MACEDONIA DEL NORD: Un incidente mortale scatena le proteste nel paese

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Scoppia la rabbia in Macedonia del Nord dopo che una ragazza è stata uccisa in un incidente causato da un pirata della strada ubriaco e senza patente. Gli studenti hanno organizzato manifestazioni di protesta per chiedere giustizia e lottare contro la corruzione.

A Skopje, capitale della Macedonia del Nord, migliaia di persone si sono riversate per le strade della città domenica 2 febbraio per denunciare l’incidente mortale in cui è rimasta uccisa la studentessa ventiduenne Frosina Kulakova – travolta nella notte del 29 gennaio da un pirata della strada – e per chiedere giustizia e meno corruzione nel paese. Frosina è stata travolta mentre attraversava le strisce pedonali lungo il Partizanski Odredi, un viale dritto e ampio già teatro di altri due incidenti mortali, dove spesso gli automobilisti ignorano la segnaletica stradale e procedono a tutta velocità. Al volante dell’auto pirata il ventenne Vasil Jovanov, che ha ignorato il semaforo rosso guidando ubriaco e senza patente

Lo slogan ufficiale delle manifestazioni è “Who’s next?“, ma sono tantissimi i cartelli che sventolano per strada – “Siamo tutti Frosina”, “La corruzione vive, la gente muore” – e che condensano la rabbia e l’amarezza della popolazione. Lunedì 3 febbraio si è svolta un’altra manifestazione a Kavadarci, nel centro del paese, con le stesse richieste, mentre venerdì 7 è atteso un dibattito pubblico tra i parlamentari del governo e dell’opposizione per discutere nuove norme sulla sicurezza stradale.

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In tutte le occasioni i manifestanti hanno reso omaggio a Frosina osservando qualche minuto di silenzio illuminati solo dalle torce dei cellulari, in un rituale identico a quello che si sta svolgendo da mesi nelle manifestazioni oceaniche in Serbia per chiedere giustizia dopo il disastro alla stazione ferroviaria di Novi Sad. Anche in Montenegro gli studenti stanno osservando lo stesso copione dopo il massacro di Cetinje di capodanno.

Il rimpallo di accuse tra governo e opposizione

L’incidente ha scatenato un’enorme ondata di indignazione in Macedonia del Nord a causa del profilo del pirata: figlio di un ufficiale dell’esercito, Vasil Jovanov era già noto alle forze dell’ordine per traffico di droga e per aver causato un altro incidente in passato, quando aveva ferito un pedone (nessuna denuncia venne sporta, poiché il caso fu risolto tra le parti). Sebbene il giovane Jovanov sia stato arrestato e messo in custodia cautelare su richiesta della Procura della Repubblica, la rabbia dei cittadini non si è placata. Anzi, la polemica è riesplosa dopo che sui social sono circolate delle immagini del ragazzo in carcere mentre usa il cellulare, che hanno alimentato il risentimento popolare per questo trattamento speciale.

Ma le critiche più aspre sono rivolte al giudice che ha decretato il rilascio di Jovanov nonostante le accuse di traffico di droga a suo carico; il giudice in questione è stato accusato dai nazionalisti conservatori del partito VMRO-DPMNE (sigla che sta per “Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone – Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone”) di essere vicino al Partito Socialdemocratico SDSM. Dal canto suo l’SDSM ha risposto che il magistrato era stato nominato quando al potere c’era VMRO-DPMNE, su mandato dell’ex primo ministro Nikola Gruevski, rifugiatosi in Ungheria in fuga dalla giustizia macedone. Sebbene sia stata diffusa la notizia che Jovanov sarà ritenuto responsabile di omicidio premeditato, il sentore collettivo è che attorno al ragazzo aleggi un’aura di intoccabilità derivata dalle parentele influenti.

Un movimento di protesta transnazionale

Sembra quindi che un’enorme ondata di proteste stia infiammando i Balcani occidentali: dalle più clamorose in Serbia, dove i manifestanti sono riusciti a rovesciare il governo di Vučević, a quelle non meno sentite in Montenegro, passando per i boicottaggi dei supermercati in Bosnia-Erzegovina e Croazia per protestare contro il carovita.

Questo bisogno catartico di giustizia, questa necessità di abbattere la corruzione dilagante che corrode le istituzioni dei diversi paesi sta avvicinando le popolazioni balcaniche, che esprimono solidarietà le une verso le altre sposando le cause altrui in una comunione d’intenti che valica i confini nazionali, spesso carichi di veleni e conflitti eredità di un passato ancora troppo ingombrante.

In una regione dove la riconciliazione sembra ancora lontana, questa sinergia è uno tsunami potentissimo che ha già fatto cadere un governo e che potrebbe promuovere cambiamenti reali. Una sinergia che sembra accantonare gli orrori del passato così da permettere ai popoli di unirsi e combattere insieme per la giustizia collettiva, dimostrando ancora una volta che spesso la società civile è molto più avanti della classe politica e religiosa che pretende di rappresentarla.

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Foto: bga.bg



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