Si sono svolti ieri, nella caserma dei carabinieri di Tolentino, gli interrogatori del sindaco Mauro Sclavi, della responsabile dell’urbanistica Patrizia Meo e del responsabile del settore entrate e patrimonio del Comune Paolo Bini. Un cancello abusivo li ha fatti finire nel registro degli indagati. Il mese scorso tutti e tre sono stati raggiunti da un avviso di garanzia e il pm titolare del fascicolo, Enrico Barbieri, ha deciso di interrogarli per permettere loro di chiarire la vicenda. L’ipotesi di reato è il tentato falso ideologico in atto pubblico, reato che sarebbe stato commesso in concorso con due persone, madre e figlio, impegnati del mondo dell’edilizia. Le indagini, condotte dai carabinieri del reparto operativo di Macerata e della Compagnia di Tolentino, erano partite proprio dai due imprenditori, coinvolti in una grossa inchiesta sulle truffe con il Superbonus. Madre e figlio abitano in una villa a Tolentino, chiusa da una recinzione e da un cancello. Tra i vari accertamenti, sarebbe emerso che il cancello si trova su una proprietà comunale, dunque sarebbe abusivo. “Ho risposto a tutte le domande del pm – ha affermato Sclavi –. Ho dichiarato quello che avevo fatto. Sono fiducioso che tutto si risolva presto e che si faccia chiarezza. Sono tranquillo, anche se ovviamente non è bello trovarsi in queste situazioni. Ho ringraziato il pm per essere venuto a Tolentino”. Sclavi è difeso dall’avvocato Claudio Carbonari, che ha detto: “Il sindaco ha risposto a tutte le domande, ha confermato la totale estraneità a quanto indicato nell’atto di imputazione. Durante l’interrogatorio è venuto a conoscenza di alcune dichiarazioni che lo tirano in ballo ma lui non ne sa nulla. È in una posizione tranquilla. La figura del sindaco, in generale, ogni tanto si trova a fare da parafulmine”. “Secondo noi non c’è reato – ha detto l’avvocato Luciano Bora –. Il mio assistito, Bini, ha risposto alle domande del pm. Se non fossero arrivati i carabinieri a stoppare l’operazione (in Comune, ndr), Bini quel giorno si sarebbe comunque recato dal notaio, scelto dall’acquirente (Marsel Mati) e non dal Comune, per fargli presente -al momento del rogito- che non sarebbe stato possibile procedere. Bini non aveva le competenze giuridiche per non presentarsi: sarebbe stato il notaio di Mati a dover comunicare al suo stesso cliente che il cancello era abusivo. L’ordinanza di rimozione del manufatto è arrivata solo dopo. D’altronde dal notaio sarebbero emersi eventuali impedimenti e conferme, come ipoteche ecc.”. “Posso dire solo – ha dichiarato l’avvocato Paolo Rossi, che difende la responsabile dell’urbanistica -. che l’ingegnere Patrizia Meo è un funzionario corretto, responsabile e capace”.
Lucia Gentili
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