“Le ragioni del nostro sciopero sono molto precise: occorre affrontare il problema salariale, serve una riforma fiscale vera, bisogna investire su sanità e scuola pubblica, su nuove politiche industriali per difendere e aumentare l’occupazione, fare una vera riforma delle pensioni anziché peggiorare, come stanno facendo, quella fatta dal governo Monti/Fornero”.
Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, spiega in un’intervista a La Stampa le ragioni dello sciopero generale proclamato dalla Confederazione di corso d’Italia insieme alla Uil per il 29 novembre.
Le bugie del governo
Uno sciopero reso necessario dal fatto che il governo “sul taglio del cuneo fiscale e sulle pensioni dice bugie” e non fa nulla per chi ne ha veramente bisogno, “mentre l’unica spesa pubblica che aumenta è quella per le armi”. Insomma, in una situazione in cui tanta gente è in difficoltà, “il governo anziché aumentare le entrate e rilanciare gli investimenti ha scelto di tagliare la spesa pubblica per i prossimi sette anni”.
E Il risultato è sotto agli occhi di tutti, incalza il leader della Cgil: “Siamo in presenza di tagli alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali e ai comuni”. Quanto ai salari si propongono “nel settore pubblico aumenti del 6% quando l’inflazione è stata del 17%. E poi continuano a fare i condoni e a tassare il lavoro dipendente e i pensionati, ovvero le due categorie che hanno versato al fisco 17 miliardi di Irpef in più nel 2024”.
Il bluff del cuneo fiscale
Tutto l’opposto della narrazione di Meloni e Giorgetti che spiegano ogni giorno come la manovra sia generosa nei confronti del lavoro e dei ceti medi, lettura che Landini contesta drasticamente: “Raccontano una bugia. Perché il famoso taglio del cuneo fiscale c’è da tre anni. Non l’ha inventato questo governo ma è una conquista che abbiamo ottenuto noi e la Uil anche con lo sciopero ai tempi del governo Draghi”, e in ogni caso “ai lavoratori fino a 35.000 euro dal primo di gennaio 2025 non aumenta un bel niente, anzi. Secondo i nostri calcoli, visto che il meccanismo è cambiato, qualcuno ci rimette pure qualcosa”.
Se non paghi non ti curi
Quegli stessi lavoratori e pensionati che ogni giorno devono “misurarsi poi con l’aumento degli affitti, le liste d’attesa e una sanità dove se non paghi non ti curi. Stanno tagliando anche i servizi nei comuni ed i fondi alle regioni e questo inevitabilmente si traduce in un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle persone”.
Come se non bastasse, la legge di bilancio non è l’unico provvedimento che va in questa direzione regressiva. Il sindacalista ribadisce il suo giudizio negativo sul collegato lavoro che allarga la precarietà e “liberalizza anche il lavoro somministrato, per cui siamo arrivati al paradosso che in Italia uno può dire di avere un’impresa senza avere neanche un dipendente, e col codice degli appalti che amplia ulteriormente la possibilità di ricorrere al subappalto, senza peraltro investire di più su salute e sicurezza sul lavoro anche assumendo più ispettori”.
Un fisco per i ricchi
Nel corso dell’intervista il numero uno della Cgil ha anche parlato di riforma fiscale, altro vanto del governo: “È una riforma che non contrasta ma favorisce l’evasione e non modifica un sistema in cui le rendite sono tassate meno del lavoro dipendente e delle pensioni”. Duro anche il giudizio sul concordato preventivo biennale, che “in realtà è una legalizzazione dell’evasione fiscale. Noi stiamo chiedendo una cosa molto diversa, ovvero che tutti i redditi e tutta la ricchezza prodotta siano sottoposti all’Irpef introducendo un sterna progressivo sul modello tedesco”, così come “bisogna combattere davvero l’evasione fiscale e superare la flat tax, perché non è accettabile che due redditi uguali siano tassati in modo diverso”.
Prendere le risorse dove ci sono
E le risorse da redistribuire per sanità, scuola, non autosufficienza, contratti dei lavoratori pubblici? Bisogna prenderle dove in questi anni si è generata ricchezza: “Tra il 2022 e il 2023 le prime 200 aziende in Italia hanno avuto 70 miliardi di utili. Le banche 50 e le assicurazioni 12. E se vado a vedere l’80% degli utili fatti dal 2019 ad oggi sono stati distribuiti agli azionisti e non sono stati reinvestiti”.
Il senso della “rivolta sociale”
Landini infine è tornato sulle polemiche innescate dalla sua affermazione sulla necessità di una “rivolta sociale”, espressione il cui senso è chiaro: “Io penso che di fronte alle diseguaglianze che ci sono, e che sono aumentate, sia assolutamente necessario che ogni singola persona non si volti da un’altra parte. E quindi, oltre a proclamare uno sciopero e a chiedere alle persone di aderirvi, secondo me c’è proprio bisogno che ci sia anche una reazione dei singoli a questo livello di ingiustizia”.
Insomma: “C’è bisogno che le persone si mettano insieme con solidarietà per cambiare la loro condizione utilizzando tutti gli strumenti che la democrazia e la Costituzione mettono a disposizione”.
E qui il ruolo del sindacato è centrale, a dispetto dei tentativi di delegittimazione messi in atto in questi giorni: “Non si vuole riconoscere alle organizzazioni sindacali, quindi, alle lavoratrici e ai lavoratori il ruolo di chi può contrattare su politiche industriali, sanità, scuola, fisco, pensioni. E infatti stanno attuando una riforma fiscale senza aver mai discusso con quelli che rappresentano chi le tasse le paga davvero”, conclude il segretario generale della Cgil.
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