Oggi è la Giornata mondiale di “tolleranza zero” contro tali pratiche, una violazione dei diritti umani che colpisce più di 200 milioni di donne. L’impegno di Amref Health Africa – Italia per l’eliminazione totale in tutto il mondo
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Dare voce ai giovani perché abbiano la possibilità di «farsi ponte» tra comunità e persone per essere «motore di cambiamento», affinché oggi sia possibile “Accelerare il passo” verso l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. È l’appello lanciato da Amref Health Africa – Italia nel fare proprio il tema scelto dall’Onu per l’odierna Giornata mondiale della “tolleranza zero” contro tali pratiche, riconosciute a livello internazionale come una violazione dei diritti umani, della salute e dell’integrità delle bambine, delle ragazze e delle donne. Lo sottolinea in una conversazione con i media vaticani Laura Gentile, referente sul tema della onlus nata a Nairobi nel 1957, ricordando come «storicamente le mutilazioni genitali femminili siano particolarmente diffuse nei Paesi africani, in particolar modo del Corno d’Africa». In realtà, aggiunge, «è un fenomeno che possiamo rilevare a livello globale, per cui non parliamo più soltanto di Paesi quali ad esempio la Somalia, l’Etiopia e l’Eritrea ma anche di nazioni del Nord Africa, come l’Egitto, o del Medio Oriente, come l’Iraq, o ancora più a Est, come l’Indonesia». Con le migrazioni, fa inoltre notare, sono interessati «pure i Paesi europei, poiché sono molte le donne provenienti da realtà in cui la pratica ancora persiste»: le cifre per il Vecchio Continente rivelano che sono 600.000 le donne e le ragazze che l’hanno subita, 180.000 sono a rischio ogni anno.
L’emergenza a livello mondiale
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, nel suo messaggio per la Giornata 2025, esorta a unire «le forze» per una completa eliminazione delle mutilazioni genitali femminili entro il 2030. Secondo l’Onu, nel mondo oltre 200 milioni di ragazze e donne oggi in vita sono state oggetto di procedure che hanno comportato la rimozione parziale o totale dei genitali esterni e quest’anno quasi 4,4 milioni di ragazze rimangono a rischio, per una stima di 12.000 casi al giorno. Una pratica che, come sottolineato anche da Papa Francesco, «umilia la dignità della donna e attenta gravemente alla sua integrità fisica».
«Alcune comunità — riporta la rappresentante di Amref Italia — ritengono che tali mutilazioni possano invece garantire la salute della donna, anche durante il parto: sappiamo però che espongono a maggiori rischi durante il travaglio e il parto stesso, qualora la donna non venga assistita prima in modo adeguato. Oppure si pensa di garantire la “purezza” della donna, ai fini di migliori prospettive matrimoniali. In altri casi ancora si considera erroneamente che ci sia una prescrizione religiosa al riguardo, ma in realtà non è così. Ci sono poi casi in cui la pratica può essere vista come un riconoscimento di un momento di passaggio della vita, da bambina a donna, e ciò spesso avviene anche in età molto precoce, con l’implicazione poi di matrimoni forzati, gravidanze precoci, abbandono degli studi».
I rischi, da un punto di vista della salute fisica e mentale, rimangono altissimi. «L’Organizzazione mondiale della sanità — ricorda Gentile — classifica le mutilazioni genitali femminili secondo quattro categorie, ad esempio il tipo tre è quella dell’infibulazione. Le condizioni in cui la pratica viene effettuata possono portare a emorragie e infezioni, anche da Hiv, e in alcuni casi addirittura alla morte», oltre che a shock e traumi psicologici.
L’impegno di Amref
Da anni Amref promuove iniziative di sensibilizzazione con progetti di educazione, assistenza sanitaria e psicologica, percorsi di empowerment per le vittime. «Oggi l’ambasciatrice principale di Amref sulla prevenzione e il contrasto delle mutilazioni genitali femminili è Nice Leng’ete, un’attivista kenyana che da bambina è riuscita a evitare di essere sottoposta a questa pratica e che gradualmente è stata capace di attivare un dialogo all’interno delle comunità con altre donne, ma anche con uomini e anziani, creando spazi di educazione e di informazione per una maggiore consapevolezza sulle conseguenze. C’è poi Cynthia Oningoi, altra giovane kenyana che sta promuovendo all’interno della comunità in cui vive programmi di educazione che possano garantire alle bambine e alle ragazze la possibilità di scegliere ciò che desiderano nella vita».
Dal 2023 Amref porta inoltre avanti, assieme ad altre realtà internazionali, il progetto Y-Act, Youth in Action, di cui Laura Gentile è coordinatrice. L’iniziativa, cofinanziata dall’Ue, ha dato vita tra l’altro a “Intere: una rivoluzione senza cicatrici”, un vodcast «per rompere il silenzio» sulle mutilazioni genitali femminili. Con Y-Act, che in queste ore viene portato anche presso il Parlamento europeo, «quello che abbiamo fatto è stato andare a individuare e formare giovani con
background migratorio che vivono in Italia, a Roma, Milano, Torino e Padova, perché potessero diventare loro stessi dei ponti con le loro comunità, somala, sudanese, egiziana, nigeriana. Ognuno di loro ha realizzato azioni di sensibilizzazione su questa tematica nei territori e all’interno dei luoghi di aggregazione in cui vivono».
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