a Palermo c’è una scuola che premia lo sport

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Al liceo scientifico Basile di Palermo ci sono alunni che si sono distinti negli anni in quanto eccellenze in ambito sportivo: il racconto del dirigente e dei docenti

Liceo scientifico Basile a Palermo, campionati di Jujitsu. A sinistra l’alunna Maria Concetta Di Marco

«Per noi è un onore sapere che nel nostro istituto ci sono eccellenze in ambito sportivo e vogliamo in tutti i modi preservare la loro passione, aiutando i nostri studenti a coltivarla nonostante la scuola e gli impegni che questa comporta».

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Così il dirigente del liceo scientifico Ernesto Basile di Palermo Fabio Passiglia ci racconta che da cinque anni opera nell’istituto nel cuore di Brancaccio.

Tra gli alunni del liceo molti si sono distinti nel corso degli anni in quanto eccellenze nelle discipline sportive. Recentemente, infatti, cinque studenti hanno partecipato al campionato di jujitsu under 16 a Ostia e hanno ottenuto degli importanti riconoscimenti.

In particolare Sofia Picone, Simona Bonomolo e Gabriele Iacchetta hanno vinto la medaglia d’oro, Maria Concetta di Marco la medaglia d’argento e Christian Vicari quella di bronzo. Dopo aver conseguito questo trionfo, andranno a Cipro per la finale.

Sofia Picone i primi di febbraio ha partecipato all’Open Internazionale di Genova al Palasport ha combattuto nella categoria U16 -48 kg contro avversarie di diverse nazionalità e si è aggiudicata il primo posto, mentre Simona Bonomolo ha ottenuto il secondo posto.

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«Non è la prima volta che si svolgono campionati del genere e i nostri studenti vengono accompagnati dalle loro società sportive – a dircelo è Gianluca Schifano, docente di educazione fisica e referente degli studenti atleti di alto livello -.

Come scuola, oltre ad essere un orgoglio, curiamo l’aspetto educativo dello sport tutelando il ragazzo. Abbiamo una piattaforma chiamata Pfp (percorso formativo personalizzato, ndr) dove carichiamo tutti i dati degli studenti atleti – precisa Gianluca Schifano – e stiliamo le misure didattiche programmando così le verifiche orali e scritte tenendo in considerazione quando sono previste le competizioni e le assenze, che in questi casi sono ovviamente giustificate».

Purtroppo non sempre la cultura dello sport viene concepita positivamente tra le mura scolastiche e si pensa erroneamente che una passione del genere possa sviare gli studenti dal classico percorso didattico.

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A raccontarlo sono il dirigente e le docenti Margheria Napoli e Grazia Rusciano: «Cerchiamo di supportare lo studente con una vera e propria calendarizzazione speciale perché non vogliamo in alcun modo che un segno di eccellenza che per noi è importantissimo diventi quasi un handicap.

Non è giusto che i giovani a causa di atteggiamenti intimidatori da parte di professori siano costretti ad abbandonare una disciplina sportiva – continuano gli insegnanti -. Quando i ragazzi sono campioni o in procinto di diventarlo è davvero un peccato che per paura di eventuali ripercussioni neanche dichiarino di essere a quei livelli.

Spesso coltivare una passione simile viene visto come un segnale di svogliatezza verso lo studio, ma da noi non è così e di conseguenza vengono agevolati».

Se invece si tratta di alunni del triennio, queste attività valgono come ore che possono convalidare come alternanza scuola-lavoro perché si può considerare a tutti gli effetti simulazione lavorativa.

«Grazie all’accordo della doppia scolarità se hanno lezione e sono previste competizioni o preparazioni atletiche, possono uscire un’ora prima o usufruire di assenze giustificate».

Fabio Passiglia, Margherita Napoli e Grazia Rusciano sollevano un problema non indifferente: «Ancora oggi c’è poca elasticità nell’accettare che gli studenti abbiano delle competenze molto spesso trasversali che sono essenziali per la vita di tutti i giorni e il sistema scolastico di contro punta ad un approccio molto più settoriale.

Quando si vive e ci si ritrova ad affrontare problematiche quotidiane, le competenze sono soprattutto quelle che si sviluppano al di là delle mura scolastiche, purtroppo ancora non c’è una visione olistica (a 360 gradi) dello studente, ma noi combattiamo affinché ci sia».

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