. Le delegazioni di osservatori internazionali si riuniranno con le autorità elettorali e con rappresentanti del governo, oltre che con i candidati, con membri della società civile, leader politici e rappresentanti della comunità internazionale.
Chi vincerà le elezioni dovrà confrontarsi innanzitutto con la questione della sicurezza, in cima alle preoccupazioni dei cittadini. Insicurezza e violenza sono diventati il problema principale di un Paese che fino ad alcuni anni fa era considerato tra i più tranquilli della regione, esente dalle attività criminali legate alla presenza di cartelli. L’Ecuador ha sofferto un incremento inatteso e prepotente della criminalità organizzata legato, secondo alcuni siti specializzati, al fatto che per anni il Paese non era entrato nei radar della lotta al grande narcotraffico. Con la pressione delle forze di sicurezza nazionali e internazionali dispiegata soprattutto in Colombia e Perù, i trafficanti hanno nel tempo aperto rotte proprio in Ecuador, paese che a tutt’oggi non è grande produttore di sostanze stupefacenti ma che offre con il porto di Guayaquil, sul Pacifico, uno snodo cruciale per la rotta che corre verso il nord del continente. Inoltre si stima che il tasso di omicidi, tra il 2010 e il 2023, è passato da 5 a 46 per ogni centomila abitanti. A gennaio 2024 Noboa ha attivato una serie di misure straordinarie, dichiarando il “conflitto armato interno”, contro bande criminali definite organizzazioni “terroristiche”. Le presidenziali del 2023 furono contrassegnate dall’uccisione, in piena campagna elettorale, del candidato Fernando Villavicencio.
Altro tema è quello dell’energia: l’Ecuador sta vivendo una crisi energetica dovuta a una moltitudine di fattori, tra cui gli effetti della siccità sui serbatoi delle centrali idroelettriche e la cattiva o assente manutenzione degli impianti nazionali attribuita alla malagestione dei governi precedenti. Il tema potrebbe influenzare i rapporti con Paesi vicini, come la Colombia, oltre che con gli Usa e la Cina, che con vari strumenti soprattutto finanziari potrebbero aiutare a risolvere la crisi. Maria José Pinto, oggi segretaria tecnica del dipartimento “L’Ecuador cresce senza denutrizione”, sarà la candidata vice in sostituzione di Veronica Abad, imprenditrice il cui legame politico con Noboa si è interrotto pochi giorni dopo l’avvio del governo.
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